< Storia di una capinera
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XLIV XLVI


18 Settembre.


Marianna, son malata; ho la febbre nel cervello; la testa mi arde, odo dalla mia celletta gli urli di quella povera suor Agata.... mi pare che vorrei urlare anch’io come lei, e come lei strappare colle unghie l’intonaco dalle pareti....

Perchè m’hanno chiusa qui? che ho fatto? perchè quelle grate, questi veli, quei chiavistelli? perchè quelle preci lugubri, quelle lampade fioche, quei visi pallidi, spaventevoli, quel buio, quel silenzio? che ho fatto? Dio mio! che ho fatto? Voglio andarmene! voglio uscire di qui! non voglio più starci! voglio fuggire... Aiutatemi! aiutatemi, Marianna! Ho paura; sono rabbiosa; voglio la luce; voglio correre!

Marianna! perchè mi abbandoni anche tu?... Di’ a mio padre che venga a togliermi da questo sepolcro; digli che muoio, che muoio assassinata; digli che mi spaccherò la testa contro queste pareti.... digli che sarò buona, che amerò tutti, che sarò la serva di casa, che mi contenterò del canile.... ma fuori di qui.... Digli che non gli ho fatto nulla.... perchè è così spietato anche lui? nessuno avrà pietà di me? nessuno mi aiuterà? nessuno di quelli che passano per la via colla gioia di una felicità in cuore penserà che rinchiusa qui dentro possa esservi un’infelice che muore disperata?... Grida! urla con me! chiama al soccorso! di’ a tutti quelli che ti possono udire che son chiusa qui per forza; che non ho fatto nulla; che sono innocente.... di’ che in questo luogo vi è la morte.... che c’è l’odore dei sepolti, che si odono le strida della pazza!...



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