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Parigi, 30 fiorile anno 5 (19 Maggio 1797)
CI - Al General Bonaparte comandante dell’armata d’Italia.
Abbiamo creduto, cittadin Generale, dietro i vostri dispacci del 19, poter differire di dar comunicazione al Corpo Legislativo delle misure militari, che l’interesse di una difesa legittima ci ha forzato di prendere contro Venezia. La singolarità delle circostanze, che accompagnano la caduta di cotesto perfido Governo, è degna di ogni osservazione, e più non ci resta, che a cogliere da questo avvenimento tutti i vantaggi ch’esso presenta, a benefizio della Repubblica Francese e della libertà politica. Questa conquista offre all’armata, che voi comandate, risorse considerevoli, e d’ora innanzi ci libera da ogni sollecitudine d’intorno al suo mantenimento; dovranno pure risultarne delle somme disponibili per i bisogni del tesoro nazionale, e v’invitiamo a darcene un ragguaglio.
La marina Veneziana deve soprattutto contribuire alla ristaurazione di quella della Repubblica. L’Arsenale di Venezia passa per essere uno de’ più ricchi di Europa, e il suo porto racchiude vascelli numerosi, e in buono stato. Date le più salutari disposizioni per tirarne partito. Le vostre osservazioni su la nostra posizione militare sono giustissime, e noi siam convinti, che se l’Imperatore saprà valutarla, si sentirà vivamente interessato a trattar con noi di buona fede. Il passaggio spontaneo di Venezia ad una nuova forma di Governo stordirà soprattutto le potenze di Europa, e spanderà tra i popoli la più alta considerazione per le armi, e per la Costituzione Francese. Abbiam fatto intimare a M. Querini di uscir da Parigi senza ritardo.
Letourneur.
Parigi, 3 pratile anno 5 (22 Maggio 1797)
Dopo le proteste reiterate, e non equivoche di amicizia che il Direttorio ha sempre fatto alla Republica di Venezia; dopo aver manifestato in tutte le circostanze le intenzioni le più ferme di conservare la buona armonia che sussiste fra le due potenze, il Governo di Venezia non poteva aspettarsi che un agente francese avrebbe seguito dei principj che loro sono intieramente opposti. Voi sarete senza dubbio sopreso, cittadino Ministro, d’intendere che il 12 di questo mese (22 Ventoso passato) il cittadino Lefray comandante le truppe francesi a Bergamo, avendo chiamato i Deputati destinati all’approvvisionamento della città, gli ha costretti a firmare un atto, l’argomento del quale è il preteso voto del popolo di Bergamo per la libertà; ed ha minacciato d’inviare la forza se eglino avessero ricusato. Dopo un tal procedere, il medesimo comandante ha dato esecuzione al suddetto atto, ed ha fatto intimare al Governatore veneziano di allontanarsi dalla città, nello spazio di un’ora. Egli è stato obbligato a sottomettersi, imperocchè si voleva inviarlo sul momento legato a Milano, se avesse resistito. Il sottoscritto Nobile della Repubblica di Venezia ha ricevuto in conseguenza l’ordine dal suo Governo di comunicarvi un avvenimento così doloroso, e di pregarvi instantemente di volerlo far conoscere al Direttorio esecutivo più presto che vi sarà possibile. Un agire così arbitrario dalla parte del suddetto comandante, appoggiato dalla forza armata, è senza dubbio intieramente contrario ai sentimenti della lealtà, e della buona fede che la Repubblica francese ha sempre manifestato dirimpetto al Governo di Venezia, ai proclami solenni che i Generali Francesi hanno fatto in suo nome, e finalmente alla persuasione che il Direttorio esecutivo, ed il Generale in capo Bonaparte hanno sempre attestato sulla sincerità dell’intenzioni del medesimo Governo.
La Repubblica di Venezia è dunque intimamente convinta che tutto ciò che è seguito a Bergamo, non potendo essere che l’opera del comandante Lefray, il Direttorio esecutivo vorrà disapprovare formalmente l’offesa fatta alla sua sovranità, e riproverà senza dubbio la condotta ostile del suddetto comandante, onde la città di Bergamo possa rientrare nell’ordine in cui era prima. È proprio, cittadino Ministro, della rettitudine dei principi che ha sempre manifestati la Repubblica francese, e della giustizia, che forma la base la più ferma, la più rispettabile di ciascun Governo, di appagare prontamente, in un affare di tal conseguenza, i giusti reclami che il Nobile sottoscritto si è affrettato presentarvi per parte della Repubblica di Venezia, che ha sempre osservato la più esatta neutralità, e che, soprattutto in questa guerra, ha dato le testimonianze le meno equivoche della sua amicizia al Governo francese, e dell’ospitalità la più generosa alle sue armate. Gradite, cittadino Ministro, la sicurezza che il Nobile sottoscritto ha l’onore di rinnovarvi, della sua perfetta considerazione, e del suo più profondo rispetto.
Querini.