< Supplemento alla Storia d'Italia
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CVI - H. Clarke accusa la recezione di un proclama di Bonaparte, al quale dà un appuntamento. - Nota del Marchese del Gallo, e del Conte Meerweldt ministri plenipotenziarj di S. M. l'Imperatore e Re, in cui si dolgono co’ plenipotenziarj della Repubblica francese Bonaparte, e Clarke degli avvenimenti accaduti in Italia dopo firmati i preliminari di pace
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Udine, 28 messidoro anno 5 (6 Luglio 1797)


CVI - Al Generalissimo.


Vi ringrazio, mio Generale, di avermi spedito un corriere, ed il vostro proclama. Mi sembra evidente che Thugut non voglia la pace; del resto tutto ciò si svilupperà domani. Io me ne sto ad Udine ad aspettarvi con grande impazienza il vostro arrivo; ove mi tratterrò sino a che non giungiate. Se Udine non vi piace, noi potremo combinarci a Passeriano. Il M. del Gallo, il quale vede che non ci accomoderemo, già parla di andare a Vienna di bel nuovo a fin di terminarla al più presto.

H. Clarke.


A Udine, il 18 Luglio 1797.


Nota de’ Ministri plenipotenziarj di S. M. l’Imperatore e Re.


La sovversione del Governo di Venezia eseguita con le armi, e per mezzo degli agenti della Repubblica francese, dopo di essersi firmati i preliminari della pace, e le scosse violente, che questo improvviso cambiamento ha dato all’equilibrio dell’Italia, e alla tranquillità degli Stati limitrofi di S. M. Imperiale e Reale, han dovuto richiamar la sua più speciale attenzione. Malgrado l’articolo 5 de’ preliminari segreti, in forza del quale le disposizioni a prendersi intorno a’ Veneziani, avrebbero dovuto esser concertate d’accordo comune, e malgrado l’articolo 3 de’ preliminari pubblici, nel quale le due potenze si sono obbligate a fare tutto ciò che sarà in lor potere per contribuire alla tranquillità interna dei loro Stati, si è stabilito con precipitanza senza l’intelligenza, e la partecipazione di S. M. un Governo democratico in Venezia, il quale par che sia particolarmente incaricato a disseminare, e far germogliare i principi antimonarchici nelle provincie austriache limitrofe, e che fin dal primo istante si è permesso ne’ suoi fogli pubblici d’insultar villanamente S. M. Quantunque Venezia sia nella dipendenza assoluta delle forze francesi, si tollerano in quella città certe pretese scuole d’istruzion pubblica, nelle quali, predicando la perversità, si calunniano, e si oltraggiano tutti i Sovrani, e particolarmente S. M. Imperiale. Si dissimulano i manifesti, che le Municipalità pubblicano per eccitare le provincie di Terra-ferma a collegarsi con esse contro il Sovrano, che deve governarle, e non si fa opposizione alcuna agli emissarj, che si spediscono a Parigi, ed altrove, per sollecitar la Francia ad opporsi all’esecuzione degli articoli del trattato di Leoben.

Finalmente si è tanto indifferente agl’intrighi, ed agli sforzi, che i Veneziani impiegano contro l’onore, e l’interesse di S. M. ch’essi si credono autorizzati agli eccessi i più meritevoli di castigo, contro i suoi officiali. Ciò che si contiene ne’ due fogli qui annessi fa conoscere sino a qual’estremità essi potranno spingere la loro audacia, se non si adoperano, senza perder tempo, i mezzi convenevoli a reprimerli. Invano si rigetterebbe su la volontà spontanea de’ popoli quel che è accaduto, e che accade ancora in Venezia. È pubblicamente notorio, che nulla vi si fa, nè vi si può fare, che in seguito degli ordini, o almeno dell’approvazione, e del consenso espresso o tacito del Comando generale francese; il quale ha un potere sovrabbondante per rimediare, ed ovviare a tutti questi eccessi, a tutti questi disordini. I Plenipotenziarj dunque di S. M. Imperiale e Reale debbono reclamare dal cittadino Generalissimo la fede dei trattati, e il riparo delle infrazioni che vi sono state fatte. È chiaro che l’Imperatore non può consentire che Venezia resti il centro di audaci perturbatori, principalmente occupati a spandere il disordine nelle provincie austriache vicine. S. M. non può dunque che insistere sul ristabilimento dell’antico governo in Venezia, o che gli sien dati, col suo concorso ed intervento, le forme, che si avvicinino all’antiche, per quanto è possibile, a meno che i cittadini Plenipotenziarj Francesi non trovino qualche altro espediente efficace ad assicurare la tranquillità de’ paesi limitrofi del dominio di S. M.

La democratizzazione ancor più recente del Governo di Genova, consolidata col trattato del 6 Giugno tra le Repubbliche Francese, e Genovese è un nuovo soggetto di dispiacere per S. M.; che nella sua qualità di Signor Supremo de’ Feudi Imperiali situati nel territorio di Genova, non saprebbe consentire alle lesioni, che un tal cambiamento porterà a’ suoi dritti, e a quelli dell’Impero. Questi dritti sono stati formalmente riconosciuti dalla Repubblica Francese, la quale non ignora, e lo ha pur confessato, che nulla non può essere statuito su lo stato di questi Feudi senza il consenso dell’Imperatore, poichè in uno de’ suoi ultimi trattati con Genova, è stato stipulato, che la Francia interporrebbe i suoi buoni officj perchè i Feudi Imperiali situati nello stato di Genova fossero abbandonati ai Genovesi in piena proprietà e sovranità. Come dunque conciliare questa nuova usurpazione dei dritti di S. M. e dell’impero con l’articolo 5 de’ preliminari, nel quale fu stipulato che ogni ostilità cesserebbe tra l’Impero germanico, e la Francia? I sottoscritti pregano i cittadini plenipotenziarj della Repubblica Francese di compiacersi a concertar con essi i mezzi da far cessare queste doglianze in conformità degli obblighi contratti ne’ preliminari della pace, ed hanno l’onore di reiterar loro le assicurazioni della più alta considerazione.

Il Marchese del Gallo
il Conte di Meerweldt Maggior. Gen.
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