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Venezia, li 20 Germile anno 4
(9 Aprile 1796)
IV - Al Generalissimo.
Con la lettera, che vi siete compiaciuto di scrivermi ai 7 di questo mese, io ho ricevuto jeri quella del ministro delle relazioni estere, che vi era annessa. Siate persuaso che io non lascerò di porre in opera tutti i mezzi che saranno in mio potere, onde procacciarmi le notizie da voi desiderate, e che debbono concorrere al buon esito delle vostre operazioni.
Successivamente ho ragguagliato al ministro della Repubblica a Genova di tutto ciò ch’è avvenuto a mia notizia; essere cioè entrati in Lombardia, pel territorio veneto, 17 in 18,000 uomini, de’ quali 2000 di cavalleria leggiera, e 60 pezzi d’artiglieria di differente calibro; essere in questo numero compresi due reggimenti di emigrati al soldo dell’Inghilterra, i quali hanno traversato le terre del Papa per andare ad imbarcarsi a Civitavecchia; ed esser giunti a Milano 900 uomini di cavalleria napoletana, i quali sono passati parimente per la Marca d’Ancona. La riunione generale è a Pavìa. Assicurasi inoltre, che tra Inspruck e Trento, nel Tirolo, evvi una riserva di 20,000 uomini, de’ quali 6000 di truppe regolate, e 14000 di milizie. Le truppe austriache, al dir dei Milanesi medesimi, sono in cattivo stato, eccettuata la cavalleria; la maggior parte di esse è composta di gente attempata, di giovani da’ 15 a’ 16 anni, e di reclute polacche, fatte in Gallizia, che marciano per forza, e disertano a compagnie, quando possono; e quelli che ho veduto giunger qui, mi hanno assicurato che tutti i loro compatriotti procureranno di far lo stesso, allorché saranno comandati contro i Francesi. Essi mi hanno di più suggerita l’astuzia, che io ho parimente indicata, di porre avanti alle vostre colonne alcuni Polacchi vestiti alla polacca onde possano da loro farsi riconoscere. Voi ne avete alcuni a Savona, e fra gli altri il Maggiore Stratzkowski, che potreste a tal fine impiegar utilmente.
Quanto all’umore degli abitanti, e singolarmente dei Milanesi, sono essi mal sodisfatti del loro Arciduca, e lo disprezzano; desiderano una mutazione di governo, e l’attendono dall’arrivo dei Francesi fra loro; ma non bisogna darsi a credere che siano per fare il minimo moto in favor dei Francesi, finché non siano fatti certi, poter essi assicurarli per sempre dal ritorno dell’imperio austriaco. Converrà dunque inspirar loro fiducia, mediante una disciplina severa, e serbando intatte le proprietà, la religione, i costumi. Oggi essi ci temono, perché i preti ed i nostri nemici gli hanno sempre ingannati circa i nostri disegni; finiranno coll’averci in stima, e voi potrete dettar loro le leggi che crederete atte ad assicurare il trionfo e la gloria della Repubblica.
Lallement.