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Dal Quartier Gen. di Milano il dì 21 vendemmiale anno 5
(12 Ottobre 1796)
LX - Al Direttorio esecutivo.
Da che io sono a Milano, cittadini Direttori, mi occupo nel far la guerra ai birbanti, molti dei quali ho fatto processare, e punire; or devo denunziarvene degli altri. Facendo loro una guerra manifesta, è chiaro che io mi tiro contro mille voci che cercano di pervertire l’opinione. Intendo dirsi che se due mesi sono io voleva esser Duca di Milano, oggi vorrei esser Re d’Italia; ma fintantochè le mie forze, e la vostra confidenza dureranno, farò una guerra inesorabile ai maleintenzionati degli Austriaci.
La compagnia Flachaut non è altro che uno stuolo di ladri senza credito reale, senza danaro, e senza moralità; io non avea sospetto di essi, perchè credeva che fossero attivi, onesti, e forniti di buone intenzioni, ma bisogna arrendersi all’evidenza.
1. Hanno ricevuto 14 milioni, e non ne hanno pagati che 6, e ricusano di pagare i mandati della tesoreria, meno che col 15, o venti per cento di dibasso. Questi obbrobriosi mercati si fanno pubblicamente a Genova. La compagnia dice di non aver fondi, ma mediante questo onesto profitto acconsente a pagare il mandato.
2. Essi non somministrano alcuna buona mercanzìa all’armata; mi si fanno dei lamenti da tutte le parti; cade ancora un sospetto grandissimo sopra di loro, di avere fatto più di 80,000 quintali di grano di finti scarichi, corrompendo i custodi dei magazzini.
3. Il contratto con loro è oneroso alla Repubblica, poichè un milione che pesa in argento 10 mila libre, sarebbe trasportato con 5, o 6 vetture ed in posta per 5, o 6 mila franchi, mentre ne costa quasi 40,000 avendo la tesoreria loro accordato per convenzione il 5 per cento. Flachaut, e Laporte hanno poca fortuna, e poco credito; Peregaldo, Payen sono case rovinate, e senza credito; pure alla riunione di queste 4 persone stanno affidati tutti gl’interessi della Repubblica in Italia. Questi non sono negozianti, ma usurai, come quelli del Palazzo Reale.
4. Peregaldo nato in Marsiglia ha detto di non essere Francese, ha rinnegato la sua patria, e si è fatto Genovese: non porta la coccarda, è uscito di Genova insieme colla sua famiglia, spargendo la sollevazione col dire che noi andiamo a bombardare Genova. L’ho fatto arrestare e scacciare dalla Lombardia. Dobbiamo noi soffrire che gente di tal sorta, peggio intenzionata e più aristocratica degli stessi emigrati, vengano a servirci di spie, siano sempre col ministro di Russia a Genova, e si arricchiscano ancora con noi?
Il Cittadino Lacheze, Console a Genova, è un malvagio: la sua condotta a Livorno, mandando a vendere a Genova dei grani a vil prezzo, n’è una prova. Le mercanzie non si vendono a Livorno. Ho dato ordine a Flachaut di farle vendere, ma scommetto che mercè tutti questi ladri riuniti, non renderà neppure due milioni ciò, che almeno dovrebbe renderne sette. In quanto poi ai commissari di guerra, fuorchè Dennièe ordinatore in capo, Boinod, Mazade, e due o tre altri, il resto son tutti ladri; ve ne sono tre sotto processo. Essi dovrebbero invigilare, e somministrano dei mezzi di rubare, tenendo mano a tutto. Bisogna disfarsene, e rimandarci delle persone probe, se ve ne sono; bisognerebbe trovarne di quelle che avessero già con che vivere. Il Commissario ordinatore Gosselin è un birbo; ha fatto delle contrattazioni di stivali a 36 lire, che sono state di poi cedute a 18. Finalmente dovrò dirvi che un Commissario di guerra Flack e accusato di aver venduto una cassa di china che il Re di Spagna ci mandava? Altri hanno venduto delle materasse; ma io cesso, poichè tanti orrori mi fanno arrossire di esser Francese. La città di Cremona ha somministrato più di 50,000 canne di tela fina per gli Ospedali, la quale quei ladri hanno venduto; vendono tutto.
Voi senza dubbio avete calcolato che i nostri amministratori ruberebbero, ma che farebbero il servizio, e avrebbero un poco di pudore. Essi rubano in una maniera così ridicola, e sfacciata, che se io avessi un mese di tempo, non ve ne sarebbe uno che non potesse esser fucilato. Io non cesso di farne arrestare, e tradurne avanti a un consiglio di guerra; ma si comprano i giudici; questa è una fiera: tutto si vende. Un impiegato accusato d’aver messo una contribuzione di 18,000 franchi in Salò non è condannato che a due mesi di ferri. E poi come addurre delle pruove? si reggono tutti fra di loro. Levate d’impiego, o fate arrestare il commissario ordinatore Gosselin, destituite i commissarj di cui vi mando qui acclusa la nota: ma forse non bramano altro.
Passiamo agli agenti dell’amministrazione. Thevenin è un ladro; spiega un lusso insultante: egli mi ha regalato tre bei cavalli, dei quali ho bisogno, e che ho presi, ma non vi è stato mezzo di fargliene ricevere il prezzo. Fatelo arrestare, e tenere 6 mesi in prigione; egli può pagare 500,000 franchi di tassa di guerra in danaro; quest’uomo non fa il suo servizio. I carriaggi son pieni di emigrati, e si chiamano cariaggi reali, e portano il bavero verde sotto i miei occhi; voi intendete bene forse che ne faccia arrestare spesso, ma essi non sono ordinariamente ove sono io. Souolet Fornitore dei viveri fino ad oggi, è un ladro: l’agenzia dei viveri aveva ragione. Ozon è un ladro, e non adempie mai il suo servizio. Collot fa il suo servizio con esattezza, ed ha zelo ed onore più di quei bricconi. Il nuovo agente, che è stato mandato da Cerf-Bur, sembra migliore di Thevenin. Io non sto qui a parlarvi dei gran ladri. Credereste voi che si cerca di sedurre i miei segretarj fino nella mia anticamera? Gli agenti militari son tutti ladri. Uno chiamato Valeri è sotto processo a Milano, gli altri son fuggiti. Il cittadino Faypoult, vostro ministro, Poussielgue segretario, e Sucy commissario ordinatore, uomini da bene, sono testimoni delle ladronerie che la compagnia Flachault commette a Genova. Ma io sono obbligato a partire domani per l’esercito: grand’allegrezza per tutti i ladri che un colpo d’occhio sull’amministrazione mi ha fatto conoscere. Il pagatore dell’armata è un uomo da bene, ma un poco limitato; il registratore è un ladro, come mostra la sua condotta a Bologna. Le denunziazioni di animo, e di coscienza, come quelle di un Giury. Voi capite che il mio carattere non me le permetterebbero, se io avessi tempo di riunire le pruove materiali contro ciascuno di essi: si ricuoprono gli uni con gli altri. Desgrandes agente dei viveri è intelligente, ma sarebbe più necessario Saint-Maime uomo di merito, e di considerazione. Il servizio si farebbe, e voi risparmiereste molti milioni: vi prego a mandarcelo. Finalmente vi bisognerebbero per agenti non dei maneggiatori di aggiotaggio, ma degli uomini che avessero una gran fortuna, ed una certa fermezza. Io non ho che degli spioni. Non vi è un agente nell’annata che non desideri la nostra disfatta, e uno che non abbia corrispondenza coi nostri nemici; quasi tutti hanno emigrato sotto un pretesto qualunque: essi manifestano il nostro numero, e distruggono il prestigio delle nostre forze. Così io mi riguardo più da loro che da Wurmser. Io non ne ho meco giammai: nelle mie spedizioni ho nutrito la mia armata senza di essi, ma ciò non impedisce loro di fare i conti a lor modo.