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Milano, li 12 nevoso anno 5 (1 Gennajo 1797)
LXXIII - Al Sen. Battaglia Provveditore della Repubblica di Venezia a Brescia.
Io ricevo nel momento, Sig., la lettera che avete avuto la premura di scrivermi. Le truppe francesi hanno occupato Bergamo per prevenire il nemico, che aveva l’intenzione di occupar questo posto essenziale. Vi confesserò francamente che sono stato ben contento di abbracciare questa circostanza per cacciare da questa città il numero grande degli emigrati che vi si erano rifugiati, e per punire un poco i libellisti, che vi sono in gran numero, e che, fin dal principio della campagna, non cessano d’insinuare l’assassinio contro le truppe Francesi, e che hanno fino a un certo punto, prodotto questo effetto, poiché è certo che nel Bergamasco sono più assassinati i Francesi, che in tutto il resto insieme dell’Italia. La condotta del Provveditore di Bergamo è sempre stata parzialissima in favore degli Austriaci, e non si è mai dato la pena di dissimulare, tanto con la sua corrispondenza, che con i suoi discorsi, e con le sue azioni, l’odio da cui è animato contro l’armata Francese. Io non son già il giudice di lui, né di alcun suddito della serenissima Repubblica di Venezia; nulladimeno, allorché, contro le ben conosciute intenzioni del loro Governo, vi sono alcuni che conculcano i principj della neutralità, e si portano da nemici, il diritto naturale mi autorizzerebbe ancora a valermi del diritto di rappresaglia. Impegnate, vi prego, il Provveditore di Bergamo, che è vostro sottoposto, ad essere un poco più modesto, più riservato, e un poco meno millantatore, quando le truppe francesi sono lontane da lui. Impegnatelo ad essere un poco meno pusillanime, a lasciarsi meno dominare dalla paura alla vista dei primi plutoni francesi. Se questo sentimento, nato forse in lui dalla pena che sapeva aver meritato con la sua passata condotta a riguardo dei Francesi, non l’avesse predominato, il castello di Bergamo non sarebbe stato evacuato dalle truppe veneziane; ma quivi si sarebbe tenuta la medesima condotta che a Brescia, e a Verona. Tostochè ricevei la vostra lettera, presi in considerazione la posizione della città di Bergamo, che feci evacuare da una porzione delle truppe che vi erano. Ho dato l’ordine al General Baraguay d’Hilliers di restituire il castello alla guarnigione veneziana, e di fare il servizio insieme. Rapporto alla tranquillità di Bergamo, le vostre intenzioni, quelle del Governo di Venezia e la bontà di questo popolo mi servono di un pegno sicuro. Conosco il piccol numero delle persone male intenzionate, che, da sei mesi in qua, non cessano di predicare la Crociata contro i Francesi. Guai a loro, se si allontanano dai sentimenti di moderazione, e di amicizia che uniscono i due Governi!
Approfitto, o Sig., con piacere dì quest’occasione per render giustizia al desiderio della tranquillità pubblica, che mostrano il Vescovo di Bergamo, ed il suo rispettabile Clero. Mi convinco giornalmente di una verità ben dimostrata a’ miei occhi, cioè che se il Clero di Francia fosse stato tanto saggio, tanto moderato, tanto attaccato ai principj dell’Evangelio, la Religione romana non avrebbe sofferto in Francia cangiamento veruno; ma la corruzione della Monarchia aveva perfino infettato la classe dei ministri della Religione: non vi si vedevano più uomini di una vita esemplare, e di una pura morale come il Cardinal Mattei, il Cardinale Arcivescovo di Bologna, il Vescovo di Modena, il Vescovo di Pavia, l’Arcivescovo di Pisa: mi è sembrato alcuna volta, discorrendo con questi rispettabili Personaggi, ritrovarmi nei primi secoli della Chiesa.
Vi prego di credere, Signore, ai sentimenti di stima, ec.