< Supplemento alla Storia d'Italia
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LXXXI - Lallement dipinge lo stato periclitante della Repubblica Veneta scrivendo a Bonaparte, e gli spedisce una nota del Senato. Nota annessa. Vi si descrive la condotta di Ottolini, e si accennano i movimenti preparati contro i Francesi
LXXX LXXXII



Venezia, li 27 ventoso anno 5 (17 Marzo 1797)


LXXXI - Al Generale in capo.


Ho ricevuto la lettera che vi siete degnato scrivermi il 22; le vostre intenzioni e i vostri voleri saranno pienamente adempiuti all’arrivo della fregata la Bruna. Ho l’onore di rimettervi qui annessa una nota che il Senato mi ha mandato questa mattina. Questo governo è nella costernazione la più grande; spedì jeri sera un corriere a Parigi, e il Senator Pesaro è incaricato di venire a portartarvi in persona le rappresentanze di esso. Il pubblico qui assicura che i Bergamaschi, e i Bresciani son pronti a sollevarsi. Se il fatto di cui si dolgono, è in esecuzione dei vostri ordini, non appartiene a me di cercare di approfondirne i motivi; nel caso contrario riguardo il rapporto fatto al Senato come molto equivoco, e prendo delle misure per essere esattamente informato. Del rimanente, la Repubblica di Venezia è vicina al suo termine: il governo non ha più risorse; i popoli sono giunti al disprezzo, e non bisogna che una scintilla per accendere l’incendio. Noi non vi siamo amati, ma il nome di libertà, che pronunziamo con entusiasmo, risuona da per tutto, ed i vecchi aristocratici hanno un bel proclamare le loro antiche abitudini; non fanno che affrettare il momento della loro caduta.

È il Senator Pesaro affezionatissimo al suo paese, e alla forma del suo governo: al di là lo troverete, mio Generale, sempre portato a far per voi tutto ciò che esigerete, e che non comprometterà, nè quei che egli chiama suoi sudditi, nè la loro tranquillità. Per tale l’ho conosciuto dopo che ho trattato con lui. Vi esporrà il bisogno che abbiamo qui di soccorsi; vi dirà in ciò la verità, e se non potete soccorrere i Veneziani con un poco di danaro, e di bestiami, essi non anderanno sino al termine.

Lallement.


Nota annessa


Ecco ciò che ho potuto raccogliere: i Bergamaschi, ed i Bresciani sono da lungo tempo malcontenti del loro governo; l’ingresso dei Francesi in Lombardia ha dato loro l’idea di sottrarvisi. L’incertezza degli avvenimenti gli ratteneva ancora; le nostre vittorie, e la presa di Mantova gli hanno incoraggiti, e hanno posta minor attenzione a nascondersi. Ottolini, anti-francese, e debole istrumento della tirannia degl’Inquisitori di Stato, ha cominciato a vessarli. Sotto il più piccolo pretesto d’opinione favorevole ai nostri principj, carcerazioni, arresti, sparizioni, reprimende pubbliche per semplici discorsi, hanno esasperato tutti gli spiriti. Si è formato un comitato rivoluzionario segreto; si sono spediti a Milano tre deputati onde domandar soccorso e protezione alla Lombardia. Si dice che il Comandante della provincia ha loro risposto che non poteva soccorrerli apertamente, che dovevano consultare bene il voto generale dei loro concittadini, e agire da per sé stessi, riservandosi a proteggerli se le circostanze l’esigessero. I Deputati, ritornati a Bergamo, vi hanno tenuto diverse assemblee; Ottolini le ha scoperte; ha vestito il suo cameriere da contadino, l’ha spedito per corriere a Venezia, per portare agli Inquisitori una nota numerosissima dei pretesi ribelli, e che comprendeva tutti i principali personaggi della città.

Si è saputa questa misura: si è denunziata al Comandante francese come un nuovo tradimento d’Ottolini: quattro ussari sono stati distaccati a perseguitare il corriere, e gli hanno levato i suoi dispacci, i quali sono stati letti al comitato. La lista delle proscrizioni li ha mossi a sdegno; si sono fatte varie proposizioni: alcuni volevano uccidere Ottolini, altri mandarlo ai ferri a Milano; finalmente i più moderati l’hanno vinta: gli si è intimato di uscire dalla città, e il comitato si è impadronito dell’amministrazione. Non si dice qual parte attiva il governo francese abbia preso in queste risoluzioni, dicesi soltanto che ignorando l’effetto di questa esplosione, e potendo puranche sospettare che era diretta contro noi, ha preso delle misure militari di sicurezza, che forse hanno autorizzato una parte dei rapporti di Ottolini.

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