< Supplemento alla Storia d'Italia
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LXXXVI - Bonaparte scrivendo a Lallement gli adduce le prove, che rendono innegabile la perfidia del Senato di Venezia, e gli da le corrispondenti istruzioni
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Indenburg, 20 germile anno 5 (9 Aprile 1797)


LXXXVI - Al Cittadino Lallement Ministro della Repubblica Francese in Venezia.


Finalmente non possiamo più dubitarne, cittadino ministro; lo scopo dell’armamento de’ Veneziani è d’intercettare le comunicazioni alle spalle dell’armata francese. Senza dubbio mi era difficile il concepire come Bergamo, che tra tutte le città dello Stato Veneto, è quella ch’era più ciecamente attaccata al Senato, fosse stata la prima ad ammutinarsi contro di esso: ed è molto più difficile concepire come, per calmare questo lieve ammutinamento, si avesse bisogno di 26,000 uomini, e chè M. Pesaro, nel tempo della nostra conferenza in Gorizia, avesse ricusata l’offerta, che io gli faceva, della mediazione della Repubblica per far rientrar nell’ordine queste piazze. Tutti i processi verbali che sono stati compilati dai differenti Provveditori di Brescia, di Bergamo, e di Crema, ov’essi attribuiscono l’insurrezione di questi paesi ai Francesi, sono una serie d’imposture, il di cui scopo sarebbe inesplicabile, se non fosse quello di mostrare agli occhi dell’Europa la perfidia del Senato Veneziano. Si è scaltramente profittato del tempo in cui si credeva che io mi trovassi imbarazzato nelle gole della Carintia, avendo a fronte l’armata del Principe Carlo, per commettere questa perfidia senza esempio, se la storia non ci avesse trasmessa quella contro Carlo VIII, ed il Vespro Siciliano. Si è mostrata più astuzia che in Roma, cogliendo un momento in cui l’armata si trovasse più occupata; ma si riuscirà ad esser più avventurosi? Il genio della Repubblica francese, che ha lottato contro tutta l’Europa, sarà forse venuto ad arrenare nelle Lagune di Venezia?

1. Un vascello da guerra veneziano ha attaccato, e maltrattato la Fregata la Bruna, prendendo sotto la sua protezione un convoglio austriaco.

2. La Casa del Console di Zante è stata bruciata; il Governo ha veduto con piacere l’insulto commesso contro un agente della Repubblica francese.

3. Dieci mila contadini armati, e tenuti a soldo dal Senato, hanno assassinato più di 50 Francesi su la strada che porta da Milano a Bergamo.

4. La città di Verona, quella di Venezia, e di Padova son piene di truppe; da per ogni dove si arma, contro ciò che mi aveva promesso M. Pesaro, Savio grande della Repubblica Veneta.

5. Chiunque mai avesse dato assistenza alla Francia è arrestato, e imprigionato. Gli agenti dell’Imperatore sono festeggiati, e trovansi alla testa degli assassinj.

6. Il grido di riunione è da per tutto: morte ai Francesi; da per tutto i predicatori, i quali non predicano se non ciò che vuole il Senato, fanno ripercuotere grida di furore contro la Repubblica francese.

7. Nel fatto dunque noi siamo in guerra con la Repubblica di Venezia, la quale ben lo sa; ed essa non ha trovato altro mezzo per mascherare il suo movimento, che disapprovare in apparenza gli stessi contadini, che in realtà arma, e tiene a soldo.

In conseguenza voi domanderete al Senato di Venezia:

1. Una spiegazione categorica fra dodici ore; cioè se siamo in pace, o in guerra; ed in quest’ultimo caso abbandonerete all’istante Venezia; nell’altro caso esigerete:

2. Che tutti gli arrestati per opinione, i quali non hanno altra colpa che di aver mostrato dell’attaccamento per la Francia, sieno all’istante posti in libertà.

3. Che tutte le truppe, eccetto le guarnigioni ordinarie, le quali esistevano cinque mesi sono nelle piazze di Terra-ferma, evacuino la Terra-ferma.

4. Che tutti i contadini sieno disarmati come lo erano un mese fa.

5. Che il Senato prenda le disposizioni per mantenere la tranquillità nella Terra-ferma, e non riconcentri tutta la sua sollecitudine nelle lagune.

6. In quanto alle turbolenze di Bergamo, e di Brescia io offro, come altra volta lo feci, al Senator Pesaro, la mediazione della Repubblica francese, per far che tutto ritorni all’ordine antico.

7. Che gli autori dell’incendio della casa del console di Zante sieno puniti; e la sua casa ripristinata a spese della Repubblica.

8. Che il Capitano di vascello, il quale ha tirato su la Fregata la Bruna sia punito, e che il valor del convoglio, che, contro la neutralità, egli ha protetto, sia rimborsato.

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