Questo testo è completo. |
◄ | XCV | XCVII | ► |
Verona, 20 fiorile anno 5 (9 Maggio 1797)
XCVI - Al General in capo.
Le mie moltiplicate indagini han prodotto l’effetto che doveva aspettarmene, quantunque il risultato non ne sia soddisfacente. La confusione de’ poteri, l’esercizio abusivo, che n’è stato fatto da diversi officiali superiori sino al mio arrivo, han messo il colmo all’anarchia, ed han favorito le depredazioni. Infatti il Monte di Pietà di Verona, ov’eran custoditi più di 50,000,000 di effetti, come pure quello di Vicenza, sono stati votati con tanta celerità, che non si son dati neppur la pena di aprir le porte: esse sono state forzate. L’ambiziosa avarizia degli appaltatori non ha permesso che si osservasse neanche un’apparenza di forma. Ho spedito a Vicenza un Commissario di guerra con un officiale istruito, per riunirsi alle autorità costituite, e procedere all’inventario di ciò che ci rimane. A Verona, ho similmente domandato un Commissario di guerra all’Ordinatore per procedere, alla presenza di un officiale, di un membro della municipalità, e del custode del Monte di Pietà, all’inventario degli effetti rimasti. Sembra, dietro il loro rapporto, che gli oggetti rimasti non oltrepassino ciascuno il valore di 50 franchi, di cui avete disposto nell’articolo 3 della vostra ordinanza; resterà dunque pochissima cosa alla Repubblica francese. Sono informato che il General Victor ha fatto arrestare il Commissario di guerra Bocyquet autore di questa dilapidazione. Non dubito, che tradotto innanzi al consiglio di guerra, egli non comprometta de’ cittadini che occupano de’ gradi superiori nell’armata. La campagna non è stata risparmiata: l’incendio, il furto, le requisizioni generali, e particolari, che si sono imposte arbitrariamente e senza autorizzazione legale, hanno spopolato molti villaggi, e ridotto alla disperazione delle famiglie, che in questo momento sono vaganti. Il disordine è arrivato sino a tal punto, che gli officiali, ritornando da’ depositi, o attirati dall’esca del saccheggio, si sono elevati in comandanti di piazze, e vi hanno esercitato atti riprovati dalla giustizia, dall’onore, e dalla severità della disciplina militare.
Il quadro degli atti arbitrarj commessi su le famiglie ricche di Verona è ancor più dispiacevole: si son presi con riquisizioni scritte e firmate sino a 6,000 franchi, e si è ricusato di rilasciarne ricevuta. Per 8 giorni i mercanti di dettaglio sono stati esposti a perdere panni, tele, fazzoletti ec. di modo che il timore esercitando il suo impero, Verona era deserta, e il negoziante aveva sospeso ogni commercio. Ho fatto un proclama, col quale si è rianimata la confidenza, e in questo momento Verona presenta un quadro meno luttuoso; ma non debbo farvi ignorare che l’esaurimento de’ mezzi, vi si fa sentire. Il Commissario ordinatore ed io con rammarico abbiam veduto che le disposioni del vostro ordine in data del 17 fiorile non possono ricevere la loro piena, ed intiera esecuzione: perchè, rapito il valore del Monte di Pietà, saccheggiate le migliori case, ed esauriti i mezzi per le requisizioni parziali che han preceduto il mio arrivo, infine gli argenti de’ particolari e in parte quelli delle chiese, presi per pagar la contribuzione imposta dal Generale Kilmaine, non ci resta altra risorsa che la fortuna de’ Giudei. Voi sapete esser facile a nascondersi, e a trasportarsi con effetti di commercio, ciò che molti di essi hanno già fatto; non ci rimane dunque che confiscare i magazzini appartenenti al Governo e a’ suoi agenti. E qui cade in acconcio di rendervi conto della condotta singolare di alcuni officiali, i quali han venduto le mercanzie appartenenti a’ negozianti sotto pretesto ch’esse scendevano dall’Adige. Più di sessanta reclami mi sono arrivati, e per l’attività che uno de’ miei officiali di stato maggiore vi ha messa, ho fatto restituire ai negozianti patriotti di Verona ciò che han giustificato appartenere ad essi. Io non vedo dunque che sia possibile ottenere la contribuzione fissata nell’articolo primo. Forse per le ragioni addotte di sopra, avremo della pena a recare ad effetto quella dell’articolo 2: temo dunque che facendo conoscere le disposizioni dell’ordine non facciam sotterrare e numerario e mercanzie. Sarei di parere, Generale, che le requisizioni fossero divise in frazioni, e parzialmente ridotte a due, o tre con successione, e per intervalli. In quanto alle forniture in generi, spero che se non otterremo tutto almeno potremo restar soddisfatti, coi mezzi che qui sono, per una gran parte.
Ho già fatto procedere alla scelta, e all’inventario dei quadri, com’è prescritto nell’articolo 11. I talenti, e la riputazione degli artisti che ho impiegati a quest’operazione, mi fanno sperare che il nostro Museo nazionale aumenterà la ricchezza della sua collezione. I cavalli sono rarissimi nella città: quelli che vi erano sono scomparsi, e sono nascosti nelle capanne, e ne’ villaggi; in quanto a ciò tengo in mano delle note, e ne farò uso per l’esecuzione delle disposizioni dell’articolo 6. A me sembra dunque politica, cambiar le disposizioni dell’articolo 17 relative alla contribuzione de’ 120,000 zecchini, di estenderla extra muros, a meno che voi non ne facciate imporre una su le città, e villaggi del secondo e terzo ordine, la quale produrrà il montante di quella fissata per la sola Verona. Questa considerazione dovrebbe comprendere la fornitura in natura, degli oggetti di vestiario, e di equipaggio da farsi da queste medesime città, e villaggi. Niuno, Generale, è più nemico di me de’ Veneziani, niuno è più impegnato a vendicare il sangue francese; ma io non la cedo a chicchessia anche nella mia avversione per l’ingiustizia, e la persecuzione. Se alcuni Francesi se ne sono resi colpevoli, è del mio carattere, del mio dovere consolarne i Veneziani, e far loro obliare ch’essi debbono una parte de’ loro mali a’ miei compatriotti. Guerra ai tiranni, pace alle capanne: questi principj sono nel vostro cuore come nel mio, e vi è noto il zelo che ho di tendere al fine che voi amate: così mi lusingo che renderete giustizia alla mia franchezza, ed alla mia sincerità. Quello poi a cui mi sono più tenacemente legato è che ogni misura prescritta da voi riceva il suo pieno e totale effetto. Vi ho sottomesse le mie riflessioni; e le ho fatte dietro la cognizione esatta de’ mezzi, e delle circostanze: non mi resta che di conoscere l’effetto ch’esse avran prodotto su le vostre ulteriori determinazioni, per confermarmici rigorosamente. Il Commissario ordinatore si propone d’inserire nel dispaccio un rapporto intorno a’ minuti ragguagli.
Qui unisco il processo verbale ch’è stato compilato dai Commissarj su lo stato del Monte di Pietà; per esso resterete convinto della povertà in cui lo avea ridotto la sordida avarizia dei saccheggiatori.
Augereau.