< Supplemento alla Storia d'Italia
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XL - Il Direttorio approva le operazioni fatte da Bonaparte in Livorno, si confida a lui sopratutto per ciò che riguarda Genova, e gli ordina di far demolire la cittadella di Milano come di un'altra bastiglia
XXXIX XLI


Parigi, li 23 messidoro anno 4 (12 Luglio 1796)


XL - Il Direttorio esecutivo al General Bonaparte.


Abbiamo ricevuto, cittadino Generale, i vostri importanti dispacci del 14 Messidoro. L’esito della spedizione di Livorno ne ha cagionato una viva consolazione, e noi approviamo tutto ciò che avete fatto ed ordinato in questa circostanza propizia alla Repubblica. Fa ora di mestieri dare opera con ogni attività a ritrarne tutti i vantaggi che ci presenta. Sequestrare tutte le proprietà dei potentati nemici della Repubblica, imporre grosse contribuzioni ai sudditi loro: son questi mezzi che debbonsi immancabilmente porre in opra; ma è necessario che specialmente su gl’Inglesi si aggravi il peso di questo diritto della guerra; noi abbiamo ad un tempo da vendicar sopra di essi e il dritto delle genti, che il governo machiavellistico dell’Inghilterra ha incessabilmente violato, e la indipendenza dei popoli neutrali da lui sprezzata, per nuocere a noi con maggior sicurezza. Gl’Inglesi stabiliti a Livorno debbono esser da noi riguardati come gli abitanti di Londra; soggiacciano essi a severe taglie: vuole peraltro la generosità nazionale che, nel procurar di compensarci delle nostre perdite, non si trascorra dal rigore alla durezza. Sebbene voi, cittadino Generale, non ci facciate parola di Genova, nè degli spedienti che relativamente ad essa prender dovete a forma delle nostre precedenti instruzioni, noi supponiamo tuttavia che voi avrete dato tutte le disposizioni che a questo importante oggetto richiedonsi; avremo a grado d’esserne senza indugio informati, e non dubitiamo che siate per adoperarvi quella prudenza e fermezza che mostrata avete in Toscana. Il Ministro di quest’ultimo potentato, signor Corsini, ci ha fatto delle rimostranze intorno a ciò che riguarda al suo governo; ma egli non riceve da noi se non risposte vaghe; niuna mutazione sarà fatta alle instruzioni che avete, e voi ed i nostri commissarj oprar dovete a norma di esse.

La presa del Castello di Milano è una facile operazione: le truppe che vi hanno avuto parte meritano che noi v’imponiamo di congratularvi con esse a nome della Repubblica di questo prospero successo. Noi ci avvisiamo che, per ragioni militari e politiche, questo Castello debba esser demolito; ne darete dunque gli ordini opportoni. È cosa utile il fare che questa demolizione e quella delle caserme della piazza sieno dai militari riguardate come la demolizion di un’altra Bastiglia, di cui l’austriaco dispotismo erasi finora servito per tenere sotto il giogo codeste floride contrade, che sembrano fatte particolarmente per la libertà. Secondato da quest’idea, che voi andrete accreditando nel popolo, cercate di eccitare un generoso entusiasmo per la caduta di questa Cittadella. Non sarà questo al certo che una debole immagine di quell’entusiasmo che soprastava alla distruzione della Bastiglia; ma risveglierà l’odio antico della Lombardia contro l’Imperatore, e farà che paventi del ritorno del di lui governo. Tutta l’artiglieria, tutti gli effetti trovati nei magazzini di Milano, e che non saranno necessarj all’esercito, siano spediti in Francia. Non ritenete appresso di voi se non ciò che può essere utile ai movimenti che farete, e nulla di ciò che potesse imbarazzarli. Il vostro ritorno al di qua del Po aumenta la nostra confidenza sulla posizione dell’esercito che voi governate. Dopo aver negoziato sì destramente, e raccolto il frutto di tante vittorie, nuova occasione vi si offre a far mostra dei talenti militari che le hanno preparate. Tutto ne annunzia che la Campagna del Reno sarà egualmente gloriosa e decisiva.

Carnot.

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