< Supplemento alla Storia d'Italia
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XXIII - Lallement si congratula con Bonaparte per il di lui glorioso ingresso nel territorio Veneziano, e gli comunica molte notizie
XXII XXIV


Venezia, 15 Pratile anno 4 (3 Giugno 1796)


XXIII - Al medesimo.


Ricevete le mie congratulazioni pel glorioso vostro ingresso nel territorio Veneto. Io mi propongo di farvelo lunedì in persona, se mi sentirò così bene, come al presente.

Mi si annunzia in questo momento che l’Arciduca già Governatore della Lombardia, cui le novelle del giorno aveano fatto fuggire a Venezia, non credendosi quivi in sicuro, n’è partito con tutti i suoi tesori. Una parte dei suoi equipaggi è a Mestre, e sta per incamminarsi alla volta di Treviso per quindi recarsi in Carintia. Egli pure prende questo cammino. Il resto si è imbarcato su dei battelli, e sarà per i canali condotto al porto di Caorle: queste barche risaliranno il Lemene sino al porto Gruaro, luogo della fermata. Quattro giorni per lo meno occorrono, perché questo convojo possa mettersi in cammino per Gorizia. Da Bassano alla detta fermata di Gruaro, vi sono circa venti leghe di buonissima strada per Castelfranco, Oderzo e Motta; voi non ignorate, o Generale, come da Verona vassi a Castelfranco, e da Verona a Bassano; farete dunque di questo avviso l’uso che crederete opportuno. Un Capitano ragusco, partito, tre giorni sono, da Trieste, mi ha detto che, durante la sua quarantina, ha veduto ritornare sette in otto barche di quelle ch’erano state spedite per il Po, e sbarcare 700 uomini, a’ quali i Veneziani hanno ricusato il passo pel Polesine, ugualmente che ai primi, de’ quali vi ho parlato, e cui lo ha eziandio il Papa ricusato per la Mesola; e che vi si attendevano gli altri.

Questo rapporto, fattomi con molta schiettezza e non provocato da alcuna mia domanda, ha tutto l’aspetto della verità. Lo stesso Capitano mi ha detto, che all’avviso della comparsa dei corsari francesi nel Golfo, erasi sospesa a Trieste la partenza di tutti i legni. Egli ha veduto l’ultima galera francese a Ragusi, e la crede su i paraggi di Ancona. Io ho ricevuto nella settimana scorsa, dal governo l’ordine di non riconoscere per Francesi degni della protezione della Repubblica, se non quelli che porteranno sempre la coccarda nazionale. Ho significato loro quest’ordine; ed essi vi hanno immantinente obbedito; ma questa mattina gl’Inquisitor di Stato hanno mandato ai cittadini Barbette, orologiajo, e Pinot dentista un loro fante, il quale, richiestili della coccarda, l’ha tolta loro a forza. Io ne faccio un ricorso assai risentito al Senato, e dimani al certo ne avrò risposta. Credo che voi giudicherete opportuno di parlarne al Provveditor Foscarini, come di un fatto oltraggioso alla nazione, e di cui chiediamo soddisfazione.

Lallement.




Dal Quartier Generale di Milano, 19 Pratile anno 4

(7 Giugno 1796)


XXIV - Al Direttorio esecutivo.


Allorchè Beaulieu seppe che marciavamo per passare il Mincio, s’impadronì della fortezza di Peschiera, che appartiene ai Veneziani. Questa fortezza, situata sul lago di Garda, al principio del Mincio, ha un circuito bastionato in buon essere, e 80 pezzi di cannoni, che per dire il vero non erano montati.

Il Provveditor Generale de’ Veneziani, che era a Verona con 2000 uomini, avrebbe dunque potuto ben fare in modo che questa piazza non fosse occupata dagli Austriaci, che vi sono entrati senza alcuna specie di resistenza, allorchè io era giunto a Brescia, cioè a dire a una giornata di là. Da che intesi che gli Austriaci erano a Peschiera, vidi che non v’era un momento a perdere per investir questa piazza, a fine di togliere al nemico i

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