< Tommaso Moro (Pellico, 1883)
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Atto quarto
Atto terzo Atto quinto

ATTO QUARTO.

Sala del giudizio.


SCENA I.

CROMWELL, molti Giudici e fra essi ALFREDO; Testimoni.


1°Giudice.1Perchè secretamente il rio Cromwello
Va a questo ed a quel giudice or parlando?
2°Giudice.Taci. Agl’intimi suoi l’orribil cenno
Comunica del re.
1°Giudice.                               Qual?
2°Giudice.                                         Che di morte
Sia reo Tommaso Moro, e si condanni.
Alfredo.2Ma di Tommaso Moro amico io fui
Ne’ suoi giorni felici e gl’incolpati
Sensi di lui conosco....

Cromwell.3                                             I numerosi
Figli tuoi ti ricorda. Il favor regio
Per te perdendo, i figli avvolgeresti
Nella sventura.4 — Ancor non viene il reo?
Alfredo.Sai che lo sventurato, da’ cancelli
Del carcer suo, condurre a morte vide
Il vescovo a lui caro. E l’un seduto
Sovra il plaustro feral, l’altro alle negre
Sbarre aggrappato, affettuosa e maschia
D’addio parola s’alternàr. Ma quando
Si mosse il plaustro e scomparì, ed i feri
Tocchi dell’agonia risonò il bronzo,
Dalle abbrancate sbarre ambe le mani
Del rinchiuso si sciolsero, ed a terra
Svenuto cadde.
Cromwell.                              A sua prigion io scesi,
Or pochi instanti, e rinvenir da grave
Deliquio il vidi. Ma su me le ciglia
Non sì tosto affissò, sorse dal letto
Con vigoroso atteggiamento, e disse
Nel maligno suo orgoglio: «A gioir vieni
Di mia fralezza forse? Il corpo solo
Vedrai languir, cader vedrai lui solo.»


SCENA II.

Un Usciere e detti.


Usciere.Tommaso Moro.
I Giudici.                              Desso!
Cromwell.                                        Eccolo.
Alfredo.5                                                  — Il passo
Lentamente ei trascina. A quella vista
Chi frenar può lo lacrime? Eccolo dunque
Il cancellier del regno! il più possente

Poc’anzi de’ ministri, ed il più amato
Dal monarca e dal popolo!
Altro Giud.6                                                  Nascondi
La tua commozïon: Cromwell t’osserva.
Alfredo.Moro su me tien la pupilla. Ei freme
Di veder tra’ suoi giudici un de’ tanti
Ch’egli beneficò! — Deh potess’egli
Leggermi in cor!... Ma pe’ miei figli temo.


SCENA III.

MORO e detti.


Moro.7Qui dunque.... in queste mura, augusto seggio,
Un tempo, di giustizia, ora a cotanti
Innocenti la morte è pronunciata!
E di Rochester qui al pastor, al mio
Secondo padre, a tal che suoi dì tutti
A virtù consecrò, qui pronunciata
Dianzi pur fu la morte! — Emmi giocondo
Ove tuoi sacri passi, o dolce amico,
Testé ponevi tu, porre i miei passi.
Vederti parmi qui la nobil fronte
Alzare innanzi a’ giudici, e i lor vili
Spirti confonder colla tua costanza.
Cromwell.Qual tel figuri or tu, sì tracotante
L’amico tuo già più non è. Disprezzo
Ostentò alquanto, ma....
Moro.                                             Quel tuo sorriso
Che significheria? Parla.
Cromwell.45Il canuto
Ipocrita fe’ senno.
Moro.                                   Oh ciel! che intendi?
Cromwell.Giunto presso al supplizio, a quell’aspetto
Non resistè. Balbettò scuse, i detti

Andò temprando, lacrimò, pentissi
Di sua superbia, e confessò che santa
Della chiesa britannica ei dovea
La riforma appellar. Raccomandossi
Del re nostro signore alla clemenza,
Ed a clemenza il re per lui si mosse.
Moro.Impudente menzogna! Io veggo tutti
L’uno all’altro nel volto stupefatti
I giudici guardarsi.
Cromwell.                                   Attestan tutti
Il mio asserire.
Alfredo.8                              E soffrirem?...
Altro Giud.9                                                       Non vedi
Che volute da Arrigo arti son queste?
Alfredo.Io....
Il sud. Giud.          Reprimi il tuo sdegno, o sei perduto.
Moro. Possibile non è. L’amico mio
Tu calunnii, Cromwello.
Cromwell.                                                  Oblii qual loco
Venerando sia questo.
Moro.                                             Il labbro mai
De’ giudicanti non mentíavi un giorno,
E se mentito alcun v’avesse, a lui
Punitrice tremenda era la legge.
Ma più non son que’ tempi. Ognun qui veggio
Dell’udita calunnia vergognarsi,
E niuno alzar la voce osa a smentirla.
E pure, in questo compro parlamento
Di cui Britannia arrossirà in futuro,
Siede più d’un, che a’ giorni miei godea
D’integerrimo fama. Ahi, la paura
Cotanto dunque su’ mortali puote?
Cromwell.Scampato dal patibolo, il pentito
Vegliardo supplicò, ch’a te il suo esempio
Recato fosse, onde te pure alfine
Induca a obbedïenza.
Moro.Obbedïenza!

Quale? Tradirò Iddio? Negar la voce
Che mi parla nel cor? No, da quel giusto
Si reo consiglio a me non dassi. E s’anco
A’ suoi lungh’anni di virtù inconcussa
Contraddetto avess’ei, certo non conscio
Egli era allor di sue parole; affanno
Di morte il dissennava. Ah, ch’io lo vegga,
S’è ver ch’ei vive!
Cromwell.                                   Per distorlo quindi
Dal pentimento suo? No; lo vedrai,
Se pria l’esempio ch’ei ti diede imiti.
Rispondi.
Moro.                    Già risposi.
Cromwell.                                        Empio! condanni
De’ sudditi nel core obbedïenza?
Qual maggior prova il parlamento adunque
Aver può di tue trame?
Moro.                                             A’ detti miei
Malvagio senso dia chi vuol. Protesto
Che trame non ordii.
Cromwell.                                        Comparve audace
Per le valli di Kent una fanciulla
A false arti profetiche educata,
Tumulti predicando; e da te mossa
Si confessò alla scellerata impresa.
Moro.Io la vergin di Kent reputai santa,
Tal la reputo ancor; nè creder posso
Autrice lei di sì esecranda accusa.
Costanza nella fede e non tumulti
Predicava la pia.
Cromwell.                                   Riconosciuto
Fu il delitto e l’iniqua al rogo trasse.
Tue invereconde lodi alla dannata
Te manifestan complice. Abbondanti
Testimonianze inoltre hanvi di rei
Venduti al Vaticano ed a straniere
Cattoliche potenze, macchinanti
D’Arrigo ottavo e d’Inghilterra il danno;

I quai, scoverti e da tormenti astretti,
Tutti deposer, Moro esser colui
Ch’idolo s’eran fatto, e li affidava.
Moro.E s’anco ciò attestato infra i tormenti
Taluno avesse, o molti, idolo farsi
Me non potean, malgrado mio? Sognarmi,
Perchè non volli apostatar, ribelle?
Protesto ch’io noi fui giammai! protesto
Che senza ribellar, reputo dritto
Il dissentir da scandali! da scismi!
Da persecuzioni abbominande!
Cromwell.Il divorzio del re, suo novo imene
Scandalo nomi?
Moro.                              In dubbio star potrei
Sovra questi atti; e non è colpa un dubbio.
Cromwell.Supremazia nella britanna chiesa
Tu neghi al re?
Moro.                              Dell’ardua questione
Giudice farsi ad altri spetta. Ignoro
Qual senso a tal supremazia dai mille
Nuovi dottori discordanti è dato.
Se innocente, l’accolgo, e se contrario
All’antica credenza, io lo rigetto.
Cromwell.Risposte ambigue porgi.
Moro.                                             Apertamente
Cattolico mi vanto ed inimico
Di tirannia. Più oltre dichiararmi
Qui dover non m’impon.
Cromwell.                                             Tirannia nom!
La potestà del tuo signor.
Moro.                                                  La vera
Sua potestà non mai.
Cromwell.                                        Degni d’ossequio
Solo i papisti per te sono.
Moro.I giusti.
Cromwell.Del parlamento i membri ed il monarca
Reprobi estimi.
Moro.                              Tolga il Ciel. Li estimo

Tutti a virtude e tutti a Dio chiamati,
Ma al par di me fallibili, ma iniqui
Se a coscïenza mentono.
Cromwell.                                             I tuoi sensi
Del re e del parlamento a vitupero
Meglio spiegasti in altro tempo.
Moro.                                                       Quando?
Cromwell.Volgono pochi giorni, a te movea
Riccardo Rich — or qui presente — e seco
Questi altri testimoni. Essi l’incarco
Avean dal re, per tuo maggior castigo,
Di ritorre al tuo carcere il conforto
De’ libri e delle carte. E con furore
Proruppe allora il tuo imprecar. — Riccardo,
Conferma tu il mio dir.
Un Testimonio.                                        Tommaso Moro
Io compiangea; volev’indurlo a ossequio
Verso il clemente nostro re. S’accese
D’altissim’ira, ed empi il parlamento
E il re appellava; empi così, diss’egli,
Che omai gridano a Dio: «Tu non sei Dio!»
Moro.Alterate da te son mie parole.
Io sol dicea, che se gridare a Dio
Osasser «Non sei Dio!» la lor sentenza
Atta non fòra a struggere l’Eterno!
Il suddetto Testimonio.
Giuro che il parlamento ed il monarca
Empi chiamò, com’io vi dissi.
Cromwell.                                                       Gli altri
Testimoni pur giurino.
Altro Testimonio.                                                       Signore....
Attestare io vorrei.... ma giuramento
Prestar non posso....
Cromwell.                                        Come? E voi?...10
Terzo Testimonio.                                                            Le carte
Ritiravamo al prigioniero e i libri,
Nè quai ben fosser gli sdegnati accenti

Dell’infelice ascoltavamo.
Quarto Testimonio.                                                  Io giuro
Come Riccardo.
Alfredo.                               (Oh scellerato!)
Moro.                                                            Io giuro
Che se l’accusa di costoro è vera,
Se alterate non fur dal vil Riccardo
Le mie parole, io mai veder la faccia
Non vo’ d’Iddio! — Sì orribil giuramento
Potuto uscir saria dalle mie labbra,
Nè ad acquistar pur l’universo intero?
Cromwell.I non ribelli intendimenti tuoi
Or prova adunque. Provali, in Arrigo
Riconoscendo....
Moro.                              I suoi diritti tutti
A fedeltà ed ossequio, ove non lesa
Religïon da crude leggi venga.
Cromwell.Il giuramento che ti chieggo, pensa
Quanti altri già prestar. Bada: solenne
A te, in nome del re, risposta estrema
Or qui dimando. Il presterai?
Moro.                                                        Nol presto!
Cromwell.11Giudici, allo scrutinio or si proceda.12
Alfredo.Ferma, Cromwello. Il fulmin si sospenda
Sovra quel capo intemerato.
Cromwell.                                                       Ardisci?
Alfredo.Sì, dichiarare ardisco il sentir mio.
Tommaso Moro alla credenza antica
Troppo aderisce, ma il suo intento è puro.
Incolpevoli fur tutti i suoi giorni.
E s’egli è ver, ch’agl’innocenti errori
Dell’intelletto uom dar non può castigo,
Mortal giammai degno non fu com’esso,
Che di tanto la legge or si rammenti.
Moro.Tu che in sì tristi giorni a me pur serbi
Una reliquia d’amistà (in tal loco
Ove, per odio alcuni, altri per tema,

Nemici mi son tutti), abbiti vive
Grazie da me, o vegliardo. E nondimeno
Sparmia inutile sforzo, e volgi a sforzo
Più grande ancor tuoi non corrotti spirti.
Dichiara che, se indotto eri a consenso
Di furibonde leggi, adulatrici
Verso un monarca traviato, e false
In lor promessa di riforma, or gli occhi
Sei costretto ad aprir. Non ti sgomenti
La morte sovrastante a’ generosi.
Cromwell.Quai baldanzosi detti!
Alfredo.                                        Il suo linguaggio
Nè me rimove da’ principii miei,
Nè voi debbe irritar. Sincero ei parla....
Cromwell.Basta: con arti d’eloquenza il senno
De’ giudici sviar non è concesso.
Alfredo.Deh!
Cromwell.          Basta: raccogliamci allo scrutinio.13


SCENA IV.

MORO e l’Usciere.


Moro.14La sentenza di morte è indubitata:
Aspettiamla con forza.— 15 Odi, ten prego....
Qui soli siamo.... È ver che il condannato
Vescovo amico mio, vicino a morte,
Siasi avvilito?... Non temer: siam soli.
Usciere.Signor.... Non mi tradite.... Il vostro amico
Intrepido morì.
Moro.                              Dio ti rimerti
Di questa nobil carità; più lieto
Trarrò alla tomba. — E tu, sublime spirto,
Che a me dal Ciel le care braccia stendi,
Perdona se un istante alla calunnia

Che ti colpia credetti, e mi turbai.
— Qual voce! — A questa volta una infelice
Urlaudo corre.
Voce di Margher.                               Rivederlo io voglio!’
Riveder voglio il genitore!


SCENA V.

MARGHERITA, invano trattenuta da una guardia, e detti.


Moro.                                                  Oh figlia!
Al sen del padre suo la derelitta
Sia lasciata un momento.
Margher.                                              Io m’inoltrai
Non veduta negli atrii, e per secreta
Scala salii. Felice me! Guidata
M’ha il Cielo in questo sale: io ti ritrovo.
Moro. Dove in mal punto, dove mai ti tragge
Il filïale amor? Questo funesto
Loco non sai qual sia. Vanne.
Margher.                                                        La stanza
È del giudizio, il so. Perchè seduti
Qui i giudici non veggo? Io tai portava
Qui disperate lagrime e tai preghi
Da intenerir qualsiasi petto.
Moro.                                                   Oh figlia!
Me le lagrime tue miseramente
Inteneriscon: sordo ogn’altro fòra
A’ tuoi singhiozzi. Vanne.
Margher.                                                   Avvincolata
Così vo’ stare al padre mio che niuno
A me il possa involar. Se tu sapessi
Quanto affannato ho per trovarti! Ingresso
Nuovamente aver prima entro la reggia
Cercai; m’intese la regina; a’ piedi
Della pietosa mi gettai. Si mosse
Al dolor mio; ma più vedermi Arrigo
Non consentì. Respinta io dalla reggia,

Fuori di senno per le vie vagai,
Ed a’ questo palagio i passi volsi,
E le guardie delusi, e teco io sono!
E se t’uccidon, morir voglio io teco!
Moro.Oh troppo amante figlia! Oh tu colei
Che fra’ miei cari io più d’ogn’altro amava!
Tu, discepola mia! tu, che a virili
Alti sensi cresciuta, eri il mio orgoglio,
Non farti oggi, ten prego, al padre tuo
Cagion di debolezza. Amami, e sia
Del tuo gentile amor prova gagliarda
Il rassegnarti dignitosa a quanto
Fia di me decretato; il conservarti
Per gli altri figli miei, per l’infelice
Madrigna tua....
Margher.                         Chi vien?
Moro.                                        Gran Dio! Son dessi
I miei giudici!


SCENA VI.

CROMWELL, gli altri Giudici, e detti.


Cromwell.                              Come! in braccio al reo
La figlia sua? Sien separati a forza!
Margher.16O padre!
Moro.Amata figlia! abbi costanza,
Siccome averla insino al fine io spero.


SCENA VII.

I precedenti, eccettuata MARGHERITA.


Alfredo. Oh spaventoso giorno!
Moro.                                         A che mi guarda
Mutolo, interrorito ognun di voi?
Alfredo.Io.... questa carta.... no.... legger non posso!

Cromwell.17«Tommaso Moro è condannato a morte!»
Moro.Siccome il divo Paolo, un dì, fu visto
Con empia gioja assistere al supplizio
Del primo martire, e son ambo in Cielo;
Così possan miei giudici aver meco
Parte una volta nel perdon d’Iddio!18


SCENA VIII.

ARRIGO, ANNA, un Ufficiale e detti.


Ufficiale.Il re.
Cromwell.          Signor...
Arrigo.                              Ebben?
Cromwell.                                             Dannato è a morte.
Arrigo.Moro!... A che pronto sei? Parla.
Moro.                                                            A morire.19


SCENA IX.

ARRIGO, ANNA, CROMWELL, ALFREDO, L'Ufficiale.


Arrigo. Orgoglioso!... imperterrito!... sublime!
Io che l’uccido, fremo; ed egli è in pace!
Ah, null’uom tanto amo ed esecro!
Anna.                                                             A’ tuoi
Sensi generosissimi abbandona
L’imposto fren: malgrado suo quel grande
Salva.
Arrigo.           Grande egli è troppo. Essermi amico
Dovea: non volle. Ch’egli muoja è forza!20
Anna.21Ah no! Sposo!...
Alfredo.                                    Mio re!... Ferma.... Egli fugge.

SCENA X.

ALFREDO.


Oh che feci! — Oh rimorso! — All’assassinio
Sì debolmente resistei? — Niun frutto,
È ver, mia resistenza avuto avrebbe; —
Eppur voce segreta a me rinfaccia
Abbominevol codardia. Ammendarla
Voglio. Ad Arrigo corrasi. Destiamo
In lui rimorso tal, che il mio pareggi.

  1. Sottovoce ad altro.
  2. Sottovoce a Cromwell.
  3. Sottovoce ad Alfredo.
  4. S’allontana da quello, e dice ad alta voce.
  5. Vedendo da lontano venir Moro.
  6. Sottovoce ad Alfredo.
  7. Appoggiato ad un bastone e pallidissimo s’avanza a lenti passi ma con portamento altero.
  8. Sottovoce.
  9. Come sopra.
  10. Agli altri.
  11. S’alza.
  12. Tutti I giudici s’alzano.
  13. Cromwell e gli altri giudici passano in altra sala.
  14. Tra sè.
  15. All’usciere.
  16. Vien separata dal padre.
  17. Strappa di mano la carta ad Alfredo, e legge con voce ferma.
  18. S’avvia per partire.
  19. Parte, e gli altri l’accompagnano.
  20. Parte.
  21. Seguendolo.

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