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il dovere dell’eroe
E con un grande dolore le disse il piè-rapido Achille:
“Subito subito io muoia, poiché non dovevo al compagno,
mentr’era ucciso, portar la difesa! Oh! ben lungi da’ cari
egli mori, senz’aver a difesa me contro la morte!
Sia! poi che non tornerò nella cara mia terra natale,
e poi che luce di vita per Patroclo e gli altri compagni
ch’Ettore divo domò, ah! ben molti! non fui, ma mi siedo
presso le navi, qui, vano ed inutile peso alla terra!
Tale e pur sono qual non, degli Achei corazzati di bronzo,
altri, alla guerra: al parlare, vi sono migliori pur altri.
Oh! dagli dei o dagli uomini venga, in malora la rissa
vada, e la bile che fanno che l’uomo anche saggio, si sdegni!
sdegno che molto più dolce di miele che sgoccioli in bocca,
cresce nel petto degli uomini e pullula simile a fumo.
Come mi fece adirare Agamennone, Capo di genti.
Ma ciò che fu per l’addietro, lasciamo per quanto dolenti,
e dentro il petto domiamo, per forza, la voglia del cuore.
Or me n’andrò fino a che l’uccisor del mio caro io ritrovi,
Ettore, e allora la dea della morte riceverò, quando
Giove con gli altri immortali su me farla giungere voglia.
No, che nemmeno fuggì dalla morte la forza Eraclea
egli che pure di tutti più caro ebbe il figlio di Crono;
no: lo domò col destino il rancore difficile d’Hera.
lo pur così, se per me già è pronto un uguale destino,
morto ch’io sia, giacerò; ma pur voglio una nobile gloria:
se delle donne di Troia vestite di tumide vesti,
se delle Dardane alcuna farò che con ambo le mani
terga alle morbide gote le lagrime e gema di doglia!
Hanno a conoscere ch’io da gran tempo posavo dall’armi.
Nè mi tenere, per ben che mi vuoi, dal combattere! Vano!„.
E gli rispose la dea, che ha passi di candida spuma....