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l’aratura
Bada, allorchè della gru tu odi la voce nell’alto,
che di lassù, dalle nubi, ogni anno il clangor suo manda.
Dell’aratura ti porta il segnale, ed il tempo ti mostra
già delle pioggie, ed il cuore, se non hai bovi, ti morde.
Tempo di pascere i bovi di pel liscio, entro la stalla.
Facile chiedere “Prestami il paio de’ bovi ed il carro„;
facile ancora rispondere “I bovi han presto che fare„.
L’uomo ch’è savio per sè, può dire: “Mi fabbrico un carro„;
bimbo, che non sa già: “Son cento gli aggeggi del carro„
cui procurar fa d’uopo da prima ed avere per casa.
E se pur tardi arerai, medicina può esserci: questa:
quando tu senti il cucù del cuculo tra i rami del leccio,
la prima volta che gli uomini via per la terra rallegra,
prega che venga di li a due giorni una pioggia, nè spiova
primo ch’empisca nè meno nè più d’un’unghiata di bove:
quello è un arare sul tardi che agguaglia l’arare per tempo.