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SCENA QUARTA
GALEALTO
Mi si tolse costui; le cui parole
M’erano al core avvelenati strali
O maculata conscienza, or come
Ti trafigge ogni detto! oimè! che fia,
Quando poi di Torindo oda le voci?
Non al capo di Sisifo sovrasta
Così terribil la pendente pietra,
Com’a me ’l suo venire. Ahi, Galealto,
Come potrai tu udirlo? o con qual fronte
Sostener sua presenza? o con quali occhi
Drizzar in lui lo sguardo? o Cielo, o Sole,
Che non t’involvi in sempiterna notte,
Perchè visto io non sia, perch’io non veggia?
Misero! allor ciò desiar dovea,
Per non veder, quando affissar osai
Nel bel volto d’Alvida i lumi audaci
E baldanzosi: allor trasser diletto,
Onde non conveniasi; è ben ragione,
Ch’or siano aperti alla vergogna loro,
E di là traggan noja, onde conviensi.
Ma l’ora inevitabile s’appressa,
Che non ritrovo la mia antica madre,
Perchè costringa con materno impero
La mia casta sorella a maritarsi?
Alvida, so, ch’a’ preghi miei fia pronta
A recar in sè stessa ogni mia colpa.
Ma chi m’affida, oimè! che di Torindo
L’alma piegar si possa a nuovo amore?
Vano, vano, oimè! fia questo consiglio,
Nè rimedio ha il mio male altro, che morte.
MANCA IL CORO1
- ↑ Per mostrare la negligenza del Bottari medesimo, ecco come leggonsi nell’Edizion Fiorentina, ch’è pur la citata, varj luoghi da me corretti sopra un esemplare dell’Aldina, nelle sole 5 ultime pagine. Da questi si giudichi del rimanente. R.
Pag. 145 v. 11 Pur solo al Ciel noi miseri mortali. v. 32 Se non vergine donna! Ah non fia vero. 146 v. 43 Se è di cor magnanimo, e gentile. 147 v. 8 Esterno bench’in noi deriva altronde. 148 v. 10 Col diletto l’affanno. Altri oziosi. v. 26 Perch’io le dia del suo arrivar avviso. 149 v. 5 Alle tue nozze viene: omai non solo. v. 15 Perocch’al vostro amor saran soverchi. 150 v. 2 Recar gioja e diletto, e sposo chiede. v. 20 O maculato con coscienza, or come. v. 30 Perch’io visto non sia, perch’io non veggia.