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Opposte vicende della vita pubblica di Dante
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Natura generale è delle cose temporali, l’una l’altra tirarsi di dietro. La familiar cura trasse Dante alla publica, nella quale tanto l’avvilupparono li vani onori che alli publici ofici congiunti sono, che, senza guardare donde s’era partito e dove andava con abbandonate redine, quasi tutto al governo di quella si diede; e fugli tanto in ciò la Fortuna seconda, che niuna legazion s’ascoltava, a niuna si rispondea, niuna legge si fermava, niuna se ne abrogava, niuna pace si faceva, niuna guerra publica s’imprendeva, e brievemente niuna diliberazione, la quale alcuno pondo portasse, si pigliava, s’egli in ciò non dicesse prima la sua sentenzia. In lui tutta la publica fede, in lui ogni speranza, in lui sommariamente le divine cose e l’umane parevano esser fermate. Ma la Fortuna, volgitrice de’ nostri consigli e inimica d’ogni umano stato, come che per alquanti anni nel colmo della sua rota gloriosamente reggendo, il tenesse, assai diverso fine al principio recò a lui, in lei fidantesi di soperchio.