< Trattato d'Amore (Cavalcanti, 1941)
Questo testo è completo. |
Guido Cavalcanti - Trattato d'Amore (Cavalcanti, 1941) (XIII secolo)
XXIII
◄ | XXII | XXIV | ► |
XXIII
Tutto ch’i’ mi lamenti nel mi’ dire,
dolce meo sire, non è lo mio core
punto turbato invêr di voi null’ore;
4ma infra se istesso vuol morire
di ciò ch’or non v’è ’n grato il mi’ servire
siccomo giá ’l facea esser Amore,
e che vi sembia ch’io mancato fiore
8aggia ’n vêr voi, dov’ho fermo ’l disire.
Ma ben ch’a me non paia aver fallato
e voi pur piace di cosí mostrare,
11vedetemen venire a la merzede.
E umilmente lo mi’ cor la chiede,
ch’unqua non si partí di voi amare,
14per che trovar dovre’vi umilïato.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.