< Trattato de' governi < Libro settimo
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Aristotele - Trattato de' governi
(Politica)
(IV secolo a.C.)
Traduzione dal greco di Bernardo Segni (XVI secolo)
Libro settimo
Capitolo VIII:
Divisione dei magistrati
Libro settimo - VII Libro ottavo - I


Conseguita alle cose dette il fare una buona divisione intorno ai magistrati, di quanti cioè e’ sieno, e di che natura, e sopra che cose, come io ho detto innanzi; perchè la città non può fare senza li magistrati necessari, e non può essere bene abitata senza quegli, che la disponghino bene e diengli ornamento. Oltra di questo egli è necessario che nelle città picciole ne sieno meno; e nelle grandi ne sieno più, siccome io ho ancora detto innanzi. Non debbe essere adunche ignorato, quai magistrati si debbino torre, e quai no.

Primieramente però la diligenza delle cose necessarie sia intorno alla piazza, sopra della qual cura facciasi uno magistrato che abbia a tenere conto delle cose, che si comperano e vendono, e del modo che tai cose si faccino ordinatamente; chè in ogni città fa di mestieri, che certe cose vi si comperino, e che certe vi si vendino per uso necessario l’uno dell’altro. E questo è un modo proprio per avere la sufficienza, per la cui conseguire pare che gli uomini sieno convenuti nel governo.

Un’altra cura conseguente a questa, e propinqua è l’adornamento degli edificî pubblici, e dei privati, e la riparazione d’essi, chè vi si osservi quello, che stia bene. Oltra di questo il mantenimento delle strade e il dirizzamento d’esse, e l’osservanza dei confini l’uno inverso dello altro; acciocchè e’ non si trapassino, e altre simili cure. Ed è da molti stato detto un magistrato simile conservatore della città, il quale contiene sotto di sè più ufficî constituiti l’uno sotto l’altro nelle città popolate; come sono quei, che attendono alla conservazione delle fonti, e dei porti.

Eccene un’altra necessaria e alla detta vicina, perchè ella è intorno alle medesime cose; ma è nella provincia, e fuori della terra. E tali magistrati sono detti conservatori del contado da certi, e da certi difinitori de’ boschi. Sono pertanto tre le cure dette. Seguita un altro magistrato, il quale ha cura del riscuotere l’entrate publiche, e di conservarle, dal quale sono elleno poi distribuite ai particolari bisogni della città; e chiamansi questi camerlinghi publici. Un altro n’è, che tiene conto dei privati contratti, e delle sentenze date ne’ giudizî. E appresso di tale magistrato si dee tener conto delle richieste mandate per udire sentenze, e delle ricevute. In certi luoghi adunche si distribuiscono tai cure a più uffizî, ma uno solo nondimeno è il principale di tutti, e chiamansi tali memoriali e curatori, o con simili nomi.

E dopo questo ne seguita uno, che di tutti gli altri è il più necessario, e il più difficile; e questo è intorno alla esecuzione dei condannati, e intorno alle pene, e intorno alle custodie delle loro persone. Ha tale magistrato del difficile per tirarsi addosso molte inimicizie. Laonde dove non si dà gran guadagno a tale magistrato e’ non ne vogliono essere, o essendone e’ non vogliono osservare le leggi. Ha del necessario, perchè niente gioverebbe, che e’ si sentenziasse giustamente, se e’ non fusse poi chi le sentenze conducesse a fine, onde tolto via un simile magistrato la civile compagnia si viene a dissolvere e non essendo chi dia perfezione a tai cose.

Onde è meglio, che tal magistrato non sia solo, ma sieno più secondo li giudizî. E medesimamente si debbe dividere in più la cura di tali esecuzioni, e altre cose si debbono ad altri magistrati commettere; e le cose, che occorrono fuori del consueto, commetterle ai magistrati straordinari, e quelle sopra che giudica un magistrato commetterle a un altro che l’eseguisca. Come è, verbigrazia, che il magistrato dei conservatori della città eseguisca quella dei conservatori della piazza, e altri quelle di questi. Perchè quanto manco inimicizie si tireranno gli esecutori di questi casi, tanto piuttosto e migliore esito aranno le faccende. Che invero e’ si concita doppio odio un magistrato quando egli ha a giudicare e ad eseguire; e quando uno medesimo faccia ogni cosa e’ si tira addosso ognuno per nimico.

In molti luoghi si costuma di dividere la cura di chi guarda i prigioni, e di chi eseguisce loro contra; siccome è in Atene il magistrato degli undici: onde è ancora meglio separare questo e trovare qualche gretola ancora qui da scaricarsi. Chè tale magistrato invero non è meno necessario del detto e interviene che gli uomini da bene molto lo sfuggono. E il metterci dentro li cattivi non è sicuro, perchè essi hanno maggiore bisogno d’essere guardati, che guardare altri. Onde sopra ciò non si debbe mettere un solo magistrato nè farvici li medesimi sempre, ma debbesi mettere dove è ordine alcuno di giovani sopra ciò, ora questi, e ora quegli ad amministrare simile ufficio.

Li primi magistrati contati adunche si debbono mettere per necessari, e dopo li necessari quei che non sono di minore degnità, avendo tali bisogno di molta esperienza e di molta fede. E simili sono quei che hanno la guardia della città, e tutti quei che hanno la cura della guerra, perchè e nei tempi di pace, e nei tempi di guerra si ha di molte cose bisogno, dovendosi avere cura delle porte e della muraglia, e dovendosi descrivere i cittadini e notare molte cose.

Chè in certi luoghi sopra di ciò si fanno più magistrati, e in certi manco; come è nelle città piccole, uno serve per tutti, e chiamansi tali capi degli eserciti, e commessari sopra la guerra. Oltra di questo dove fusse gente d’arme, e fanteria leggermente armata, o arcieri, o ciurma navale, sopra ciascun di questi alcuna volta si constituisce un magistrato, che si chiama capitano della armata, o mastro dei cavalieri, o colonnello, e sotto questi particolarmente si mettono li capitani delle galee, e li capi di squadra, e li centurioni, e simili altri nomi. E tutto questo si comprende sotto un nome di cura militare. Sta adunche intorno a tale magistrato la cosa nel modo detto.

Ma perchè certi magistrati, se non tutti, amministrano, cose appartenenti al comune, però fa di mestieri che ci sia un altro magistrato, che rivegga i conti, e corregga gli altri senza avere altro uffizio che questo: e tali siero chiamati ragionieri, o computisti, e riveditori, e procuratori. Oltra tutti li magistrati detti ce n’è uno, che è sopra tutti gli altri, perchè tale molte volte ha il fine, e la republica in mano, quando egli è sopra il popolo in quegli stati, dove egli è padrone. Perchè egli è necessario, che il magistrato che raguni gli altri, sia d’autorità grandissima; e chiamasi in certi luoghi tale magistrato quello degli anticonsiglieri, per consigliare innanzi costoro le faccende. E dove è padrone il popolo si chiama piuttosto consiglio. Tanti sono quasi adunche li magistrati civili.

E un’altra mano ce n’è poi intorno al culto divino, come sono li sacerdoti, e quei che sono curatori delle cose appartenenti alla religione; e che sono sopra a restaurare i tempî, che rovinano, e l’altre cose appartenenti agli dii. Occorre qui, che cotal cura in certi luoghi si da a un solo magistrato, come è nelle città piccole; e in certi altri se ne fa più, e separati dal sacerdozio: come sono quei, che fanno certi altri sacrifizî, e quei che guardano il tempio, e li camerlinghi dei danari della chiesa. Conseguita a questi il magistrato, che è intorno ai sacrifizî publici, che è diviso da questi, in quanto che la legge non permette ai sacerdoti che faccino questi, ma fagli il publico. E certi chiaman questi così proposti re dei sacrificî, e certi pritani.

Sono adunche, recapitulando questa materia, le cure civili necessarie intorno alla religione, intorno alla guerra, intorno alle entrate, e intorno alle spese, intorno al mercato, intorno alla città, intorno ai porti, e intorno alla provincia: ancora intorno ai giudizî, alle convenzioni, intorno alle richieste, intorno alle esecuzioni, intorno alla custodia e intorno alle ragioni, e ai conti, e intorno al rivedere i conti ai magistrati. E in ultimo ci sono quegli, che sono, intorno al consiglio della republica.

E particolarmente in quelle città che sono più oziose e più ricche, e che hanno più a cura il decoro, ci sono i magistrati intorno alla cura delle donne, e sonci li conservatori di leggi, e quegli che hanno cura dei costumi dei giovanetti, e quei che sono sopra i ginnasî. Ecci ancora la cura intorno alli giuochi ginnici, e intorno a quegli di Dionisio; o se altri spettacoli s’usa di fare. Dei quali magistrati certi ne è senza dubbio, che non sono popolari, come è la cura delle donne e dei fanciugli; imperocchè alli poveri è forza di servirsi delle mogli e dei figliuoli come di ministri, per mancare essi di servi. E conciossiachè di tre sorti sieno li magistrati, che sono li principali, cioè, li conservadori di legge, gli anticonsiglieri ed il consiglio: li conservadori di legge sono da stati ottimati, gli anti-consiglieri sono da stato stretto, e il consiglio è da popolo. E quanto ai magistrati così in figura bastine avere detto infino a qui.

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FINE DEL LIBRO SETTIMO.

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