< Trattato dei governi < Libro settimo
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Aristotele - Trattato dei governi
(Politica)
(IV secolo a.C.)
Traduzione dal greco di Bernardo Segni (XVI secolo)
Libro settimo - Capitolo IV: Modo degli stati popolari
Libro settimo - III Libro settimo - V


Ma essendo gli stati popolari di quattro sorti, la prima in ordine è la migliore (siccome io ho detto innanzi) ed è la più antica di tutte l’altre. Io chiamo la prima, come è, se uno volesse dividere i popoli, e dicesse che ’l contadinesco popolo è l’ottimo. Onde in quel che vive dei frutti della terra, e delle pasture, si può fare il primo stato popolare, perchè tal popolo sta occupato per non avere troppe facultà; onde ei non può ragunare spesso la concione: e per non avere da vivere tanto che basti, ha bisogno d’attendere a lavorare e non viene a desiderare la roba d’altrui, avendo più piacere delle sue fatiche, che del governare, e d’essere in magistrato, massimamente dove da tai magistrati non si tragga molto utile. Chè invero la più parte delli uomini stima più l’utile ch’ella non stima l’onore.

Siemi di ciò segno che gli uomini anticamente sopportarono le tirannidi, ed ora sopportano gli stati de’ pochi potenti, quando e’ non sono impediti dai loro esercizî, nè è loro tolto nulla; perchè in tale modo presto una parte d’essi arricchisce, e l’altra esce de’ bisogni. Oltra di questo il popolo si soddisfa d’esser padrone d’eleggere i magistrati, e di rivedere i conti; e in ciò sfoga, se egli ha punto d’ambizione; conciossiachè in certi popoli s’usi (sebbene e’ non sono partecipi d’eleggere li magistrati) che certi almeno scelti particularmente di tutto il popolo faccino questo ufficio, come era già in Mantinea. E se il popolo è padrone del consiglio, e’ gli basta il più delle volte. E questo modo è uno da fare stati popolari, come fu già in Mantinea usato.

Onde fa di mestieri e giova a un sì fatto modo di governo detto, ed èssi usato in simile che li magistrati vi sieno eletti dal popolo tutto; e che e’ rivegga i conti, e che e’ giudichi, ma che li magistrati primi sieno governati da eletti nel magistrato; e che li maggiori sieno amministrati da chi ha maggior censo, ovvero che del censo non sia tenuto alcun conto, ma che e’ sieno amministrati da chi ha più facoltà di poterlo fare. Ed è di necessità, che chi si governa in tal modo, si governi bene; imperocchè li magistrati d’importanza verranno sempre per tal verso ad essere in mano de’ cittadini migliori con consentimento del popolo: e senza invidia de’ cittadini di qualità. E tale ordine piacerà ancora ai nobili, ed ai cittadini virtuosi, perchè e’ non saranno governati dai peggiori di loro; e quei che saranno in magistrato, si porteranno bene, avendo altri ad essere padroni di riveder loro il conto.

Perchè egli è utile cosa negli Stati, che li cittadini sieno rattenuti, e non possino fare ciò ch’e’ vogliono; perchè la licenza di potere fare ciò che uno vuole, non è bastante a guardarsi dalla malizia, che in ciascuno uomo si trova. Onde è di necessità che egli intervenga qui quello che è utilissimo negli stati: cioè, che li cittadini da bene e che vivono senza errori, abbino li magistrati senza che ’l popolo sia privato dello stato. E di qui sia manifesto, che un tale modo di popolare governo è ottimo; e la cagione è perchè la natura di tal popolo è migliore di quella degli altri.

Hanno gli antichi molte leggi poste per fare il popolo intento alla agricoltura, ed ai bestiami che sono invero utilissime; cioè, ch’e’ non sia lecito possedere più che tanto di terreno, e non più lontano che tanto dalla città. E fu in molte città anticamente provisto per legge, che le prime eredità non si potessino vendere. È ancora una legge, che si dice essere d’Oxilo, che ha la medesima intenzione; che e’ non si possa cioè accattare danari in su porzione nessuna di terreno, che uno si possedesse.

Puossi oggi conseguire questo ch’io dico, mediante la legge degli Afitali, i quali benchè fussin assai, ed avessino poco tenitorio, nondimanco tutti quanti badavano alla agricoltura; perchè essi pongono pregio non alle possessioni intere, ma dividonle in tante parti: di sorte che li poveri ancora possono comperarne.

Dopo il popolo contadinesco è buono il pastorale, e dove si vive dalle entrate de’ bestiami; chè in tal popolo sono quasi li medesimi ordini, che in quello della agricoltura: ed è buono alle azioni militari, avendo fatto gli abiti nelle fatiche e li corpi robusti e atti a poter vivere allo scoperto. Degli altri popoli che succedono a questi sono quasi composti tutti gli altri stati popolari; i quali sono di questi detti peggiori. E la ragione è, che la vita d’un tal popolo è cattiva; e non è nessun virtuoso esercizio, del quale sia partecipe il popolo composto d’artefici, o di faccendieri o d’uomini vili. Oltra di questo per raggirarsi un simile popolo sempre mai (per via di dire) intorno a’ mercati, e alla città; e’ viene però a ragunarsi agevolmente alla concione. Ma li contadini per abitare sparsi nella provincia non danno così di cozzo nella concione; nè similmente fa loro mestieri di tale ragunata.

E dove occorre, che la provincia sia situata di modo che ella abbia le possessioni dalla città lontane, quivi si può più agevolmente adattare lo stato popolare, che sia buono; perchè la moltitudine è costretta a fare quasi colonie nei campi. Onde è di necessità ancora che e’ ci sia la moltitudine urbana, che e’ non possino ragunare la concione senza la moltitudine dei contadini. Siasi detto adunche insino qui come si debba assettare il primo, e ottimo governo di popolo, e con questa dichiarazione sia manifesto ancora come si debbono assettare gli altri, imperocchè e’ si debba trapassare il modo del primo, conseguentemente, e debbesi sempre ir segregando il peggiore popolo.

Ma l’ultimo popolare governo, per esservi ognun dentro partecipe, non si può fare in ogni città; e non è tale stato durabile agevolmente, se e’ non è bene affortificato dalle leggi, e dai costumi, e degli accidenti. Che questo stato, e gli altri rovinino, ho io detto quasi la più parte innanzi. Ma per fare uno stato simile, e rendere questo governo gagliardo hanno costumato alcuni delli governatori d’esso di mettere nel governo più numero d’uomini, che egli hanno potuto, e di fargli cittadini: io non dico tanto i legittimi, quanto i bastardi, e li nati di qualsivoglia cittadino, cioè, o di padre, o di madre: perchè ogni simile cosa è propia di questo governo.

Hanno pertanto usato li favoriti d’esso d’assettarlo in tale modo. Ma e’ si debbe riempiere tale stato di cittadini infino a tanto che ’l popolo prevaglia ai nobili e ai mediocri, e non passare questo termino; perchè, se e’ trapassa, e’ fa il governo più disordinato, e concitasi più contro la nobiltà a non poter sopportare un tal modo di reggimento: e questo fu cagione di sedizione in Cirene. E la ragione è, che un mal leggieri si straccura, ma un grande si ficca più altrui negli occhi.

Sono ancora utili a tale modo di governo quegli ordini che usò Clistene in Atene per accrescere lo stato popolare; e quegli che furono usati in Cirene da chi constituì simil modo di vivere. Imperocchè e’ si debbe accrescere il numero delle Tribù, e le compagnie dei particulari sacrificî si debbono restringere in poche e farle comuni, e debbesi usare ogni astuzia, perchè ogn’uomo si mescoli il più che può l’uno con l’altro e che l’antiche familiarità si lascino.

Ancora tutti gli ordini tirannici hanno del popolare stato, come è verbigrazia la licenza de’ servi (e tale debbe essere permessa insino a un certo che) e quella delle donne, e dei fanciugli; e il lasciare vivere ogni uomo a suo modo. E tal parte giova assai a cotale stato, essendo più dilettevole ai più di poter vivere senza legge, che con temperanza.

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