Questo testo è stato riletto e controllato.


Questo testo fa parte della raccolta Rime scelte di poeti del secolo XIV/Bindo Bonichi


PONE E MOSTRA COME l’UOMO È LIBERO PER NATURA E SERVO PER ACCIDENTE


....
     Tutti sem d’una massa
E l’uno all’altro eguale,
Parlando generale,
Di libertà e di nobilitade.
5Fu di libertà cassa
Da antico temporale
Gente che visse male
E sottoposta a chi seguì bontade.

Se del non virtudioso nasce il bono,
10O ver del bono uom di virtù privato;
Qual sarà onorato
Tra ’l virtudioso e chi da lui dipende?
Dassi danaio a chi derrata vende
Non a chi dal vendente è derivato:
15Follia porta al mercato
Chi vi compra campana senza suono.
     Elesse il popol uno,
Lo più degno d’onore,
Che fusse protettore
20Degli uomin boni e punitor de’ mali.
Or si trova ciascuno
Di lignaggio signore
O vero imperadore,
Divorator de’ minori animali.
25Lo signor si perverte e vien tiranno,
Quando fa contra quel che gli è commesso:
E ciò avviene spesso
Per l’elezion che va per modo iniquo.
Non si elegge il miglior, come d’antiquo,
30Ma per lignaggio: o ver qual è maggiore
Tien loco di pastore,
Tal ch’alla greggia fa disnore e danno.
     Se ’l municipio è tale
Che conservi in ragione
35Le singular persone,
Signor non ha che far, secondo il vero.
Ma la ragion non vale,
Quando ’l maggior propone
Di cogliere in cagione
40Quel ch’è minor, chè el fa del bianco nero
Sovente avven che l’uom c’ha gran balìa
Fa servo il liber per obligamento;
Ed apparne istrumento,
Onde poi chi succede il vuol per dritto.
45Se poi deven più forte quello afflitto,
A chi ’l gravò fa simil gravamento.
Ond’io discerno e sento
Ch’ogni signoreggiare è tirannia.

     Ben non sia l’uom servile,
50Da natura parlando
E 'l vero esaminando;
Ciascun servo deven per accidente.
Alcun, per esser vile;
Molti, ragion fallando;
55O che tiranneggiando
L’attor per forza preme il pazïente.
E, posto ch’uom per forza ad uom non serva,
È servo di lussuria e d’avarizia
O d’alcuna nequizia,
60E tutti in general della paura:
È servo l’uom qual di vizio si oscura,
Et oscurato aver non può letizia,
Perchè vive in tristizia:
Ond’è saggio chi sè liber conserva.

(Dalla Miscellanea di cose inedite e rare per F. Corazzini; Firenze, Baracchi, 1853.)

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.