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APPUNTI
DI
NUMISMATICA ROMANA
XV.
UN MEDAGLIONE INEDITO D’ADRIANO
E ALCUNE OSSERVAZIONI SUL MEDAGLIONE IN GENERE.
Devo alla squisita cortesia del Sig. Luigi Rizzoli, Conservatore del Museo Bottacin a Padova la comunicazione del magnifico medaglione cerchiato d’Adriano, che figura in testa a questi cenni, e il permesso di farlo pubblicamente conoscere per mezzo della Rivista, del che gli rendo le più sentite grazie.
Ora che, in seguito al rapido e continuo moltiplicarsi delle pubblicazioni, i pezzi nuovi e importanti si vanno facendo ogni giorno più preziosi e quasi irreperibili, l’imbattersi in uno di essi è la più grande fortuna del numismatico; e, se è giusto attestare viva riconoscenza a chi vi procura tale felice incontro, ciò è doppiamente doveroso quando chi vi cede l’onore e il piacere d’una nuova pubblicazione è così competente in materia, che avrebbe potuto assai facilmente assumersene l’incarico egli stesso.
Il Medaglione venne trovato alcuni anni sono da un contadino, arando il suo terreno a circa 12 chilometri da Padova e venne acquistato al Museo Bottacin dal suo attuale Conservatore.
Eccone la descrizione:
- D/ — HADRIANVS AVGVSTVS P P (o AVG COS III P P. La seconda parte della leggenda è assai poco visibile).
Testa laureata a destra. - R/ — Anepigrafo.
Uomo seminudo (Trajano? rappresentato come Giove) seduto di fronte colla destra alzata e la sinistra a riposo sulla coscia, circondato dai dodici segni dello Zodiaco. - La rappresentazione è racchiusa da un semplice ma elegantissimo cerchio a guisa di cornice, il tutto formando un solo pezzo di metallo. Il taglio esterno è sagomato al tornio.
- Diam. mill. 56 col cerchio e mill. 33 senza. — Peso grammi 99,000.
Incominciando dalla denominazione, io ho chiamato il bronzo, Medaglione senz’altro; ma Cohen probabilmente l’avrebbe classificato tra i G. B. senza S. C., come classificò parecchi altri bronzi d’Adriano, i quali, quantunque sprovvisti del segno dell’autorità senatoriale, non superano la grandezza e talvolta anche il rilievo di un comune gran bronzo.
Gli editori della seconda edizione del Cohen per cavarsi d’impaccio segnarono questi pezzi colla classificazione dubitativa: Medaglione o Gran Bronzo.
Fatto sta che una divisione netta fra il bronzo senza S • C e il medaglione fu sempre assai difficile a stabilire, fino a che lo studio di Federico Kenner sul Medaglione Romano, che abbiamo altre volte avuto occasione di citare, venne a gettare nuova luce su questo intricatissimo argomento e a fornire una spiegazione assai plausibile coordinando col medaglione tutto il resto della monetazione di bronzo mancante dell’S • C. — Questa serie formerebbe il complesso della monetazione emessa direttamente dall’autorità dell’imperatore; e, affatto distinta per quanto parallela, alla senatoriale, dovrebbe chiamarsi monetazione di bronzo imperiale, o forse meglio imperatoria, l’aggettivo d’imperiale essendo già comunemente adottato in senso più generale, per distinguere la serie delle monete in ogni metallo, che incomincia con Augusto, dalla monetazione anteriore, consolare o repubblicana. — Ammessa dunque questa serie imperatoria (mancante delle iniziali S • C) i medaglioni vi restano compresi, non essendone che i multipli più o meno pesanti, e dovrebbe scomparire; perfino il nome di medaglione, nome certamente di invenzione recente, come lo prova la mancanza del suo corrispondente in latino.
Dopo tale dichiarazione, mi si dimanderà per quale motivo persisto a mantenere il nome di medaglione; e rispondo: per due motivi. Prima di tutto perchè, anche ammettendo completamente la teoria del Kenner, ciò che sono assai disposto a fare per conto mio, almeno finchè non me se ne presenti un’altra più completamente soddisfacente, pure ci vorrà molto tempo perchè tutti si accordino a cambiare una denominazione che, per quanto erronea, dura da qualche secolo nell’uso generale. E d’altronde, se tale cambiamento potrà farsi in un’opera complessiva, sarebbe ridicolo introdurlo direi alla spicciolata in un articolo dedicato ad un pezzo speciale, ed in cui quanto andiamo dicendo intorno al medaglione in genere non è che una digressione.
Ma non è solo all’uso volgarmente accettato della parola che mi sono attenuto. Per la conservazione del nome di medaglione, v’ha un’altra ragione più forte, e io la trovo nel cerchio.
A tale particolarità si è finora attribuita una assai mediocre importanza. Cohen, per esempio, non descrive a parte i medaglioni cerchiati, solo vi accenna qualche volta a caso e a titolo di semplice curiosità, quando cita uno speciale esemplare del Gabinetto di Francia; nè mi consta che altri autori ne abbiano trattato più che incidentalmente. Potrebbe però darsi che la distinzione del cerchio fosse di tale natura da mutare addirittura l’essenza del pezzo, in modo da conferirgli il carattere e quindi il titolo di medaglione, all’infuori della teoria del Kenner. E conviene fare brevemente la storia di questa particolarità.
L’invenzione del cerchio è molto più antica del medaglione; e, mentre questo non fa la sua prima e timida apparizione che sotto Trajano e non prende il suo vero sviluppo se non col regno d’Adriano, le nostre collezioni ci mostrano esempi di monete di bronzo munite d’un cerchio ornamentale fino dal principio dell’impero. Ora a quale scopo fu introdotto tale ornamento? Evidentemente per togliere la moneta dal suo corso ordinario, ed elevarla al grado di medaglia. Ad onta che tutta la monetazione romana fosse per sua indole commemorativa, si sentiva il bisogno di una medaglia nel senso in cui oggi l’intendiamo; e in mancanza di essa, se ne formavano, ornando d’una cornice alcune monete correnti, fra le quali, come più adatte allo scopo, si preferivano quelle ricordanti un fatto importante e tali da potersi veramente considerare come medaglie commemorative. Abbiamo esempi di tali bronzi muniti di cerchio da Claudio fino a Trajano; ma se fino a quest’epoca sono adibite di preferenza a tale scopo le monete senatoriali, incominciando da Adriano, sono le monete imperatorie che hanno il sopravvento, come quelle che hanno sempre un carattere eminentemente commemorativo. E v’ha poi fra il primo e il secondo periodo un’altra differenza, che conviene notare. Fino a Trajano il cerchio è sempre, meno rarissime eccezioni, rimesso intorno a un gran bronzo comune, ciò che dimostra un’operazione assai probabilmente posteriore alla coniazione del pezzo e forse non ufficiale; mentre, incominciando col regno d’Adriano, dei medaglioni o dei bronzi imperatorii, o anche eccezionalmente dei senatoriali, una piccola quantità viene coniata su di un tondino grande appositamente fuso con un bordo rilevato destinato a servire di cornice all’impronta, dimostrando così evidentemente come si intendesse fino dall’origine di fare non una moneta, ma una medaglia. Ed ecco il motivo per cui ho creduto opportuno di conservare il nome di medaglione al nostro bronzo.
Anche accettata la teoria del Kenner, e ammessa la separazione delle due serie di monete di bronzo, senatoriale e imperatoria, e annettendo a quest’ultima tutti i bronzi attualmente chiamati medaglioni, pare a me che converrà sempre ritenere la denominazione di medaglione, intesa nel senso moderno della parola, pei soli bronzi cerchiati, ai quali davvero non saprei come si possa negare il carattere di medaglia. — Data l’estrema rarità di questi pezzi cerchiati, non ho elementi sufficienti per poter dire se i loro pesi corrispondano a un multiplo d’unità monetaria come Kenner ha dimostrato dei medaglioni comuni; ma non crederei che tale corrispondenza debba esistere, perchè anche la loro forma mi pare tolga loro ogni carattere di moneta.
Qualcheduno potrebbe qui richiamare l’argomento che abbiamo più sopra invocato a sostegno dell’abolizione del vocabolo medaglione, la mancanza cioè del vocabolo corrispondente latino; ma il numero dei veri medaglioni, quando si ritenessero come tali i soli cerchiati, verrebbe talmente ristretto — non esiste neppure un medaglione cerchiato ogni cento degli altri, i quali del resto non sono punto comuni — che non è meraviglia come gli autori non abbiano mai avuto occasione di parlarne e non ci abbiano perciò trasmessa la parola.
La digressione generale è stata abbastanza lunga, ed è tempo che veniamo a discorrere particolarmente del medaglione di Padova.
Il diritto non offre materia ad alcuna osservazione speciale; solo va notato che il rilievo è assai poco sentito, anzi minore che in altri gran bronzi senatoriali, mentre il rovescio è assai più spiccato. Ed è nel rovescio appunto che colla bellezza dell’arte si concentra anche l’interesse della rappresentazione, la quale è nuova ed unica in tutta la serie romana a meno che non abbia un riscontro ancora dubbio, come vedremo in seguito, in un aureo dello stesso Adriano.
La figura principale è perfettamente visibile nel suo insieme; ma sgraziatamente, stante il lungo giacimento del bronzo in un terreno corrosivo, e i guasti prodotti in seguito da una mano inesperta per una eccessiva pulitura, non possiamo dire egualmente dei particolari e degli accessorii.
La posa apparente della figura principale è quella di un uomo seminudo seduto, colla destra alzata e la sinistra a riposo sulla coscia; ma appunto per non essere perfettamente visibili i particolari può prestarsi a due diverse interpretazioni. Può ritenersi Giove, o può ritenersi un imperatore. Nella prima supposizione, alcuno, giudicando per analogia d’altre simili rappresentazioni di Giove non infrequenti al regno d’Adriano e riprodotte poi dai suoi successori, (si veda ad esempio il medaglione descritto da Cohen al N. 575 e riprodotto da Antonino e da Commodo) potrebbe supporre che la mano alzata tenesse lo scettro e quella a riposo il fulmine; ma oltrecchè nè dell’una cosa nè dell’altra non rimane alcuna traccia, osservo che la mano alzata è la destra, quella che ordinariamente tiene il fulmine. Nel citato medaglione N. 575 d’Adriano e in altri consimili Giove tiene costantemente lo scettro colla sinistra alzata mentre nella destra a riposo ha il fulmine. Quindi, se nel medaglione di Padova si vuol vedere Giove, o lo si deve intendere semplicemente colla destra alzata, rappresentazione che sarebbe inusitata e poco significativa, o lo si deve intendere come Giove fulminatore e supporre nella destra alzata un fulmine, che assolutamente non si vede.
In quanto a me inclino quindi a vedervi piuttosto rappresentato un imperatore e in questo caso non esito a supporlo Trajano.
La rappresentazione è senza dubbio una forma di apoteosi e quindi assai più verosimile se dedicata al defunto e divinizzato Trajano, che non al vivente Adriano. È insomma ima specie di consacrazione o almeno di omaggio alla memoria del Divo Trajano Padre e per questo lo vediamo rappresentato sotto le apparenze di Giove. La posa si spiega così molto più naturalmente e aggiungerò ancora che, per quanto si può giudicare dal bronzo, nella faccia non mi sembra vedere alcuna traccia di barba.
I segni dello Zodiaco disposti all’ingiro a guisa d’aureola intorno alla figura principale, quantunque per la finezza dell’incisione e pel poco rilievo si trovino in uno stato deplorevole di conservazione, si discernono però in modo indubitabile. Quelli che rimangono problematici sono alcuni altri piccoli segni, che pare esistessero nel campo tra la figura centrale e lo Zodiaco e mi conviene rinunciare ad ogni spiegazione, se pure ce ne potrebbe essere una.
Lo Zodiaco o parte di esso appare ripetutamente sulle monete romane, ma è sotto Adriano che fa la sua prima apparizione, cosicchè il nostro medaglione si può considerare come il prototipo di questa rappresentazione.
Ho accennato a un possibile riscontro in un aureo dello stesso Adriano, e si tratta di quello riportato al N. 471 di Cohen, e così descritto:
- R/ - SAEC AVR (all’esergo) P M TR P COS III (in giro).
Uomo seminudo (Trajano cogli attributi dell’Eternità?) a destra in un’aureola ovale, con una fenice sopra un globo.
Gli editori della 2ª Edizione del Cohen, dando il medesimo aureo al N. 1321, mutarono, e credo a torto, il nome di Trajano in quello d’Adriano. Nell’esemplare citato, appartenente al Gabinetto di Francia non si fa alcuna menzione dei segni dello Zodiaco. Ma un altro esemplare esisteva nel Gabinetto Pembroke, venduto a Londra nel 1848, e nella tavola 17 di quel catalogo una rozza incisione rappresenta alcuni segni dello Zodiaco nella parte sinistra dell’aureola ovale. Vi esistevano veramente? C’è da dubitarne perchè sia nell’esemplare della Collezione d’Amécourt, (N. 232) come in quello del Museo Britannico il quale, come gentilmente m’informa il G. Warwich Wroth, è nel medesimo stato di conservazione di quello d’Amécourt, mentre la parte destra dell’ovale appare meno rilevata e affatto piana, la parte sinistra lascia scorgere alcune traccie di una ornamentazione o di qualche segno, che però riesce impossibile determinare se rappresenti lo Zodiaco piuttosto che qualunque altra cosa.
Comunque sia, è sempre Adriano che o sull’aureo sul medaglione pose pel primo i segni dello Zodiaco, — segni che poi troviamo o completamente o in parte riprodotti in parecchie monete di conio romano, coloniale o greco, fra cui citerò: un bronzo alessandrino di Antonino Pio1, un medaglione di Commodo2, poi due medî bronzi coloniali battuti in Tolemaide di Galilea, il primo da Eliogabalo3, il secondo da Valeriano4, due medaglioni greci di bronzo battuti in Perinto di Tracia, uno da Severo Alessandro5, l’altro da Gordiano III6, un aureo di Costantino Magno7, e finalmente un contorniato di Trajano8. Il quale ultimo forse potrebbe per nesso di analogia confermare l’attribuzione a Trajano della figura seduta al centro del Medaglione di Padova.
- ↑ F. Feuardent, Collection Demetrio. — Numismatique, Egypte ancienne, parte II, n. 1661, tav. XXIII. — Il rovescio rappresenta la testa di Serapide a sinistra in mezzo alle teste dei sette pianeti, che le fanno circolo intorno. In un secondo cerchio i dodici segni dello Zodiaco.
- ↑ H. Cohen, Description historiques des monnaies frappées sous l’empire romain, I ediz. — Commodo, n. 847. — Rovescio: Il Sole radiato, in atto di salire su di una quadriga che s’eleva sulle onde del mare. In alto Fosforo. A sinistra una porzione dello Zodiaco sul quale si distinguono quattro dei dodici segni. A destra la Terra coricata con una cornucopia.
- ↑ Cohen, Description, etc., II ediz. — Eliogabalo, n. 457. — Rovescio: col ptol. Diana cacciatrice in un tempio a due colonne. Tutto all’intorno i dodici segni dello Zodiaco.
- ↑ Cohen, Op. cit. — Valeriano, n. 368. — Simile al precedente.
- ↑ Mionnet Description des médailles antiques grècques et romaines, Vol. I, pag. 411, n. 316. — Rovescio: Giove seduto di fronte con una patera, lo scettro, e un’aquila ai piedi. Sotto due Fiumi coricati, in alto il carro del Sole e quello della Luna. Tutto all’intorno i 12 segni dello Zodiaco.
- ↑ Inedito, nel R. Gabinetto numismatico di Brera. — Rovescio: Giove seduto a sinistra con una patera e lo scettro. Il tutto circondato dai 12 segni dello Zodiaco.
- ↑ Cohen, Description, etc. I ediz., Suppl. — Costantino, n. 11, o II ediz., n. 463. — Rovescio: rector totivs orbis. Costantino seduto a sinistra e coronato da una Vittoria che gli sta dietro, tiene colla destra lo Zodiaco e colla sinistra il parazonio.
- ↑ J. Sabatier, Description generale des médaillons contorniates, tav. XII, n. 4. — Rovescio: Vulcano seduto davanti allo scudo d’Achille, nel centro del quale sono rappresentate le teste del Sole e della Luna, circondate dai dodici segni dello Zodiaco. Al secondo piano una statua di Minerva.