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ATTO TERZO.
Virginia.
 
Trovar non puo misericordia o pace,
     Ne vuole el corpo mio se non estinto 
     El Principe, ch’a torto mi disface; 
     Partir m’intendo di questo procinto 
     Vedova, sola, & far quanto a lui piace:
     Et poi che possederlo a me non lice 
     Daro el mio loco a donna più felice:
Io con vedova bassa & smorta fronte 
     Pel mondo voglio andar peregrinando:
     Et empier di lamenti el piano e ’l monte 
     Acque bevendo, & verdi herbe mangiando 
     In compagnia de l’altre fere pronte:
     Fin che la vita mia verra mancando, 
     Piangendo ogn’hora el duol ch’el cor m’ingombra 
     Qual Tortor scompagnata al sole a l’ombra?
Et poi che del mio cor ferma sententia 
     Mai piu tornar dinanzi al vostro aspetto 
     Domando a tutti piangendo licentia 
     Popul Salernitan grato & diletto.
     Confortovi, a giustitia, a patientia,
     A servir ben vostro signor perfetto:
     Et si v’ho offeso, o in qualche colpa sono, 
     A tutti chiedo humilmente perdono.
 
Al principe crudel significate 
     Come per mai tonar mi son partita,
     Per consumar con l’altre sventurate 
     Fra selve inhabitate la mia vita;
     Ch’ormai ritorni alla sua potestate 
     A suo governo sua patria fiorita 
     Giusta cosa è giustissimo consiglio 
     Che lui ritorni, & io vada in essilio:
 
Io gli perdono l’immerite doglie, 
     El morir mio d’ogni ingiustitia pieno, 
     Et gli anni ch’all’età mia verde toglie 
     Prego ch’al viver suo aggiunti sieno,
     Et son contenta che pigli altra moglie 
     Di regal stirpe & volto piu sereno:
     Perche a me non par dur, molesto, o forte 
     Comprare la sua pace con mia morte.
Cal.Mai consetita tal partita fia 
     Noi non siam tanto fier, tanto inhumani 
     Da noi in questo ubidito non fia 
     Dal signor nostro e suoi pensieri insani 
     Poi che dato v’habbiam la signoria 
     Et l’huomaggio giurato in vostre mani 
     Deh non lasciate noi madonna fida 
     Confusi, lassi, stanchi, & senza guida. 
Sol riparo alla morte, s’io non erro 
     Non si truova, che giova el disperarsi?
     Co’l tempo vedi consumare el ferro 
     Co’l tempo el duro sasso in polvere farsi, 
     Crescere piu d’un fiume, & rami un cerro: 
     E in un di l’un mancar, l’altro atterarsi, 
     Fia forza al fin che t’impetri mercede 
     Amor, pianger, pregar, servir con fede:
 
Vir.Non tribolate più l’alma infelice
     Con humil prieghi, & con piatoso pianto, 
     S’el vostro & mio signor lo contradice 
     Restar non posso, o dimorare alquanto.
     Poi che non piace al ciel ch’io sia felice, 
     Poi che non posso haver marito tanto, 
     La mia benedittioni a voi lasc’io, 
     Al dur Principe el cuor, l’anima a Dio.
Piu non ricerco honor, o fama, o impero, 
     Non or, non gemme de L’Indi, o Caldei, 
     Et se in amar principe tanto altero 
     Prosuntuosi furon gliocchi mei, 
     Tanto l’ho pianto & pianger tanto spero 
     Di lagrime satiando huomini & dei,
     Che non sol loro, ogni fera terrena 
     Dira la colpa è vita dalla pena:
Ma se giustitia è in ciel, io spero anchora
     Che della pena mia ch’ogni altra eccede 
     Si pentirà quel ch’a torto m’accora, 
     Et sol la morte mia ricerca, & chiede:
     Perche poi ch’io sarò di vita fora 
     Tardi conoscerà mia pura fede,
     D’havermi sì rinchiusa in poca fossa 
     Dimanderà perdono alle fredd’ossa.
Charo cugino, ancille peregrine 
     Per gir vagando el mio cor non se mosso, 
     Ma per veder le bellezze divine 
     Del Principe, & provar se havere el posso.
     Sol per venir del mio disegno al fine 
     Celato ho el vero a questo popol grosso, 
     Che chi vuol di sue imprese effetto lieto 
     Cio che vuol far debba tener secreto:
 
Gia mai confesserò d’haver prudentia 
     Nobile ingegno, o generosa altezza, 
     Colui che per paura, o negligentia 
     Seguir l’impresa disiata sprezza; 
     Spero vincer co’l tempo & patientia:
     Co’l tempo un sasso si risolve & spezza 
     Et se perdendo esco di vita fora 
     Un bel morir tutta la vita honora. 
Cus.Perche se donna parmi honesto sia
     (Nota Virginia mia quel ch’io ragiono) 
     Che noi troviamo una honesta hosteria 
     Et sopra tutto posta in loco buono.
     Ch’a tuo disegni utilissimo fia.
     Vir.Non dubitar perche informata sono
     Di una hostessa honesta & peregrina,
     Andiamo a quella chiamata Sabina.
Prin.Andiam che non ho visto hoggi Camilla.
     Ruf.Vorrei piu tosto andar a desinare.
     Prin.Non vedi stremo amor mi strugge e stilla. 
     Ruf.Et me estrema voglia di mangiare:
     Prin.Stu provassi com’io l’impia favilla.
     Ruf.Non amerei chi non volessi amare
     Come lei vende sua mercadantia 
     Ne piu ne meno io venderei la mia.
Questa ribalda di farlo si strugge, 
     Ma prima tel vuol far ben saper buono:
     Scaccian chi viene & chiaman quel che fugge 
     Queste donne, in somma el diavol sono.
     Prin.In fine quel volto tanto mi distrugge, 
     Ch’a partirmi di qui mai m’abbandono.
               ●Ruf.S’io non la veggio? ●E’ ti dorra più poi 
     Visto haver quel, che posseder non puoi,
Prin.Io ho veduto pur quel volto bello
     Ruf.Fatt’è, haver veduto & tocco el resto.
     Prin. ●Ruf.Consiglia? ●I do consiglio meschinello,
     Sendo digiuno andiamo a mangiar presto
     Prin.Andiam vil huom che per un fegatello
     A qual sia donna saresti molesto
     Se Helena rinascessi o Pulissena 
     Tutte le venderei per una cena.
Vir.Sabina mia del ricevuto honore
     A te resto obligata in sempiterno,
     Ma chi è questo barone di valore 
     Che qui dinanci a noi passar discerno?
     Sabi.Questo si è un gratioso alto signore
     Principe nominato di Salerno, 
     Ch’è piu ch’altr’huom ch’al mondo hoggi sie nato 
     D’una nostra vicina innamorato.
Una vedova è qui di buona fama 
     Povera & casta & è detta Gostanza, 
     Et la figliuola Camilla si chiama 
     Che di bellezza ogn’altra donna avanza. 
     Questa Camilla el Principe tanto amai 
     Che se perdesse di lei la speranza 
     Tant’è la fiamma & la doglia infinita 
     Che’n breve spatio gli torria la vita.
 
Hor suso voglio ir dentro a rassettare
     Camera, & letto ove posar ti possa: 
     Vir.Si so ben con la mente essaminare 
     Ogni parola che Sabina ha mossa.
     Forse dopo un mio lungo lagrimare 
     Sarò da qualche stella pia riscossa 
     Et sarà el legno mio percosso a torto 
     Da gran fortuna ricondotto in porto:
Poi che questa Gostanza è poveretta 
     Poi che l’è casta, poi che l’è prudente
     Forse l’impresa mia verrà perfetta. 
     Che la forza dell’or troppo è possente, 
             ●Gos.Batter voglio; ●Chi è?
     Vir. ●Gos.Voi cerco; ●Aspetta,
     Chi se? che vui peregrina eccellente?
     Vir.Se d’essermi secreta mi dai fede
     Saprai ch’io sono, et quel ch’el mio cor chiede.
Gostanza.
Per la fede, & mia figlia ch’io ti giuro
     Cosa che dica non palesar mai, 
     Vir.Gostanza mia s’el mio stato impio & duro 
     Ti dico, per pietà lagrimerai,
     Io per amore & legittimo & puro
     Vivo in un mar di sospiri, & di guai, 
     Ma tu solo mi puoi trar dell’inferno 
     Io son la Principessa di Salerno:
Non ti mutare; credo c’habbi inteso 
     Come send’io giovinetta & pulcella, 
     Havendo el cor de sto Principe acceso
     Qual ama tanto la tua figlia bella
     Sentendo el Re da fistola era offeso
     Ne si trovava chi curassi quella 
     Io la curai, & poi che fu guarito 
     Gli chiesi in premio el Principe in marito.
Et fu costretto contra la sua voglia 
     Dal Re darmi l’anello & isposarmi.
     Onde lui, per sfogar sua ira & doglia.
     Si dispose per sempre abbandonarmi:
     Et fin che morte la vita mi toglia 
     Non vuol tornare, o per sposa accettarmi,
     O se in mia man suo anello, e imbraccia fia 
     Figliuol che d’esso & di me nato sia.
O dolce madre a chi con ira & sdegno 
     Percossa è come io son dalla fortuna, 
     Bisogna adoperar prudentia e ingegno:
     Pur riparar a sua furia importuna, 
     Per guidar mie pensieri, al suo disegno
     Perche siete nel mondo voi sol una, 
     Che mi potete con pieta infinita 
     Rendermi stato, honor, marito & vita.
El Principe altro non ricerca & brama 
     Che posseder vostra leggiadra figlia 
     Et ogni cosa per lei tanto l’ama;
     Fara, hora el pensier mio vi consiglia 
     Ch’a me vita salviate, a voi la fama 
     L’honor, la pace, a la vostra famiglia:
     Et co’l Principe me come el ciel mostra 
     Poniate in cambio della figlia vostra: 
Voi intender farete al mio signore 
     Che se tanto ama vostra figlia accorta 
     In testimon d’un sì fervente amore 
     Gli doni quel anel che in dito porta,
     Et donato l’anello, alle cinque hore 
     Che l’altra notte venga senza scorta
     Et io per vostra figlia a lui n’andrò 
     E di lui forse un figlio acquisterò:
Gos.O alta Principessa havevo inteso
     Per fama cio che dici, & so ch’è vero,
     Spegner vorrei tuo giusto foco acceso,
     Et contentar tuo desiderio altero,
     Ma ho debile spalle a tanto peso.
     Et di condur tal cosa io mi dispero
     Temo da un canto ingannar tal signore 
     Da l’altra porci la fama & l’honore:
Chi a tal imbasciate orecchie porge, 
     In un momento infame & serva torna,
     Fa secreto se sai ch’un romor sorge 
     Che ti tra fuor qual Lumaca le corna:
     Chi va a l’util dietro non s’accorge
     Che in un continuo mal tale util torna:
     Vorrei ogni tuo mal fussi riscosso 
     Madonna mia, ma così far no’l posso:
Vir.O chara madre, adunqu’è infamia, o danno
     Rendere a tanta donna el suo marito:
     Quando si sappi un sì piatoso inganno 
     Ne sarai commendata in infinito; 
     Poi la figliuola tua ha pur qualch’anno 
     Povera sei ne poi pigliar partito, 
     Ma se me servi, una tal dote havrai 
     Ch’a qual sia gentilhuom dar la potrai:
Conosci la ventura quando viene 
     Che non ritorna poi sempre a tua posta 
     Ma dì che danno, o che infamia, o che pene 
     Porta la cosa secreta & nascosta? 
     Se tua figlia non sposi presto & bene
     Tu se piu in dubbio, & piu d’honor ti scosta: 
     Hor non conosci? el cor tuo non osserva 
     Che servi a Principessa, & non a serua? 
Buono è, in donna el timore alcuna volta 
     Ma non tanto che guasti honesto frutto, 
     Chi teme el ben non è savia, ma stolta 
     Anzi è ministra di sue pene & lutto:
     Hor fa quel ch’io domando a briglia sciolta 
     Et lascia pur a me pensare el tutto:
     Che la tua fama ben sara salvata 
     Et non sarotti a tanta cosa ingrata.
Gos.Madonna io son contenta ad ubbidire
     Cio che comanda la tua signoria,
     Et se fussi ben certa di morire 
     Fara quanto vò tu la voglia mia:
     Hor dimmi presto cio che ho affare & dire.
     Vir.Se piu vien Ruffo mostra faccia pia
     Et dopo un gran negar s’el volto bello 
     Vuol di tua figlia, chiedili l’anello.
Et successive vi prometta poi 
     Che lui venga secreto l’altra notte
     Con certo contrasegno che dar puoi 
     Così havren nostre voglie condotte,
     Hor suso piu non voglio star con voi 
     Perche le nostre imprese non sien rotte, 
     Voi questo bel gioiello a meraviglia 
     Da parte mia donate a vostra figlia.
Ruf.Quanto uno amante è misero & meschino,
     El mio padron impazzito mi pare, 
     Si come io l’altrui pane, & l’altrui vino 
     Mangiassi, & fussi astretto affaticare
     Et havessi bisogno d’un carlino, 
     Et non sapessi dove sel trovare, 
     Senza haver piu Camilla, o volto bello 
     Gli uscirebbe la fiamma del cervello.
E vuol pur che a la vecchia io sia tornato 
     A predicar fra porri, & par che scoppi,
     Che qualhe grosso baston dispietato 
     Suoni su le mie spalle a mille doppi.
     Quando a dir nò la donna ha cominciato 
     El piu pregarla è un gettar via siloppi: 
     Veggola, andian: d’ubbidir non son stracco 
     Ma torneren con le trombe nel sacco:
Io veggo star Gostanza a la finestra 
     Contra al costume suo m’ha fatto un riso, 
     Che Volpe è questa vitiata & maestra 
     Pur è buon segno haver da lei buon viso
     Forse hoggi condirem questa minestra 
     Gostanza o tu m’ascolta, o m’habbi ucciso
     Gos.Che c’è el cielo salvi e pensier tuoi
     Ruf.Tu sola, non el ciel salvar mi puoi. 
Gostanza un sasso, un scoglio, una impia fera 
     Liquefar pur si vede qualche volta. 
     Non esser sempre dispietata e altera 
     Et l’humil prece mie un tratto ascolta:
     Se ’l mio signor tua crudelta dispera 
     Farà poi qualche cosa insana, & stolta 
     Gos.Di questo tuo signor & sua favilla, 
     Che tanto l’ami non crede Camilla.
Ruf.Gostanza mia io ti giuro & prometto
     Ch’el mio signor non mangia beve o dorme 
     Tanto è d’amor di tua figlia constretto: 
     Fanne la prova in tutti modi, & forme. 
     Gos.S’io el credessi io gli havrei alcun rispetto,
     Ma de signor son simulate l’orme. 
     Se egli tanto ama la mia figlia accorta 
     Donili el charo anel che in dito porta.
 
Ruf.Ma di poi che l’anel t’havrò portato
     Che premio renderai, a tanto amore?
     Gos.Fia da Camilla el tuo signor guardato:
     Ruf.Altro che guardi vuol el mio signore:
     Gos.Con qualche tempo l’havra contentato,
     Ruf.Chi spera in tempo si consuma adhore
     Questa novella al mio signore arreco,
     Che dormirà con lei, & io con teco?
Gos.Tacci bestion si volessi huomo a canto 
     Vorrei uno huomo che tu se una fera, 
     Ruf.Anima mia se mi provassi alquanto,
     Non parlaresti si brusca & altera.
     Gos.Usanza è di poltron darsi gran vanto
               ●Ruf.Di bere intendi ben? ●prova una sera,
     Gos.Hor tu mai gia fracido el cervello
     Partiti presto, & portami l’anello.
Ruf. ●Gos.Che sara poi? ●Che la notte seguente 
     Venga a dormir con mia figlia a cinque hore,
     Batti le palme, & venga senza gente, 
     Aspetti d’acqua ch’io versi el romore: 
     Ruf.Resta io vo per l’anel con passo ardente.
     Ma dite, ancho el cor mio uccide amore,
     Consentirai tu al meno esser basciata?
     Gos.Va col diavol sarei bene arrabbiata?
Ruf.Io veggo a me venire el mio signore, 
     Che tante volte poltron m’ha chiamato:
     Et più camice bagnar di sudore 
     M’ha fatto & mai mi dono mi ducato; 
     Di stizza intendo far creparli el core,
     Schernirlo alquanto essermi vendicato.
     Prin. ●Ruf.Ruffo che ce? ●ben, Camilla haver puoi.
     Se quel ch’io ti comando ubbidir vuoi.
Prin. ●Ruf.Che vuoi: ●liber mi faccia in in questo istante: 
     Prin. ●Ruf.Son contento, vuoi altro? ●esser vestito,
     Prin. ●Ruf.Chiedi altro? ●el bianco tuo caval portante.
     Prin. ●Ruf.Sia fatto hor di? ●doman l’havrai udito,
     Prin.Ahi ciel debb’io sopportar taglie tante,
     Et essere da un mio servo schernito? 
     Ruf.Arrabbia pure a tuo modo sfavilla,
     Che se m’uccidi non havrai Camilla.
Prin. ●Ruf.Ah Ruffo mio che voi? ●che in vita mia
     Mi facci ogni di dar, ne manchi mai, 
     Un biscotto, un bicchier di malvagia, 
     Col quale un pinocchiato aggiugnerai 
     Et perche tu m’ha detto villania, 
     Per mia vendetta el pie mi bascerai, 
     Prin. ●Ruf.Contento son? ●troppo è atto villano.
     Con riverentia mi bascia la mano.
Doman di notte a Camilla anderai, 
     A le cinque hore senza compagnia, 
     Batti le palme, & allhora entrerai 
     Che per segno acqua a te gettata fia, 
     Ma prima el charo anel tuo mi darai, 
     Per c’hoggi el vuol la giovanetta pia 
     Prin. ●Ruf.Ohime? ●hor per basciar quel viso bello,
     ti par sì grave a donarli uno anello
Io non vorrei per tutto el tuo thesoro 
     Che Camilla sapessi questo dubbio
     Che fai di darle un semplice anel d’oro. 
     Non ti laveria l’acqua del Danubbio: 
     Prin.Portalo Ruffo a quel volto decoro
     Ma non tesser mia tela in steril subbio. 
     Fa che doman di notte parli a quella 
     Ch’è mio soccorso, mia guida, & mia stella.
 
Ruf.Ecco Gostanza l’anel domandato 
     Et se del mio signor vuoi gliocchi e ’l sangue. 
     De l’un, de l’altro t’havra contentato 
     Soccorri adunque lui che plora & langue, 
     Fa non li sia di promessa mancato 
     Che ingannato faria qual scaldato angue. 
     Gos.Non dubitar, di al tuo signore diletto 
     Che quanto io ho promesso havrà l’effetto. 
Ruf.Et io per lui quelle gratie ti rendo 
     Che render possi a tanto benefitio, 
     Et te ricca & beata esser comprendo 
     Et lo vedrai, a starne al tuo giuditio
     Ma dimmi a me che tanti passi spendo 
               ●Gos.Havrò mai nulla? ●O pazzo & pien di vitio 
     Ben ch’io sia vecchia, io vo miglior impresa: 
     Ruf.Ancho hai fatto a tuoi di peggiore spesa
Gos.Io son condotta in cieco laberinto
     Et ho del mio honor molta paura:
     Lasciami in casa al mio fratel Giacinto,
     Menar mia figlia ove starà sicura,
     Così questo partito sarà vinto 
     Per ogni caso o sinistra ventura, 
     Poi farò in casa Virginia venire 
     Con laqual potra el Principe dormire.
Ma ben che sia di notte, come accorto 
     Se ’l Principe s’accorge del mio inganno? 
     Tanta pietà di questa donna porto, 
     Ch’io son contenta pormi in questo affanno, 
     Et poi la dota ch’io guadagno scorto 
     Di mia figliuola ricompensa el danno: 
     O poi Virginia: se pur vede quella 
     Non è, della mia figlia manco bella: 
Poi che mia figlia di casa ho cavata 
     Virginia voglio andare a ritrovare, 
     Ecco la donna ti vo far beata, 
     Ecco l’anel che ti può contentare, 
     Fa che sia presto in casa mia passata 
     Dove ti credo piu felice fare: 
     Perche spero sta notte a le cinque hore 
     Imbraccio porti el tuo sposo & signore,
Vir.O madre dolce, pia, piatosa, & chara 
     In prima Dio ringratio & te da poi, 
     Poi ch’io son tolta d’ogni pena amara 
     Et al Principe rompo, i pensier suoi: 
     Mai non sarotti, o ingrata, o avara: 
     Che haverai piu da me che tu non vuoi
     Gos.Andian pur dentro madonna cortese
     Ch’el perder tempo è nimico all’imprese,
Vir.È sotto el ciel hoggi persona alcuna
     Di me con più felice & più lieta alma?
     Io ti ringratio benigna fortuna, 
     C’hai indutto el mio legno in pace, in calma,
     Poi chio non veggo qui persona alcuna 
     Vo fare el cenno & battermi la palma, 
     L’hora è passata aspettar m’è tormento, 
     Ma forse han qualche giusto impedimento:
Cinque hore son passate, a dramma a dramma, 
     Mi struggo, & temo e sta vecchia m’inganni,
     Ma sel fa, pongo questa casa a fiamma, 
     Et lei Dio potra far ch’io non la scanni, 
     Sentito ho l’acqua, a torto ira m’infiamma,
     Giusto non è più Gostanza condanni, 
     Poca acqua è questa a spegnere el mio foco, 
     Ch’el mare saria a tanta fiamma poco;
Gos.Io ho in braccio al Principe lasciata
     Virginia nel mio letto con riposo, 
     Ma delle due qual alma è più beata?
     O a chi più questo atto è pretioso?
     O lui d’haver la falsa innamorata, 
     O lei d’haver el suo bramato sposo?
     Io prego el ciel non si scopra l’inganno, 
     Lei resti grossa, & io esca d’affanno:
Prin.Ho palpato, ho toccato el latteo petto
     La dolce bocca sua ch’ambrosia stilla, 
     E negri & tremuli occhi al cui conspetto 
     Del sol la luce confusa vacilla, 
     Gustato ho el parlar dolce a cui soggetto 
     Ho fatto el corpo, & l’anima ancho ancilla. 
     Mai più m’intendo partir da Milano, 
     Dapoi che tanto ben m’è posto in mano:
Ruf.In dieci di el patrone ho visto apena 
     Forse crede trovar qualche thesoro: 
     Quella non è d’argento o d’or la vena, 
     Ma di sospiri, gelosia & martoro, 
     Se hormai non ha tutta sua voglia piena, 
     Non so quando gli possi dar ristoro 
     Non sol Camilla, ma huomini & dei 
     Che dieci notte ha dormito con lei. 
Quella traditoraccia della madre 
     Come m’ha ben dileggiato, & schernito, 
     El volto el petto, & le membra leggiadre 
     Mostrato m’ha, per crescere l’appetito, 
     Fidate poi di queste donne ladre, 
     Ben uccellato m’ha, ben m’ha tradito 
     Et di mercante m’ha fatto l’orecchie, 
     Ma anchor si piglian delle volpe vecchie.
Finisce il terzo atto.