< Versi del conte Giacomo Leopardi
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | Sonetto II | Sonetto IV | ► |
SONETTO III
Ve’ che ’l tira, e s’indraca e schizza e ’mpazza:
Dagli ’n sul capo via, che non lo svella;
Su, gli acciacca la nuca e la sfracella.
Ma ve’ che ’l maglio casca e non l’ammazza.
5Oh che testa durissima, oh che razza
Di bestia! i’ vo’ morir s’ha le cervella.
Ma gli trarrò le corna e le budella
S’avesse la barbuta e la corazza.
Leva ’l maglio, Citrullo, un’altra fiata,
10E glien’assesta un’altra badiale,
E l’anima gli sbarbica e gli slaccia.
Fagli de la cucuzza una schiacciata:
Ve’ che basisce, e dice al mondo, vale;
Suso un’altra, e ’l sollecita e lo spaccia.
15In grazia, Manzo, avaccia:
A ogni mo’ ti bisogna ire al cassone,
Passando per li denti a le persone.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.