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Traduzione dall'inglese di Ugo Foscolo (1813)
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LII. | LA VITTORIA |
parigi
Sì — e allora — Voi, teste d’argilla fredda, e tepidi cuori, potrete reprimere o mascherare le vostre passioni — ma rispondetemi: Che colpa ha l'uomo s’egli lo sente? e di che mai dovrà il suo spirito rendere conto al Padre degli spiriti, se non se del modo con cui si forza di governarle?
Che se la natura nel tessere la sua tela della benevolenza, v’ha intrecciate alcune trame di desiderio e d’amore — si dovrà dunque per istrapparle lacerar tutta quanta la tela? — Flagella codesti stoici, diss’io nel mio cuore, o grande Rettore della natura! flagellali! — in qualunque luogo la tua provvidenza vorrà cimentare la mia virtù — a qual si sia repentaglio — in ogni frangente — concedi ch’io mi risenta de’ moti che ne derivano, e che mi sono proprj com’uomo — e s’io li dirigo da uomo dabbene, mi confiderò in ogni evento nella tua giustizia — perchè tu, mio Dio! ci hai creati — nè ci siamo creati da noi.
Com’ebbi finita la mia preghiera, porsi mano alla gentile fille-de-chambre, e l’accompagnai fuori dell’uscio — nè si partì mai dal mio fianco fino a tanto ch’io chiudessi, e mi ponessi in tasca la chiave — e allora — essendo omai — ma non prima d’allora — omai certissima la vittoria, le appiccai un bacio sopra una guancia, e la scortai sana e salva sino alla soglia dell’hôtel.