Questo testo è stato riletto e controllato. |
Traduzione dall'inglese di Ugo Foscolo (1813)
◄ | XXII | XXIV | ► |
XXIII. | FRAMMENTO |
— La città d’Abdera, quantanque vi abitasse Democrito e s’industriasse di farla con tutta l’efficacia dell’ironia e del ridicolo ravvedere, era dissoluta, ed abiettissima fra le città della Tracia: ed era da tanti veneficj, e assassinj, e congiure — libelli, e pasquinate, e tumulti appestata, che pochi vi giravano sicuri di giorno — e di notte nessuno.
Or mentre ogni cosa andava alla peggio, avvenne che l’Andromeda d’Euripide1 si rappresentasse in Abdera; e con sommo diletto del popolo: ma più ch’altro que’ tocchi che la Natura aveva divinamente suggeriti al poeta nella patetica invocazione di Perseo:
Re de’ celesti e de’ mortali, Amore! e seg.
que’ teneri tocchi vinsero tutti i cuori.
E quasi tutti il dì dopo parlavano in jambi schietti; e non parlavano che della patetica invocazione di Perseo:
Re de’ celesti e de’ mortali. Amore!
— Per ogni via d’Abdera, per ogni casa. —
O Amore! Amore!
— E per ogni labbro, quasi note di musica naturale modulate inavvedutamente per soave forza di melodía — scorreano queste parole.
O Amore! o re de’ numi e de’ mortali!
E furono faville d’immensa fiamma — perchè la città, come fosse il cuore d’un uomo solo, s’aperse tutta quanta all’Amore.
Nè speziale trovava da vendere più omai dramma di elleboro — nè verun armajaolo s’attentava di temprare un solo stromento omicida — l’amicizia e la virtù s’incontravano baciandosi per le vie — il secolo d’oro tornava pendendo su la città d’Abdera — ogni Abderita diè di piglio alla sua zampogna, e tutte le donne Abderite, smettendo i loro trapunti di porpora, sedevano vereconde ad ascoltar la canzone.
Quel Nume, dice il frammento, che regna dal cielo alla terra e negli abissi del mare, poteva solo oprar tanto.
- ↑ Tragedia smarrita di cui leggiamo alcune reliquie presso gli antichi scrittori; ma non ho potuto trovarvi il verso citato da Yorick.