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Capitolo II | ► |
CAPITOLO I.
MOLTI furono quelli uomini, i quali desiderosi d’intendere i secreti, e la natura delle cose create, alla totale, ed intrinseca cognizione di quelli hanno con somma diligenza tutti i loro studj posti, e indrizzati, poscia ciò che da loro fu inteso, e conosciuto, agli altri ammaestrevolmente insegnando, con molte lodi la scienza di quelle discipline a posteri scritta lasciarono. Ma Esopo avendo non senza grazia, ed ispirazione divina, dato opera alle prudenti, e virtuose azioni umane belli, e lodevoli costumi, con la sincerità dell’animo abbracciando, tutti gli altri filosofi, che nelle morali dottrine studiarono di gran lunga trapassò, e vinse, i cui ammaestramenti tanto più furono facili, e dilettevoli, quando che egli non con diffinizioni, non con argomenti, e sillogismi mostrò il bene, ed
ottimo vivere, agli uomini, ma solo con belle parabole, ed utilissimi esempj, quello che ragionevole, ed onesto fosse con molta utilità della conversazione umana amorevolmente insegnata; ed al bene operare gli uomini così gentilmente attraeva, ed incitava, che vergogna pareva loro di non esser migliore degli ucelli, e quadrupedi, i quali con morali finzioni mostra Esopo agli ascoltatori essersi in certo tempo con ragione, e prudenza governati, donde altri sono da presenti pericoli, ed infortuni preservati, ed altri nelle occorrenti occasioni hanno non poca utilità, ed onore conseguito.