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Diogene Laerzio - Vite dei filosofi (III secolo)
Traduzione dal greco di Luigi Lechi (1842)
Libro Secondo - Vita di Anassimandro
Libro Secondo Libro Secondo - Vita di Anassimene

LIBRO SECONDO




CAPO PRIMO.


Anassimandro.


I. Anassimandro di Prassiade era milesio.

II. Affermava costui: principio ed elemento essere l’infinito; non determinando l’aria, o l’acqua o che altro; e mutarsi bensì le parti, ma il tutto essere immutabile; e la terra starsi nel mezzo, situata in luogo centrale, di forma rotonda; e la luna splendere di falsa luce ed essere illuminata dal sole; e il sole non minore della terra e purissimo fuoco.

III. Primo trovò anche il guomone, e a Lacedemone lo pose in siti da prendere l’ombra, secondo racconta Favorino nella Varia istoria; e seguò i solstizj e gli equinozj, e costruì orologi: e primo delineò l’ambito della terra e del mare ed inoltre costruì la sfera. Delle sue dottrine poi fece un’esposizione sommaria, la quale venne alle mani anche dell’ateniese Apollodoro.

IV. Questi afferma nelle Cronache che nel secondo anno della cinquantottesima Olimpiade egli ne avea sessantaquattro ed era morto poco dopo, essendo principalmente fiorito sotto Policrate tiranno di Samo. Narrano che cantando egli, alcuni fanciulli lo deridessero e che saputolo dicesse: Meglio dunque noi dobbiamo cantare pei fanciulli.

V. Vi fu un altro Anassimandro istorico che, pur di Mileto, scrisse ionico.

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