Questa meditazione, spesso chiamata "Karuṇā" nelle associazioni buddiste, ha come scopo l'apertura del cuore e della mente per essere più compassionevoli nei confronti di noi stessi e degli altri. La compassione è anche una delle quattro "dimore divine", che sono le quattro principali emozioni che meritano di essere coltivate: la bontà o gentilezza amorevole, la gioia compartecipe, l'equanimità e appunto la compassione. Diversamente dalla meditazione della bontà, che può essere rivolta a qualunque cosa, quella della compassione è lievemente diversa, dal momento che è più specifica e ha bisogno di un oggetto su cui dirigere la propria concentrazione, piuttosto che una sensazione generale; in quest'ultimo caso, la compassione avrebbe un carattere superficiale.

La compassione è una dote più difficile da sviluppare della bontà, dal momento che alcune emozioni assomigliano alla compassione ma ci fanno più male che bene. I suoi benefici sono molto utili in diversi ambiti della vita quotidiana, compresa la capacità di collegarsi con gli altri e con se stessi, ma, soprattutto, ci insegna a valutare se le nostre solite idee e azioni sono così sagge come ci sembrano. Quando siamo in grado di comprendere che le nostre azioni hanno conseguenze che ricadono su noi stessi e sugli altri, la compassione ci conduce a essere più saggi.

Passaggi

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    Prima di cominciare, getta le fondamenta per ottenere i migliori risultati. Diversamente da altre meditazioni, come quella della gentilezza amorevole o quella della gioia compartecipe, non si comincia con se stessi, né la si rivolge alle persone vicine e a quelle più care in circostanze ordinarie. Non riguarda nemmeno quelli per cui nutriamo sentimenti neutrali o che non ci piacciono, dal momento che questa meditazione non cambia veramente la tua maniera di vederli. Per questo cambiamento devi usare per prima cosa la bontà, e poi rivolgere la tua mente verso questi gruppi di persone.
    • Sarebbe ideale che praticassi la meditazione della gentilezza amorevole prima di quella della compassione, perché può essere d'aiuto a preparare la mente a questa meditazione, come un buon terreno ricco genera bellissimi fiori e raccolti migliori.
    • Visto che la compassione può richiedere del tempo per potersi sviluppare, pensa a questa analogia. È come cercare di accendere un fuoco mentre fuori infuria una tempesta: devi proteggere la fiamma che usi per l'accensione perché non venga spenta e, quando è cresciuta abbastanza da bruciare foglie e ramoscelli, devi continuare a proteggerla finché il fuoco non è in grado di alimentarsi da solo. In questa analogia, la fiamma corrisponde alla compassione, che nei principianti è molto debole finché non diventa abbastanza forte da alimentarsi naturalmente da sola. La luce può spegnersi e venire perduta facilmente, se non c'è abbastanza combustibile con cui farla crescere.
    • La cosa più importante di questa meditazione è la sincerità. Il problema è che se il praticante non è sincero, la sua compassione diventa debole e più difficile da esprimere, inoltre si trasforma molto facilmente in falsa compassione. Per i praticanti si raccomanda all'inizio di concentrarsi solo su quelli nei cui riguardi possono essere sinceri, per poi, con il crescere dell'esperienza, espandere sempre di più la propria compassione, fino a che non diventa illimitata. Il livello di vera compassione che nutri nei tuoi stessi confronti è proporzionato a quella che puoi dirigere verso un'altra persona.
    • La vera compassione è molto spesso spontanea, ma, ancora più frequentemente, indipendente, dal momento che può esistere senza alcun contesto o senza nessuna emozione o idea di supporto, tranne la compassione stessa e l'empatia. Fondamentalmente, "compassione" significa avere abbastanza voglia di svolgere i compiti difficili che normalmente preferiremmo evitare, e la compassione più difficile è accettare i fatti della vita e i nostri limiti, e lasciar andare.
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    Scegli una posizione comoda in un luogo pacifico e tranquillo dove meditare. La meditazione della compassione si può praticare in qualunque posizione: stando sdraiati, seduti, in piedi e camminando, anche se la posizione seduta è quella di base. La cosa migliore è assumere quella più adatta a te, che si tratti di stare seduti su una sedia o un cuscino.
    • Prenditi un po' di tempo per acquisire consapevolezza di corpo e mente, rilassando qualunque tensione muscolare o mentale che possa presentarsi. Questo non si limita a sviluppare l'attenta consapevolezza e la concentrazione: la compassione funziona in entrambe le direzioni. La benevolenza nei tuoi stessi confronti è altrettanto importante di quella rivolta verso un'altra persona, perché, se limiti una, limiti anche l'altra.
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    Rivolgi la tua mente verso quelli che hai visto o di cui hai avuto notizia che abbiano sofferto una disgrazia. Di chi si tratti non costituisce il fulcro della meditazione, in questa fase. Non c'è una vera e propria gerarchia, ma quelli per i quali senti maggior empatia saranno probabilmente i primi a venirti in mente. Può trattarsi di qualunque situazione: qualcuno che ha avuto una giornata difficile al lavoro o a scuola, ha subito un incidente ed è rimasto ferito, ha perso di recente una persona amata o si è ammalato lui stesso; di qualunque caso possa trattarsi, tutti possono essere oggetto della vera compassione.
    • In questa fase, concentrati solo su quelli nei cui riguardi puoi essere sincero. Potrebbe essere difficile essere sincero verso gli estranei, e ancora di più verso quelli che non ti piacciono o che ti hanno fatto qualcosa di male.
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    Augura loro che si liberino dal dolore e dallo stress, e che guariscano per un presente e un futuro più felici, sani e di maggior successo.
    • Se desideri puoi usare parole come "Che la sua salute migliori presto" o "Che trovi successo e felicità a scuola", se questo ti aiuta a sviluppare la compassione. L'obiettivo principale è praticare interamente senza parole, limitandosi a dirigere la compassione verso il/i soggetto/i.
    • Se provi del risentimento o del dolore, o se la compassione non sorge, lascia andare questi sentimenti e giudizi. Non hai affatto fallito la meditazione, provando questi sentimenti: puoi utilizzarli come base per sviluppare la compassione e il perdono nei tuoi stessi confronti, così come per comprendere il funzionamento della mente.
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    Pratica la dolce e attenta consapevolezza della giusta compassione. In questo modo la tua mente non vagherà né inizierà a provare attaccamento o coinvolgimento in qualunque questione. Continua a dirigere la compassione verso qualunque caso di cui tu sia a conoscenza.
    • Durante l'intera seduta di meditazione puoi concentrarti su uno solo o più casi, a seconda del tuo livello di esperienza. Comunque, l'obiettivo è quello di concedere loro il tempo di lasciare che il cuore e la mente diventino tranquilli, perdonino e sviluppino l'equanimità nei confronti dell'oggetto della compassione.
    • Dopo aver aumentato la tua stabilità, espandi la tua compassione. Facendo attenzione potresti cominciare a dirigere la compassione verso qualcuno che ti ha fatto qualcosa di male.
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    Lascia andare sistematicamente qualunque barriera che possa presentarsi nella tua mente. Ad esempio, qualunque dolore, frustrazione, desiderio, risentimento, ostilità e freddezza tu possa provare. Queste emozioni possono essere rivolte verso te stesso, quelli che ti sono vicini, i tuoi conoscenti o, infine, verso le persone nei cui confronti sei ostile o che sai che provano ostilità verso di te. L'abbattimento delle barriere durante lo sviluppo della pace, del perdono e della comprensione è solo uno dei tanti benefici prodotti dalla meditazione della compassione.
    • Per proseguire nello sviluppo di questa meditazione, misurati con le tue stesse esperienze. Considera la necessità della virtù di poter essere sincero, la saggezza dell'essere compassionevole senza farsi intrappolare, e la forza di carattere e l'abilità di agire quando è necessario anche nei casi difficili, accettando la realtà di ciò che si presenta a noi e agli altri e di ciò per cui non abbiamo rimedio.
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    Esamina i modi in cui la vera compassione può diventare falsa o dannosa. Questa meditazione presenta numerose trappole, perché esiste un livello in cui assomiglia alla compassione, ma non dà alcun beneficio, e potrebbe persino risultare dannosa. D'altra parte, questo livello ti fornisce un'opportunità immediata di esaminarlo e analizzarlo per poterlo comprendere. Le trappole più frequenti sono:
    • Quella che viene spesso chiamata "cuore sanguinante". Può portare i praticanti al dolore e alla disperazione, causate da una gamma di complicazioni come i limiti dei nostri poteri, il fatto che nel mondo non ci sia mai abbastanza amore o virtù ecc.
    • L'idea di sentirsi obbligati o in dovere di fare qualcosa per aiutare tutte le persone, perché nel mondo c'è davvero così tanta infelicità. La felicità e l'infelicità sono tutti comuni denominatori. Questo è il tipo più crudele, perché è esclusivamente basato sulla brama e il desiderio di cambiare il mondo. Può sembrare nobile, ma il praticante deve chiedersi come questo conduca alla libertà o alla saggezza.
    • La compassione dove indugiamo nella pietà. Spesso questo tipo di praticante immagina di essere un santo o un salvatore che sacrifica se stesso per gli altri. Analoga, perché ancora collegata a un sentimento di autoindulgenza, è l'idea secondo la quale dovremmo convertire gli altri al nostro modo di pensare per il loro stesso bene. Questa trappola può essere molto sottile e, spesso, rappresentare il tipo più pericoloso.
    • Spesso il praticante considera la persona che ha dei problemi come un individuo inferiore o non altrettanto saggio e buono del praticante stesso, o addirittura ritiene che la persona meriti quello che le è capitato. Spesso questo è un evidente segnale dell'ipocrisia che inizia a prendere piede.
    • Desiderare la compassione nei confronti di qualcuno per guadagnare dei meriti per noi stessi.
    • Il fatto che la compassione venga corrotta dal nemico lontano, che è la rabbia o l'ostilità.
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    Considera i modi in cui puoi essere più compassionevole nella tua vita quotidiana. Cerca di confrontare i vantaggi della vera compassione con le differenze che produce nella tua vita. Praticando la compassione rimodelliamo le nostre abitudini mentali e il nostro cervello per essere più tolleranti e indulgenti, ma siamo anche in grado di vedere i modi in cui può fare più male che bene, e di conseguenza diventiamo più saggi e prudenti nelle nostre azioni. La lezione che ci insegna il loto è che cresce nel fango e nell'acqua sporca, ma li trascende entrambi per ergersi liberamente. Per tutti quelli che lo vedono, è semplicemente meraviglioso.
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Consigli

  • Lo scopo di questa pratica non è solo quello di sviluppare la compassione, ma di rendersi conto che l'individuo o le persone che hanno fatto del male alla fine andranno incontro alle conseguenze delle proprie azioni. Che accada presto o tardi non ha importanza, ma nessuno la fa franca. Una persona come questa potrebbe continuare a fare del male a se stessa o agli altri, senza mai rifletterci sopra veramente o senza capire il male che fa e gli effetti che produce, nemmeno quando si presentano le conseguenze. In definitiva, fa del male soprattutto a se stessa, il che può renderla oggetto di compassione.
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