Calcidiolo
Struttura del calcidiolo
Struttura del calcidiolo
Nome IUPAC
(6R)-6-[(1R,3aR,4E,7aR)-4-[(2Z)-2-[(5S)-5-
Idrossi-2-metilidene-cicloesilidene]
etilidene]-7a-metil-2,3,3a,5,6,7-esaidro-
1H-inden-1-il]-2-metil-2-eptanolo
Nomi alternativi
25-Idrossivitamina D3
25-Idrossicolecalciferolo
Calcifediolo
Caratteristiche generali
Formula bruta o molecolareC27H44O2
Massa molecolare (u)400.64 g/mol
Numero CAS19356-17-3
Numero EINECS242-990-9
PubChem5283731
DrugBankDB00146
SMILES
CC(CCCC(C)(C)O)C1CCC2C1(CCCC2=CC=C3CC(CCC3=C)O)C
Indicazioni di sicurezza

Il calcidiolo (chiamato anche calcifediolo o 25-idrossicolecalciferolo) è un preormone prodotto nel fegato per idrossilazione del colecalciferolo.

Una volta prodotto, il calcidiolo viene convertito nei reni dall'enzima 25-idrossivitamina D3 1-alfa-idrossilasi in calcitriolo, un ormone secosteroide che è la forma biologicamente attiva della Vitamina D3.

In medicina, il dosaggio dei valori di calcidiolo è il metodo più efficace e il più sensibile per valutare i livelli di vitamina D nell'organismo.[1] L'aumento dei livelli di calcidiolo è associato all'aumento dell'assorbimento intestinale di calcio.

Dosaggio nel sangue umano

In medicina il dosaggio della 25-idrossi-vitamina D nel sangue è utilizzato per stimare la quantità di vitamina D nell'organismo.[2] Questo test, utile per diagnosticare la carenza di vitamina D, è indicato nei pazienti ad alto rischio di deficienza di questa vitamina e può indirizzare il medico nella decisione di iniziare terapie specifiche.[3][4]

I pazienti affetti da osteoporosi, malattia renale cronica, sindromi da malassorbimento, obesità e da alcune infezioni sono considerati ad alto rischio e si consiglia loro di effettuare il dosaggio della vitamina D.[3] Sebbene la carenza di vitamina D sia comune in alcune popolazioni, come quelle che vivono a latitudini estreme o comunque con scarsa esposizione alla luce solare, il dosaggio della 25-OH-vitamina D non è necessario per tutta la popolazione.[3]

L' American Society for clinical nutrition ha comunque sottolineato l'esigenza di una maggiore standardizzazione e riproducibilità tra diversi laboratori.[1]

Secondo MedlinePlus, i valori normali di calcidiolo sono compresi fra 30 e 74 ng/mL.[2] Tuttavia l'intervallo di riferimento varia a seconda di diversi fattori, come l'età e l'area geografica di residenza. Per questo motivo è stato suggerito un intervallo più ampio, fra 20 e 150 nmol/L (8 - 60 ng/ml), [5] mentre altri studi definiscono livelli inferiori a 80 nmol/L (32 ng/ml) indicativi di carenza di vitamina D.[6]

I laboratori statunitensi riportano generalmente i livelli di 25(OH) vitamina D in ng/mL, mentre in altri Paesi essi sono riportati in nmol/L. Per ottenere la conversione in nmol/mL occorre moltiplicare per 2,5 il valore espresso in ng/mL.

Importanza clinica

Con l'aumentare della concentrazione plasmatica di calcidiolo, aumenta l'assorbimento di calcio nell'intestino. L'escrezione di calcio con le urine controbilancia l'assorbimento intestinale e comincia ad aumentare quando i livelli di calcidiolo raggiungono le 400 nmol/L (160 ng/mL).[7] Alcuni studi di popolazione condotti negli anni novanta dal gruppo di Cedric F. Garland e Frank C. Garland dell'Università di San Diego in California hanno evidenziato che all'aumentare dei livelli ematici di calcidiolo diminuisce l'incidenza di carcinoma del colon[8] e del carcinoma della mammella.[9] Tuttavia i più recenti studi clinici randomizzati e controllati non sono riusciti a dimostrare un effetto protettivo della vitamina D contro il cancro del colon-retto.[10]

Note

  1. 1 2 Robert P Heaney, Functional indices of vitamin D status and ramifications of vitamin D deficiency, in American Journal of Clinical Nutrition, vol. 80, n. 6, dicembre 2004, pp. 1706S–9S, PMID 15585791.
  2. 1 2 25-hydroxy vitamin D test: Medline Plus, su nlm.nih.gov. URL consultato il 21 marzo 2010.
  3. 1 2 3 American Society for Clinical Pathology, Five Things Physicians and Patients Should Question, su Choosing Wisely: an initiative of the ABIM Foundation, American Society for Clinical Pathology, PMID 22243814. URL consultato il 1º agosto 2013.
  4. Chuanyi M. Lu, Pathology consultation on vitamin D testing: Clinical indications for 25(OH) vitamin D measurement [Letter to the editor], in American Journal Clinical Pathology, n. 137, American Society for Clinical Pathology, maggio 2012, pp. 831-832, DOI:10.1309/AJCP2GP0GHKQRCOE, PMID 21646368.
  5. Bender, David A., Vitamin D, in Nutritional biochemistry of the vitamins, Cambridge, Cambridge University Press, 2003, ISBN 0-521-80388-8. URL consultato il 10 dicembre 2008 (archiviato dall'url originale il 24 luglio 2011).
  6. Hollis BW, Circulating 25-hydroxyvitamin D levels indicative of vitamin D sufficiency: implications for establishing a new effective dietary intake recommendation for vitamin D, in J Nutr, vol. 135, n. 2, febbraio 2005, pp. 317–22, PMID 15671234.
  7. Kimball SM, Ursell MR, O'Connor P, Vieth R, Safety of vitamin D3 in adults with multiple sclerosis, in J Clin Endocrinol Metab, vol. 86, n. 3, 2004, pp. 645–51, PMID 17823429.
  8. (EN) Garland CF, Garland FC, Gorham ED, Can colon cancer incidence and death rates be reduced with calcium and vitamin D?, in Am J Clin Nutr, vol. 54, 1 suppl., luglio 1991, pp. 193S-201S, PMID 2053561. URL consultato il 28 dicembre 2013.
  9. (EN) Garland CF, Garland FC, Gorham ED, Calcium and vitamin D. Their potential roles in colon and breast cancer prevention, in Ann N Y Acad Sci, n. 889, 1999, pp. 107-19, PMID 10668487. URL consultato il 28 dicembre 2013.
  10. (EN) Wactawski-Wende J, Kotchen JM, Anderson GL, Assaf AR, Brunner RL et al, Women's Health Initiative Investigators, Calcium plus vitamin D supplementation and the risk of colorectal cancer, in N Engl J Med, vol. 354, n. 10, marzo 2006, p. 1102, PMID 16481636. URL consultato il 29 dicembre 2013.

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