L'immunoprofilassi è una pratica medica che racchiude le procedure di immunizzazione attiva o passiva, una pratica di profilassi che si attua a scopo preventivo verso alcune malattie.[1]

L'immunoprofilassi attiva, che consiste nelle procedure di vaccinazione, può essere obbligatoria o facoltativa, a seconda delle direttive dei singoli Paesi e delle raccomandazioni dell’OMS, e riguarda le vaccinazioni dell'infanzia (antidifterica, antitetanica, antipolio, antiepatite B, antimorbillo, antiparotite, antirosolia, antimeningococco, antiinfluenza virale) o per alcune classi di lavoratori esposti a rischi di infezioni sul lavoro (tetano, tubercolosi, epatite).[1]

L’immunoprofilassi passiva, o sieroprofilassi, è notevolmente diminuita rispetto al passato, e si attua nei casi di morso di serpenti o in caso di esposizione ad alcune tossine o malattie infettive.[1]

L'immunoprofilassi combinata include entrambe le procedure, e prevede la somministrazione di immunoglobuline dopo gli esordi della malattia o l’esposizione all’agente infettante seguita poi dalla vaccinazione.[1]

Note

  1. 1 2 3 4 Immunoprofilassi, in Dizionario di medicina, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010. URL consultato il 16 aprile 2020.

Voci correlate

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