Tiramina
Struttura molecolare della tiramina
Struttura molecolare della tiramina
Nome IUPAC
4-(2-amminoetil)fenolo
Nomi alternativi
4-idrossifeniletanammina
4-idrossi-fenetilammina
p-tiramina
para-β-amminoetilfenolo
Caratteristiche generali
Formula bruta o molecolareC8H11NO
Massa molecolare (u)137,18
Aspettopolvere giallo chiaro
Numero CAS51-67-2
Numero EINECS200-115-8
PubChem5610
DrugBankDB08841
SMILES
C1=CC(=CC=C1CCN)O
Proprietà chimico-fisiche
Densità (g/cm3, in c.s.)?
Solubilità in acquasolubile a 293,15K
Temperatura di fusione160-162 °C (433,15-435,15 K)
Temperatura di ebollizione175-181 °C (448,15-454,15 K) a 8 mmHg
Indicazioni di sicurezza
Simboli di rischio chimico
irritante
attenzione
Frasi H315 - 319 - 335
Consigli P261 - 305+351+338 [1]

La tiramina (o, più raramente, tirammina) è una ammina derivata dall'amminoacido tirosina, per decarbossilazione catalizzata dall'enzima tirosina decarbossilasi. È una feniletilammina sostituita.

Ampiamente presente nell'organismo degli esseri viventi, viene sintetizzata per decarbossilazione della tirosina in seguito a processi fermentativi o di decomposizione batterica.

Esempi di cibi ricchi di tiramina sono rappresentati da aringhe affumicate, formaggi stagionati, yogurt, carni lavorate (fegato di pollo, salumi e insaccati), salsa di soia, vino rosso invecchiato, pesce, cioccolato, avocado, fichi, fave, minestre in busta o in scatola, banane raccolte mature (oltre a dopammina e triptammina), caffè, lievito di birra, bevande alcoliche.[2]

Essa è anche una delle sostanze a cui sono imputati gli effetti dei postumi dell'ubriachezza. È anche una molecola responsabile di alcune forme di intolleranze alimentari.[3]

Fisiologia e fisiopatologia

La tiramina è un simpaticomimetico in grado di stimolare il rilascio di noradrenalina dalle vescicole neuronali causando vasocostrizione, con aumento dei battiti cardiaci e della pressione sanguigna. Un alto introito alimentare può causare la cosiddetta "risposta pressoria alla tiramina", che provoca un aumento della pressione sistolica di 30 o più millimetri di mercurio con una dose assunta di tiramina compresa tra 200-800 mg.[4]

L'esistenza di un recettore con alta affinità per la tiramina, appartenente alla famiglia dei recettori per le ammine "traccia" accoppiato a una proteina G e denominato Trace Amine receptor 1 o TA1, suggerisce la possibilità che questa sostanza agisca da neurotrasmettitore. I recettori TA1 sono distribuiti nel cervello e in tessuti periferici quali i reni. Ciò giustificherebbe l'ipotesi che la tiramina possa anche agire in modo diretto sul controllo della pressione sanguigna.

È inoltre noto a chi soffre di emicrania di stare lontano dai cibi ricchi di tiramina sopraelencati. La maggior parte degli effetti della tiramina si esplicherebbe, infatti, attraverso il rilascio di catecolammine e serotonina che agirebbero da vasodilatatori cerebrali, con aumento della permeabilità capillare ed edema perivasale. L'edema, stirando le terminazioni nervose perivasali causerebbe mal di testa, irritabilità, fotofobia e nausea, tutti sintomi alla base della patologia emicranica.

Metabolismo

La tiramina, come tutte le monoammine, è metabolizzata dalle monoamminossidasi e per questo motivo durante il trattamento farmacologico con Linezolid, che inibisce il catabolismo MAO-mediato da questa Amina riducendo di dieci volte il valore soglia che provoca un aumento della pressione arteriosa, è necessario limitare l'apporto alimentare di tiramina a massimo 100 mg/die. La cheese reaction è una sindrome causata dall'eccessivo accumulo di monoammine dovuto all'effetto della tiramina potenziato dall'utilizzo di farmaci antidepressivi contenenti inibitori delle monoamminossidasi (I-MAO). Clinicamente si tratta di una pericolosa ipertensione acuta, preannunciata da cefalea pulsante, associata all'ingestione di alimenti ricchi di tiramina quando si è in cura con IMAO. Un rigoroso controllo dietetico è necessario, onde evitare questo problema. Poiché la tiramina viene principalmente catabolizzata dalle MAO-B, l'utilizzo di inibitori selettivi delle MAO-A come la moclobemide, può evitare lo scaturirsi di crisi ipertensive.[5]

Note

  1. Sigma Aldrich; rev. del 29.12.2010
  2. ALIMENTI CONTENENTI TIRAMINA CHE POSSONO ESSERE CAUSA DI CEFALEA (PDF), su wolfdesign.it. URL consultato l'8 luglio 2010 (archiviato dall'url originale il 17 aprile 2012).
  3. INTOLLERANZE ALIMENTARI, su benessere.com. URL consultato l'8 luglio 2010.
  4. PR. Bieck, Hypertensive crises with reversible inhibitors of monoamine oxidases? Results of tyramine interaction studies, in Psychiatr Prax, Suppl 1, agosto 1989, pp. 25-31, PMID 2587674.
  5. Aldo Zangara, Terapia medica ragionata, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2002, p. 429, ISBN 88-299-1649-8.

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