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Venere eterna, in variopinto soglio,
Di Giove fìglia, artefice d'inganni,
O Augusta, il cor deh tu mi serba spoglio
Di noje e affanni.
E traggi or quà, se mai pietosa un giorno,5
Tutto a' miei prieghi il favor tuo donato,
Dal paterno venisti almo soggiorno,
Al cocchio aurato
Giugnendo il giogo. I passer lievi, belli
Te guidavano intorno al fosco suolo10
Battendo i vanni spesseggianti, snelli
Tra l'aria e il polo,
Ma giunser ratti: tu di riso ornata
Poi la faccia immortal, qual soffra assalto
Di guai mi chiedi, e perchè te, beata,15
Chiami io dall'alto.
Qual cosa io voglio più che fatta sia
Al forsennato mio core, qual caggìa
Novello amor ne' miei lacci: chi, o mia
Saffo, ti oltraggia?20
S'ei fugge, ben ti seguirà tra poco,
Doni farà, s'egli or ricusa i tuoi,
E s'ei non t'ama, il vedrai tosto in foco,
Se ancor nol vuoi.
Vienne pur ora, e sciogli a me la vita 25
D'ogni aspra cura, e quanto io ti domando
Che a me compiuto sia compj, e m'aita
meco pugnando.