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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti d'alcuni arcadi più celebri/Giuseppe Ercolani


XXIV1


Adam di dolce pianto asperso e molle,
     Ed io, com’uom ch’alto prodigio vede,
     Miriam la Bella, ch’ogni Bella eccede,
     E nostra al sommo umìl Natura estolle:
5Nell’aureo crin ch’al Sol la gloria tolle,
     E ne’ begli occhi tal virtù possiede,
     Che trae dall’alto dell’empirea sede

     Chi nascer senza il suo voler non volle2.
Qual miracol è quel quando la speme
     10Pone in dubbio del Mondo, ed al materno
     Offerto onore isbigottisce e teme?
E qual dolcezza, ad onta dell’Inferno,
     Vederla in poi col suo gran Figlio insieme,
     E somigliarsi al Genitore eterno!

  1. Per la stessa.
  2. S’allude, dice l’Autore, alla riflessione dell’Abbate Guerico: Noluit Deus sumere carnem ex ea, non dante ipsa.


Note

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