< Adelchi < Atto quinto
Questo testo è stato riletto e controllato.
Atto quinto - Scena III Atto quinto - Scena V

SCENA IV.


Tenda nel campo di Carlo sotto Verona.


CARLO, un ARALDO, ARVINO, CONTI.


                        carlo.
Vanne, araldo, in Verona; e al duca, a tutti
I suoi guerrier questa parola esponi:
Re Carlo è qui: le porte aprite; egli entra
Grazioso signor; se no, più tarda
L’entrata fia, ma non men certa; e i patti
Quali un solo li detta, e inacerbito.
                    (l’ARALDO parte.)

                       arvino.
Il vinto re chiede di parlarti, o sire.

                        carlo.
Che vuol?

                       arvino.
                Nol disse; ma pietosa istanza
Egli ne fea.

                        carlo.
                   Venga.
                     (ARVINO parte.)
                        Vediam colui,
Che destinata a un’altra fronte avea
La corona di Carlo.
                       (ai CONTI)
                            Ite: alle mura
La custodia addoppiate; ad ogni sbocco
Si vegli in arme: e che nessun mi sfugga.


Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.