< Adelchi < Atto quinto
Questo testo è stato riletto e controllato.
Atto quinto - Scena V Atto quinto - Scena VII

SCENA VI.


CARLO, DESIDERIO, ARVINO.


                       arvino.
Viva re Carlo! Al cenno tuo, dai valli
Calan le insegne; strepitando a terra
Van le sbarre nemiche; ai claustri aperti
Ognun s’affolla, ed all’omaggio accorre.

                      desiderio.
Ahi dolente, che ascolto! e che mi resta
Ad ascoltar!

                        carlo.
                   Né si sottrasse alcuno?

                       arvino.
Nessuno, o re: pochi il tentar, ma invano.
Sorpresi nella fuga, d’ogni parte
Cinti, pugnar fino all’estremo; e tutti
Restar sul campo, quale estinto, e quale
Ferito a morte.

                        carlo.
                     E son?

                       arvino.
                            Tale è presente,
A cui troppo dorrà, se tutto io dico.

                      desiderio.
Nunzio di morte, tu l’hai detto.

                        carlo.
                                           Adelchi
Dunque perì?

                      desiderio.
                      (ad ARVINO)
                   Parla, o crudele, al padre.

                       arvino.
La luce ei vede, ma per poco, offeso
D’immedicabil colpo. Il padre ei chiede,
E te pur anche, o sire.

                      desiderio.
                             E questo ancora
Mi negherai?

                        carlo.
                    No, sventurato. - Arvino,
Fa ch’ei sia tratto a questa tenda; e digli
Che non ha più nemici.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.