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VISSUTE INVANO
Povere suore,
chiudete il core,
coprite gli occhi
col vel raccolto,
chinate il volto
sino ai ginocchi!
Dal vizzo petto
l’ultimo affetto
v’hanno strappato
e il vóto forte
come la morte
v’ha mutilato.
Il cereo viso
senza un sorriso
s’affila e langue;
malsano e bianco
nel vacuo fianco
vi stagna il sangue.
I dolci canti
cari agli amanti
non li sapete;
tolte al fecondo
gaudio del mondo
donne non siete.
E pur qui fuori
ci son dei fiori
per chi li coglie
e trilli e gridi
Salgon dai nidi
sotto le foglie.
Passan col vento
tepido e lento
baci e parole
e sul creato
innamorato
fiammeggia il sole.
E pur, non vinto,
l’umano istinto
veglia e v’aspetta
e la parola
— tu vivrai sola —
Dio non l’ha detta,
ma tra gli ulivi
verdi, pe i clivi
di Galilea,
il Cristo biondo
la vita e il mondo
benedicea!
Deh, penitenti
pe i godimenti
che non provaste,
perchè, spietate,
martirizzate
le carni guaste?
Ah, è vero! Eterno
brucia l’inferno
per chi è felice
e Monsignore
se sboccia un fiore
lo maledice.