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Dovunque vai, con teco porti il cesso Poi che guerito son de le mascelle
Questo testo fa parte della raccolta I. Rustico Filippi

XXII

Ecco un popolano avaro e ingordo, che s’industria come può

Al mio parer, Terriccio non è grave,
ma scarso il tegno ismisuratamente;
e ben cavalca de la man soave,
4quando d’avere utolitá ne sente.
E con tale usa, e vanno insieme ’n nave,
che boce glien’è corsa di mordente;
non so se ’l fa: ma ’l suo si serra a chiave,
8ch’él medesmo, che ’n tórre è si saccente,
non credo che del suo potesse avere;
ché’n questo è fermo il suo intendimento:
11del suo non dare, altrui tórre a podere.
E, se per rima fosse il suo lamento
de’ nuovi danni, che stima d’avere,
14sollazzi n’averemmo il giorno cento.

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