Questo testo è stato riletto e controllato.
Questo testo fa parte della raccolta Tragedie, inni sacri e odi


Se pien d’alto disdegno e in me securo
     Alteramente io parlo e penso e scrivo
     Oltre l’etate e il vil tempo in ch’io vivo,
     4E piacer sozzo e vano onor non curo;
Opra è tua, Donna, e del celeste e puro
     Foco che nel mio petto accese il vivo
     Lume de gli occhi tuoi, che mi fa schivo
     8Di quanto parmi, al tuo paraggio, impuro.
Piacerti io voglio, nè piacer ti posso,
     Fin ch’io non sia, negli atti e pensier miei,
     11Mondo così ch’io ti somigli in parte.
Così per la via alpestra io mi son mosso:
     Nè, volendo ritrarmene, il potrei;
     14Perchè non posso intralasciar d’amarte.


Altri progetti

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.