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ALLOCUZIONE
DI S. S. NOSTRO SIGNORE
PAPA PIO VII
TENUTA NEL CONCISTORO SEGRETO
La feria seconda il giorno XXIX di Ottobre MDCCCIV.
VENERABILI FRATELLI,
Allorquando vi annunziammo da questo stesso luogo il Concordato da Noi fattosi colla Maestà dell’Imperatore de’ Francesi, allora Primo Console della Repubblica, vi abbiamo comunicato il gaudio, onde il Dio d’ogni consolazione avea il cuor Nostro riempiuto pel cambiamento di cose in conseguenza dello stesso Concordato succeduto in que’ vastissimi, e popolosissimi Paesi a bene della Religione Cattolica. Imperciocchè i Sacri Templi indi riaperti, e dalle profanazioni purgati, che miseramente aveano sofferte, gli Altari riedificati, il Vessillo della salutifera Croce nuovamente rialzato, il vero culto di Dio richiamato, gli augusti misteri della Religione liberamente e pubblicamente di bel nuovo celebrati, i legittimi Pastori donati ai Popoli, i quali attender potessero a pascere il gregge, la Cattolica Religione felicemente dalle latebre uscita, in cui era stata costretta a nascondersi, e in mezzo alla luce di quell’inclita Nazione un’altra volta ristabilita, in fine tante anime dagli storti sentieri in seno all’unità ricondotte, e con se stesse, e con Dio riconciliatesi fornirono al cuor Nostro i più giusti argomenti della più ampia esultazione, e letizia nel Signore.
Quest’opera sì grande, e sì maravigliosa, siccome allora eccitò i più grati sensi dell’animo Nostro verso il Potentissimo Principe, che a perfezionarla per mezzo del Concordato spiegò tutta la sua autorità, così la ricordanza di essa aggiugne continui stimoli al cuor Nostro, sicchè ogniqualvolta ci si presenterà un’occasione, abbiam col fatto a dimostrare, che Noi siamo realmente verso di Lui animati dai medesimi sentimenti.
Ora lo stesso Potentissimo Principe Figliuol Nostro carissimo in Cristo Napoleone Imperator de’ Francesi, il quale per le cose, che dette abbiamo, ha renduti sì preclari servigj alla Cattolica Religione, Ci ha significato desiderare ardentemente di essere consecrato, e ricevere da Noi la Corona Imperiale, affinchè cotesta solenne Cerimonia vesta nel grado il più eminente, che far si possa, il carattere della Religione, e le celesti benedizioni tragga largamente.
Una siffatta domanda con tai sensi espressa non solo diede per se stessa a Noi una luminosa testimonianza della sua Religione, e filiale riverenza verso questa Santa Sede, ma venne eziandio accompagnata con manifeste dichiarazioni, onde l’Imperatore Ci assicurò della costante sua volontà di giovare ogni giorno più alla Santissima Fede, i cui disastri a riparare in que’ fioritissimi Paesi ha egli cotanto, e con sì grandi sforzi cooperato. Poichè nei carteggj, che volle avere con Noi, con precise parole Ci espresse questo sentimento dell’animo suo. Il perchè Ci fece sapere, che l’obbietto del Nostro Viaggio in Francia non era tanto la Cerimonia d’imporre sul suo Capo la Corona, ma che i grandi affari della Chiesa se ne sarebbero presa la parte principale, e che questi sarebbonsi trattati nei parlamenti, che avremmo avuti insieme, e che i loro successi non potevano che aspettarsi utilissimi al progresso della Religione, ed al bene de’ Popoli.
Voi vedete adunque, Venerabili Fratelli, quanto giuste, e quanto rilevanti ragioni abbiamo d’intraprendere questo Viaggio. Imperciocchè il vantaggio della Nostra Santissima Religione vi Ci muove, e la Nostra riconoscenza verso il Potentissimo Imperatore, il quale avendo, come dicemmo, tutta la sua autorità impiegata, perchè lecito fosse di professare liberamente in Francia la Cattolica Religione, e di esercitarla pubblicamente, ora Ci dimostra inoltre un animo così inclinato a procacciare della medesima Religione l’accrescimento.
Pertanto Ci leviamo in una grande speranza, che imprendendo Noi sul suo invito questo Viaggio, e con esso Lui abboccandoci, tai cose abbiano dal suo senno a seguire pel bene della Chiesa Cattolica, la quale si è l’unica arca della salute, che al fin possiamo rallegrarci del compimento del sommo affare della Santissima Religione. E questa speranza non tanto s’appoggia sulla debolezza delle Nostre parole, quanto sulla grazia di Colui, di cui sostegniamo, sebbene immeritevoli, le veci in terra, grazia, che colle preci, e co’ sacri riti invocata largamente si spande ne’ cuori de’ Principi, i quali ben disposti a ricevere di questa sacra Cerimonia gli effetti, Padri essendo de’ Popoli, vogliono vivere solleciti dell’eterna salute, e morire da veri figliuoli della Cattolica Chiesa.
Per questi motivi, Venerabili Fratelli, gli esempli seguendo Noi de’ Nostri Antecessori, i quali talora anche per un certo tempo la propria Sede lasciata, si portarono in lontani paesi per procurare il bene della Religione, e far cosa grata a’ Principi benemeriti della Chiesa, Ci accingiamo a questo Viaggio, quantunque la sua lunghezza, e la men convenevole stagione dell’anno, e la nostra di già avanzata età, e poco robusta salute Ce ne avrebbero affatto dovuto distorre. Ma nulla curiamo queste cose, purchè Iddio pieghi ai desiderj del Nostro cuore.
Nè poi in alcuna maniera sfuggirono al Nostro spirito le cose, che aver si doveano innanzi agl’occhi prima di prendere una deliberazione sì grave, ma tutte le abbiamo sì e vedute, e seriamente considerate. E nella moltiplicità di queste considerazioni essendoci sopraggiunte varie difficoltà, per alcune delle quali la Nostra coscienza rendevasi dubbiosa, e irresoluta, per ordine dell’Imperatore Ci furono date tali risposte, e dichiarazioni, che, ben maturata ogni cosa, rimasimo pienamente persuasi dell’utilità del Nostro Viaggio per ottenere il bene della Religione, che abbiamo in mira. Non è però d’uopo di singolarmente spiegare con più diffuso discorso queste cose, mentre a Voi è appieno conosciuta tutta la condotta di questo trattato, a Voi, i cui sentimenti, primacchè da Noi alcuna cosa si stabilisse in un affare di tanta importanza, abbiamo e dimandati e apprezzati, come convenivasi, assaissimo.
Ma perchè non intralasciassimo quel, che nelle massime deliberazioni è sopratutto necessario, ben consapevoli, quanto sieno sempre, giusta l’oracolo della Divina Sapienza, timidi i pensieri dei mortali, e incerti i Nostri provvedimenti, abbiamo posta cura, che al Padre de’ lumi si facessero delle lunghe, e fervide preghiere da Personaggi di una grande integrità di costumi, e pietà, le cui orazioni a guisa d’incenso salgono al cospetto di Dio, affinchè Lui Conducitore, nulla da Noi si operasse, se non quanto fosse piaciuto agli occhi suoi, e avesse a ritornare all’avvantaggio, e incremento della Chiesa.
Testimone è a Noi Iddio, innanzi al quale abbiamo sfogato il Nostro cuore umilmente, e a cui spesso le mani nostre abbiamo alzate nel Tempio Santo suo, perchè la voce esaudisse della Nostra preghiera, e fosse il Nostro sovvenitore; Testimone Ci è, che Noi null’altro abbiamo avuto in vista, che quel che in ogni Nostra azione dobbiam proporci, cioè la maggior gloria sua, l’utilità della Cattolica Religione, la salute delle anime, e ’l compimento dell’Apostolico Ministero, che Ci venne da lui, comechè immeritevoli, affidato. Voi stessi, Venerabili Fratelli, testimonj Ci siete, Voi, ai quali per essere ajutati co’ vostri consigli abbiam voluto, che ogni cosa nota fosse, e conosciuta, e a cui pienamente abbiamo comunicati i più intimi sensi dell’animo Nostro. Pertanto essendosi in questa guisa un sì grande affare col soccorso Divino condotto al suo termine, confidentemente operando in Dio Salvatore Nostro volonterosamente Ci mettiamo nel Viaggio, per cui siam mossi da cause così gravi. Il Padre delle misericordie Iddio benedirà, siccome speriamo, i Nostri passi, e segnerà quest’epoca con uno splendido accrescimento della Religione, e della sua gloria.
Sull’esempio de’ Nostri Antecessori, e particolarmente sull’ultimo della felice ricordanza di Pio Papa VI, che decretò la medesima cosa quando dovette partire per Vienna, Vi assicuriamo, Venerabili Fratelli, che Noi abbiamo ogni cosa disposta, e ordinata, per cui si è provveduto, che la Curia, e l’Udienza delle cause insieme ai Nostri Ministri, e quei di questa Santa Sede dopo la Nostra partenza dalla Città, a cui così richiedendo il regime di tutta la Chiesa, e del Nostro dominio Ci affretteremo di ritornare, rimangano nello stato, e nell’amministrazione, in cui sono. E rivolgendo nell’animo Nostro la necessità a tutti imposta di morire, e l’incertezza del giorno della morte, abbiamo anche stimato attaccandoci agli esempli de’ nostri Antecessori, e al recente di Pio VI inviatosi a Vienna, di guardare, e prevedere, che il Conclave pel Papa si tenga in Roma, se mai Iddio ci vorrà togliere alle cose di quaggiù, mentre siamo dalla Città assenti. In ultimo caldamente a Voi dimandiamo, e con istanza, che conserviate sempremai verso di Noi la medesima buona volontà, che sempre aveste, e che viemaggiormente essendo assenti Ci raccomandiate all’Onnipossente Iddio, al Signor Nostro Gesù Cristo, alla Gloriosissima Vergine Madre di Lui, e al Beato Apostolo Pietro, affinchè il Nostro Viaggio sia prospero, e avventurato, e conseguisca un esito felice. La qual cosa se Noi impetreremo, come Ci giova sperare dall’Autore d’ogni bene Iddio, Voi, Venerabili Fratelli, che abbiamo chiamati a parte di tutti i Nostri disegni, e di tutte le cose Nostre, una gran parte avrete ancora nel gaudio comune, e tutti Noi esulteremo, e ci rallegreremo nella misericordia del Signore.