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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti d'alcuni arcadi più celebri/Benedetto Menzini


XVI1


Altr’armi, altr’arti, che di Marte fiero,
     Oggi Annibale appresta; armi d’Ingegno,
     Che van di gloria all’onorato segno
     Per dolce, ed aspro di virtù sentiero
5Quei, che di Roma contrastò l’Impero,
     Ch’altro potè vantar, che un crudo sdegno
     Per cui giurò, che d’ogni oltraggio indegno
     Fora all’Italia apportator primiero.
Il nostro nò, chè placidi e clementi
     10Vibra suoi strali: ed è sua regia sorte
     Far de’ lauri di Palla ombra alle genti.
Apransi a Lui d’onor l’eccelse porte:
     Che trionfar dell’espugnate menti
     Gloria è maggior, che d’Annibale il forte.

  1. Nel Dottorato di D. Annibale Albani.


Note

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