< Aminta (1590) < Atto secondo
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Choro
Atto secondo - Scena terza Atto terzo

     Aminta con un dardo, che tenea
     Ne la man deſtra, al Satiro auuentoſſi
     70Come un Leone, & io frà tanto pieno
     M’hauea di ſaſſi il grembo, onde fuggiſſi.
     Come la fuga de l’altro conceſſe
     Spatio à lui di mirare: egli riuolſe
     I cupidi occhi in quelle membra belle,
     75Che, come ſuole tremolare il latte,
     Ne’ giunchi, ſi parean morbide, e bianche.
     E tutto’l vidi sfauillar nel viſo;
     Poſcia accoſtoſſi pianamente à lei
     Tutto modesto, e diſſe: Ò bella Siluia
     80Perdona à queſte man, ſe troppo ardire
     È l’appreſſarſi à le tue dolci membra,
     Perche neceſſità dura le sforza;
     Neceſſità di ſcioglier questi nodi:
     Nè queſta gratia, che fortuna vuole
     85Conceder loro, tuo mal grado ſia.

     Ch.Parole d’ammollir un cor di ſaſſo.
     Ma, che riſpoſi allhor?
     Tir.     Nulla rispoſe,
     Ma diſdegnoſa, e vergognoſa, à terra
     Chinaua il viſo, e’l delicato ſeno,
     90Quanto potea torcendoſi, celaua.
     Egli, fattoſi inanzi, il biondo crine
     Cominciò à ſuiluppare, e diſſe in tanto:
     Già di nodi ſì bei non era degno
     Coſi ruuido tronco: hor, che vantaggio
     95Hanno i ſerui d’Amor? ſe lor commune


     Aminta con un dardo, che tenea
     Ne la man destra, al Satiro avventossi
     70Come un Leone, ed io fra tanto pieno
     M’avea di sassi il grembo, onde fuggissi.
     Come la fuga de l’altro concesse
     Spazio a lui di mirare: egli rivolse
     I cupidi occhi in quelle membra belle,
     75Che, come suole tremolare il latte,
     Ne’ giunchi, sì parean morbide, e bianche.
     E tutto’l vidi sfavillar nel viso;
     Poscia accostossi pianamente a lei
     Tutto modesto, e disse: O bella Silvia
     80Perdona a queste man, se troppo ardire
     È l’appressarsi a le tue dolci membra,
     Perché necessità dura le sforza;
     Necessità di scioglier questi nodi:
     Né questa grazia, che fortuna vuole
     85Conceder loro, tuo mal grado sia.

     Ch.Parole d’ammollir un cor di sasso.
     Ma, che risposi allor?
     Tir.     Nulla rispose,
     Ma disdegnosa, e vergognosa, a terra
     Chinava il viso, e’l delicato seno,
     90Quanto potea torcendosi, celava.
     Egli, fattosi inanzi, il biondo crine
     Cominciò a sviluppare, e disse in tanto:
     Già di nodi sì bei non era degno
     Così ruvido tronco: or, che vantaggio
     95Hanno i servi d’Amor? Se lor commune

     È con le piante il pretioſo laccio?
     Pianta crudel, poteſti quel bel crine
     Offender tu, ch’à te feo tanto honore?
     Quinci con le ſue man le man le ſciolſe
     100In modo tal, che parea, che temeſſe
     Pur di toccarle, e deſiaſſe inſieme:
     Si chinò poi, per islegarle i piedi:
     Ma, come Siluia in libertà le mani
     Si vide, diſſe in atto diſpettoſo:
     105Paſtor, non mi toccar: ſon di Diana:
     Per me ſteſſa ſaprò ſciogliermi i piedi.

     Ch.Hor tanto orgoglio alberga in cor di Ninfa?
     Ahi, d’opra gratioſa ingrato merto.

     Tir.Ei ſi traſſe in disparte riuerente,
     110Non alzando pur gli occhi per mirarla,
     Negando à ſe medeſmo il ſuo piacere,
     Per torre à lei fatica di negarlo.
     Io che m’era naſcoſo, e vedea il tutto,
     Et udia il tutto, allhor fui per gridare:
     115Pur mi ritenni. Hor odi strana coſa.
     Dopo molta fatica ella ſi ſciolſe;
     E ſciolta à pena, ſenza dire, À Dio,
     À fuggir cominciò com’una cerua,
     E pur nulla cagione hauea di tema,
     120Che l’era noto il rispetto d’Aminta.

     Ch.Perche dunque fuggiſſi?     Tir.     À la ſua fuga
     Volſe l’obligo hauer, non à l’altrui
     Modeſto Amore.
     Ch.     Et in queſt’anco è ingrata.


     È con le piante il prezioso laccio?
     Pianta crudel, potesti quel bel crine
     Offender tu, ch’a te feo tanto onore?
     Quinci con le sue man le man le sciolse
     100In modo tal, che parea, che temesse
     Pur di toccarle, e desiasse insieme:
     Si chinò poi, per islegarle i piedi:
     Ma, come Silvia in libertà le mani
     Si vide, disse in atto dispettoso:
     105Pastor, non mi toccar: son di Diana:
     Per me stessa saprò sciogliermi i piedi.

     Ch.Or tanto orgoglio alberga in cor di Ninfa?
     Ahi, d’opra graziosa ingrato merto.

     Tir.Ei si trasse in disparte riverente,
     110Non alzando pur gli occhi per mirarla,
     Negando a se medesmo il suo piacere,
     Per torre a lei fatica di negarlo.
     Io che m’era nascoso, e vedea il tutto,
     Ed udia il tutto, allor fui per gridare:
     115Pur mi ritenni. Or odi strana cosa.
     Dopo molta fatica ella si sciolse;
     E sciolta a pena, senza dire, A Dio,
     A fuggir cominciò com’una cerva,
     E pur nulla cagione avea di tema,
     120Che l’era noto il rispetto d’Aminta.

     Ch.Perché dunque fuggissi?     Tir.     A la sua fuga
     Volse l’obligo aver, non a l’altrui
     Modesto Amore.
     Ch.     Ed in quest’anco è ingrata.

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