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William Shakespeare - Amleto (1599 / 1601)
Traduzione dall'inglese di Carlo Rusconi (1901)
Scena III
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SCENA III.


Altra stanza della messa.


Entra il Re con seguito.


RE.

Ho mandato a cercarlo o ho dato ordine perchè si trovi il cadavere. Quanto è pericoloso il lasciarlo così libero! Pure non dobbiamo esercitare verso di lui il rigore delle leggi. Egli è amato dalla folle moltitudine, i cui affetti sono mossi, non dal senno, ma dagli occhi; e quando ciò accade viene pesato il gastigo, non la colpa. Perchè tutto vada a dovere, bisogna che questa partenza precipitata sembri il frutto di una matura deliberazione. Ai mali estremi, estremi rimedi, o diversamente nulla. (Entra Rosencrantz.) Ebbene? Che è accaduto?

ROSENCRANTZ.

Non possiamo sapere da lui dove sia il cadavere.

RE.

Ma egli dov’é?

ROSENCRANTZ.

Di fuori, signore, custodito, e aspetta i vostri ordini.

RE.

Fatelo venire innanzi.

ROSENCRANTZ.

Olà, Guildenstern! vieni oltre col principe.


Entrano Amleto e Guildenstern.


RE.

E così, Amleto, dov’è Polonio?

AMLETO.

A cena.

RE.

A cena? dove?

AMLETO.

Non dove si mangia, ma dove si è mangiati; si è fatta in lui una convocazione di vermi politici. Il verme è il solo re dei mangiatori, noi ingrassiamo gli animali per ingrassarcene; e ci ingrassiamo pei lombrichi. Il re pingue e il magro mendico, non somministrano che una differente imbandigione; due piatti, ma ad una sola mensa; e cosi finisce.

RE.

Oimè! Oimè!

AMLETO.

Un uomo può pescare col lombrico che si è pasciuto delle viscere di un re, e mangiare il pesce che si è nudrito di quel verme.



RE.

Che vuoi dire con ciò?

AMLETO.

Nulla, se non mostrarvi come un re possa progredire traverso alle budella di un mendicante.

RE.

Dov’è Polonio?

AMLETO.

In cielo, mandate a vedere; se il vostro messo nol trova colà, cercatelo voi stesso nel luogo opposto. Ma, in fede mia, se nol trovate in questo mese, lo sentirete all’odore salendo le scale della galleria.

RE.

Andate a cercarlo dove accenna. (Ad alcuni del seguito che escono.)

AMLETO.

Vi aspetterà fino che arriviate.

RE.

Amleto, questa tua opera che ne ha tanto contristati, esige per la tua sicurezza, a noi cara, che ti allontani subito di qui; perciò apparecchiati. La nave è pronta, il vento spira propizio; i compagni ti attendono, e tutto è disposto perehe tu vada in Inghilterra.

AMLETO.

In Inghilterra?

RE.

Sì. Amleto.

AMLETO.

Bene.

RE.

Così diresti se conoscessi i nostri disegni.

AMLETO.

Vedo un cherubino che li discerne. — Ma andiamo in Inghilterra. Addio, cara madre.

RE.

E il tuo affettuoso padre, Amleto...

AMLETO.

Mia madre; padre e madre sono marito e moglie; marito e moglie è tutta una carne, e cosi, mia madre. Venite. andiamo in Inghilterra. (Esce.)

RE.

Seguitelo da vicino: fate che salga subito sulla nave; non differite, voglio che questa notte sia lontano. Andate, tutto fu già apparecchiato per questa partenza; correte ve ne prego. (Escono Rosencrantz e Guildenstern.) E tu, Inghilterra se hai in pregio la mia amicizia. (e la mia potenza ti mostrò quanto valesse, avvegnache le ferite che ti fece la spada danese siano tuttavia sanguinanti, e un tributo tu paghi al nostro trono,) non trasanderai gli ordini trascritti nelle nostre lettere, che esigono la morte immediata di Amleto. Obbediscimi, Inghilterra; Amleto è febbre che mi abbrucia il sangue, e tu devi guarirmene. Finché io non sappia ciò effettuato, la gioja non rinascerà più per me, per qualunque sorriso della fortuna. (Esce.)

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