< Amori (Marino)
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Giovan Battista Marino - Amori (XVII secolo)
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Vecchio importun, che ’l rozzo labro irsuto
sporgi al labro di lei, ch’io prego invano,
onde con Citerea sembri Vulcano,
ed ella par Proserpina con Pluto,
5e mentre curvo e pallido e barbuto
accosti al bianco sen la rozza mano,
passero insieme e cigno, ascondi insano
giovinetto pensiero in pel canuto,
fuggi, ah fuggi meschin, né tanto possa
10quel desir, che t’innebria i sensi sciocchi
e che t’empie d’ardor le gelid’ossa.
Sai ch’alberga la morte in que’ begli occhi,
e tu che ’l piè su l’orlo hai dela fossa,
in vece di fuggir, la stringi e tocchi.
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