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Giovan Battista Marino - Amori (XVII secolo)
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Versar vid’io da’ suoi begli occhi fore
la mia nemica lagrime dolenti,
dentro i cui puri e lucidi torrenti
tutto s’immerse e si sommerse il core.
5Nela sua cote a quel soave umore
le quadrella arrotava aspre e pungenti,
e, qual vago augelletto a’ giorni ardenti,
scotea le piume e si lavava Amore.
Forse pietosa feritrice e vaga
10volse del petto, che trafisse a torto,
con l’armi, onde l’aprì, chiuder la piaga.
Dispietata pietà, tardo conforto:
nova serpe d’Egitto il cor m’impiaga,
e piagne il mio morir poiché m’ha morto.
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