< Amori (Savioli)
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XIX - Alla Nudrice
XVIII - All'Amica inferma XX - Al Sonno

E tu pur giaci immobile,
     Tu a’ voti miei nemica
     Sovra le piume tacite
     4Posi la guancia antica.

Sorgi, che stai? me misero
     Tien la notturna soglia;
     Essa ai miei prieghi cedere
     8Non può, se tu nol voglia.

Forse all’amata giovane
     Bellezza il ciel concesse,
     Ond’anni freddi in carcere
     12Senza amator traesse?

Sorgi: disdice a tenera
     Fanciulla aspra nudrice:
     Sì rigida custodia
     16E ad essa, e a te disdice.

Di tua durezza in premio
     Che, dimmi, a te procuri?
     Lamenti amari, ingiurie,
     20Odio, e funesti auguri.

Quante evitar poteano
     Fanciulle ingiusta morte,
     Se lor pietosa davano
     24Nudrice i fati in sorte?

Non pel fedel silenzio
     D’infausta notte oscura
     Tisbe soverchio intrepida
     28Fuggía le patrie mura.

Né dell’estinto Piramo
     Sulla trafitta salma
     Il vergin seno aprendosi
     32Lui raggiungea nud’alma.

Ma deh! l’avversa istoria
     Tua pace a te non tolga.
     Apri: me l’ultim’atrio,
     36Se non la stanza accolga.

Te testimon, te giudice
     I nostri detti avranno,
     I baci, ove t’offendano;
     40Vuoi più? negletti andranno.

Poche ascoltar concedasi,
     Poche donar parole.
     Colla fanciulla al sorgere
     44Non troverammi il Sole.

Ecco di te dolendosi
     Ella al balcon s’affaccia,
     Ella si strugge in lagrime,
     48E tende a me le braccia:

Nè la sgomenta l’impeto
     Di freddo vento, o pioggia,
     E sulla pietra rigida
     52Il nudo seno appoggia.

Taccio di me, che assedia
     L’acqua più densa e greve,
     E i piè mal fermi agghiacciano
     56Per sottoposta neve.

Apri, se a te più debole
     Non renda etate il fianco,
     Se avversa man non scemiti
     60Il crin canuto e bianco.

Apri: ove nulla a moverti
     Pianto o pregar non giova,
     Mi giovi Amor medesimo,
     64Amor ch’è Dio ti mova.

Ch’egli mi guida, ed ospite
     Mi vuol, conosci assai:
     Quel ch’egli unir compiacesi
     68Tu dipartir vorrai?

Ch’altri a sue voglie oppongasi
     Soffrir non ha costume.
     Trema per te; la vindice
     72Paventa ira del Nume.

Arse del figlio Ippolito
     Fedra a Teseo rubella:
     Mirra com’arse, al Ciprio
     76Adon, madre, e sorella?

Vinta infiammò Pasifae
     Per le bovine forme;
     La prole empia non tacquesi,
     80Che in luce uscì biforme.

Con peggior pena ei cerchiti
     Amor, se ’l prendi a gioco,
     Le antiche membra: ei t’agiti
     84Con scellerato foco.

Nè l’onda tutta estinguere
     Dell’oceano il possa:
     Ardi nud’ombra, ed ardano
     88Il cener freddo, e l’ossa.

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