< Andria < Atto quinto
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Publio Terenzio Afro - Andria (II secolo a.C.)
Traduzione dal latino di Luisa Bergalli (1735)
Atto quinto - Scena I
Atto quinto Atto quinto - Scena II


 
CREMETE, SIMONE.

Cremete
BAstevolmente, e davanzo, Simone,

Ormai avete potuto conoscere,
Ch’io sonvi amico, e mi son posto assai
A pericolo: ond’è, che voi dovete
Lasciar i preghi, che per voler fare
L’uffizio dell’amico con voi, ho
Poco men, che affogata la figliuola.

Simone
Anzi ora vi prego, e vi scongiuro

A diffinir coi fatti, quel favore,
Che mi avete testè incominciato
A far con le parole.

Cremete
Deh, vedete

Come la vostra voglia vi fa ingiusto.
Voi, purchè la vi cada a modo vostro,
Non avete riguardo all’ equità
Ne alla cosa, che mi domandate:
Che se l’aveste, omai vi rimarreste
Dal farmi questo oltraggio.

Simone
Che oltraggio

Vi fo io?

Cremete
Oime, mi domandate?

Avete oprato sì, chi’ io risolveva.
Dar mia figliuola a un giovanastro, il quale
E’ incarognato d’ un altra, e non vuole
Sentir di moglie. Ecco io l’ avrei pur data
Alla continua mala vita, ed in
Dubbio, ch’ei la tenesse. Voi avete
Voluto, che col suo sconcio, e col suo
Dolore, io medicassi il mal costume
Del figliuol vostro: Si faceva; e già
Io aveva cominciato a darne opera
Finchè mi parve di poterlo fare.
Or non ci è caso: toglietelo in pace.
E’ dicon, che la sua femmina è
Cittadina, e ne ha avuto già un figliuolo:
Non pensate più a noi.

Simone
Io vi scongiuro

Per gli Dei, non vogliate prestar fede
A coloro, cui torna il conto, ch’ egli
Rimanga un mal vivente. Quelle cose
Son tutte finte a distornar le nozze:
E quando lor sia tolta la cagione,
Onde le fanno, non si udran più favole.

Cremete
Voi v’ingannate, io ho veduto Davo

A contrastar con la serva.

Simone
Io lo so.


Cremete
E non era già quelle finzioni

Ai visi. E non sapevano, ch’io fossi
Là.

Simone
Io lo credo, e Davo poco fa

Mel disse prima, ch’ elle avrebbon fatto
Questa novella; e io non so in che modo
Sonmi scordato, ch’io volea avvisarvene.

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