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Publio Terenzio Afro - Andria (II secolo a.C.)
Traduzione dal latino di Luisa Bergalli (1735)
Atto secondo - Scena V
Atto secondo - Scena IV Atto secondo - Scena VI


 
BIRRIA, SIMONE, DAVO, PANFILO.

Birria
IL mio Padrone ha voluto, ch’ io lasci

Ogni faccenda, perch’ io codj Panfilo,
E ricavi ciocch’ ei sa fare circa
Queste nozze, però io sono qui
Dietro suo Padre. Appunto, vedi, egli è
Con Davo qui, Stiamo in orecchi.

Simone
E’ sono

Qui tutti e due.

Davo
Umbe state coll’arco

Teso.

Simone
Panfilo.


Davo
Fate vista di

Voltarvi, e di vederlo all’ improvviso.

Panfilo
O vè mio Padre!


Davo
Di gala.


Simone
Io voglio,

Come t’ ho detro, che tu prenda moglie
Oggi.

Birria
Io sto temendo, che risposta

Verrà, pel fatto nostro.

Panfilo
Io son prontissimo

In questa cosa, e in ogni altra, che voi
Vogliate.

Birria
Toi su questa!


Davo
E’ non sa più

Che dire.

Birria
Vedi, che risposta.


Simone
Tu

Fai il dover tuo, se cosi volentieri
Fai ciò ch’io ti domando.

Davo
Non son io

Indovino?

Birria
Il Padron, per quel, ch’io veggo

Ha la gambata.

Simone
Or però va tu in casa

Acciocchè a tempo tu sia in pronto.

Panfilo
Io vo.


Birria
Può darsi egli pure, che nessun’ uomo

Vi sia di buona fede? Infatti strigne
Più la camicia, si suol dire, che
La gonella. Sovviemmi, che io l’ ho
Veduta, quella giovine, e ricordomi
Ch’ era di un buono aspetto: onde io non so
Darne il torto a Panfilo s’ ei comoda
Piuttosto se, che un altro. Or io vo’ a dirlo
Al Padrone; acciocchè per questa mala
Novella, diami la mala ventura.

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