< Andria < Atto terzo
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Publio Terenzio Afro - Andria (II secolo a.C.)
Traduzione dal latino di Luisa Bergalli (1735)
Atto terzo - Scena III
Atto terzo - Scena II Atto terzo - Scena IV


 
SIMONE, E CREMETE.

Simone
IL mio Cremete, io vi saluto.


Cremete
O appunto

Io cercava di voi.

Simone
Ed io di voi.


Cremete
Mi date innanzi a proposito. Vennero

A trovarmi certuni, e mi dicevano
Avere udito da voi, che io dava
Oggi mia figlia al vostro figlio: io vengo
A veder s’ ella è una fantasiaccia
Loro, o se vostra.

Simone
Ascoltatemi un poco.

E intenderete ciocchè io voglio da
Voi, e ciocchè cercate voi da me.

Cremete
Ascolto: dite pur come vi piace.


Simone
Per l’amor degli Dei, per l’ amicizia

Nostra, ch’ è nata insin da picciolini,
E che crebbe cogli anni, per la vostra
Unica figlia, per lo mio figliuolo,
La cui salvezza sta in voi; deh Cremete
Non mi mancate d’ ajuto: per modo
Che si faccian le nozze; come si
Avevano da fare.

Cremete
Ah, non istate

A pregarmi; che par, che non possiate
Impetrar da me questo sennon con le
Preghiere. Vi credete voi, che ora
Io sia diverso da quel, ch’ era, quando
Io la vi avea promessa. Se la cosa
Giova ad entrambi, comandate, e sieno
Degerite le nozze: ma se v’ è
Mal più, che ben per tutti e due, vi prego
A procacciare il ben di tutti e due;
Come se voi foste Padre di lei
Ed io lo fossi di Panfilo.

Simone
Si:

Anzi mi piace, Cremete, così!
E così voglio, che si faccia; nè
Io lo vi chiederei, se nol volesse
L’occasion.

Cremete
Cos’è?


Simone
E’ v’è corrucci

Tra Gliceria, e mio figlio.

Cremete
Intendo.


Simone
E v’è

Di così fatta sorta, che io spero,
Che se ne torrà giri.

Cremete
Favole.


Simone
In fede.

L’è vera.

Cremete
In fede anzi ell’ è come io

Vi dirò, che i corrucci degli amanti
Affinano lo amore.

Simone
Eh, via: vi prego

Andiamo innanzi finchè abbiamo tempo,
E che il suo caldo è soffocato dagli
Affronti, e prima, che le scelleraggini
Di costoro, e le lagrime spremute
Dagli inganni, rivoltino il suo animo,
Poco costante, alla compassione.
Diamogli moglie. La dimestichezza;
E il matrimonio di sì degna figlia,
Cremete, il vinceranno, e spero, che
E’ si spelagherà da quei malanni.

Cremete
A voi che pare così, ed a me pare,

Eh’ e’ si ristuccherà di lei, ed io
Non potrò sofferirlo.

Simone
Ma in che modo

Potete voi saperlo sennon ne
Fate la sperienza?

Cremete
Sarè troppo

Far questa sperienza sopra di
Mia figlia.

Simone
Finalmente batte qui

Ogni difficoltà, che può accadere,
Tolgal Dio, il divorzio; ma se ei viene
A buona vita, vedete che beni
Ne seguono; voi imprima date un figlio
Ad un amico, un buon genero a voi;
E a vostra figlia un marito.

Cremete
Orsu via,

Se pure sembra a voi, che giovi il farlo,
Per me non vo’ impedirvi nessun bene.

Simone
A ragione, Cremete, ho di voi fatto

Sempre gran conto.

Cremete
Ma, che dite infatti!


Simone
Di che?


Cremete
Come sapete, che tra loro

Vi sia discordia?

Simone
Davo, ch’e’ Strettissimo,

Lor segretario, lo mi ha detto, ed egli
M’ha persuaso dar fretta alle nozze,
Quanto io posso. Ora credete voi,
Che fare questo, s’egli non sapesse,
Che il mio figliuol se ne contenta: ma
Adesso lo saperete da lui
Medesimo. Umbe’, chiamisi qui
Davo. Ma ecco, io veggo, ch’ei vien fuora.

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