< Andria < Atto terzo
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Publio Terenzio Afro - Andria (II secolo a.C.)
Traduzione dal latino di Luisa Bergalli (1735)
Atto terzo - Scena IV
Atto terzo - Scena III Atto terzo - Scena V


 
DAVO, SIMONE, CREMETE.

Davo
Io veniva da voi.


Simone
Che v’ ha di nuovo?


Davo
Perchè non si chiama la sposa? E’ può

Star poco a farsi notte.

Simone
Udite voi?

Davo, fin’ora io ho molto temuto
Essendo innamorato il mio figliuolo,
Che tu non mi tendessi qualche tua
Ragna, come è l’ usanza per lo più
De’ famigli.

Davo
Io sarei uomo da questo?


Simone
Così ho creduto: e per questo sospetto

Io v’ho tenuta segreta una cosa,
Ch’or vi dirò.

Davo
Che cosa è questa?


Simone
La

Saprai; poichè cominciò averti qualche
Fede.

Davo
Alla fine avete pur veduto

Quel, ch’ io sono.

Simone
Le nozze non dovevano

Farsi.

Davo
Che? Come no?


Simone
Ma per tentarvi

Io le finsi.

Davo
Oh, che dite?


Simone
La faccenda

Sta così.

Davo
Vedi vedi ed io non seppi

Accorgermene mai; oh siete astuto!

Simone
Ascolta: quando io t’ ho mandato in casa;

Mi dette appunto innanzi qui Cremete.

Davo
Domin’ Siam noi forse diserti?


Simone
Contogli

Quelle cose, che tu testè m’hai pure
Contate.

Davo
Che mai sento?


Simone
E ne lo prego,

Che conceda sua figlia al mio, e appena
Lo svolgo.

Davo
Oime, son morto.


Simone
Che hai tu detto

Là?

Davo
Dico: che ciò stette molto bene.


Simone
Or per sua parte tutto è in punto.


Cremete
Io vo

Dibotto a casa, acciocchè si apparecchino
Le cose, e tornerò a darvi avviso.

Simone
Ora ti prego, Davo; poichè solo

Tu se’ stato cagione, che si facciano
Le nozze.

Davo
Io certo solo.


Simone
Fa ogni opera,

Che mio figlio ritorni da quì avanti
Al buon cammino.

Davo
E lo farò con tutto

Lo sforzo.

Simone
E’ ti sarà ora più agevole

Finchè gli dura lo sdegno con lei.

Davo
State sopra di me.


Simone
Via dunque. O dove

Sarà egli?

Davo
Dovrebbe essere in casa.


Simone
Ora anderò a trovarlo, e gli dirò

Le medesime cose, che ho dette
A te.

Davo
Io son disfatto. Che rifugio

Avrò per non andar dirittamente
A volgere la macina. Non ci è
Più modo di pregare. Ecco ogni cosa
Posta da me in garbuglio, Ho trappolato
Il Padrone. Ho intricato in queste nozze
Il suo figliuolo, e l’ ho fatte conchiudere
Contra speranza di quello, e a dispetto
Di quest’ altro. Io su le mie astutezze.
S’io fossi stato queto, non sarebbe
Accaduto alcun male. Ecco, ch’ ei viene.
Son disperato. O fosseci qui qualche
Loco da nabbissarmi a rompicollo.

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