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Ahà, rriecco l'acqua! E 'ggni tantino Sonetti del 1843
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1839-1942

AR ZOR COME-SE-CHIAMA1

     Disce che vvoi, c’a cquella pascioccona
State in prescinto d’infilà ll’anello,
Sete bbono in zur gusto d’un aggnello
E bbello com’un angiolo in perzona.

     Ma avete una gran zorte bbuggiarona,
Pe’ la raggione che ssi Iddio, fratello,
V’ha ffatto accusì bbono e accusì bbello,
Lei puro è bbella bbella e bbona bbona.

     Pe’ sta vostra bbellezza e bbontà ddoppia
Quanno ve vederanno avanti ar prete
Tutta la ggente strillerà: “Cche ccoppia!.„

     Io solo ho da rimane co’ la sete
De vedevve chè er diavolo me stroppia
E mme tiè a Rroma a cciancicà ssegrete!

19 maggio 1842

  1. Allo sposo di Amalia Bettini, la quale poi nella sua lettera di Bologna 23 giugno 1842 mi scrisse chiamarsi Raffaele Minardi, ed essersi con lui maritata colà il 2 di quel mese.

Note

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